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♦ Adriana Bellanca |
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Accorse in cabina urlando come un matto. "Capitano mio capitano, Terra Terra! !" Stavo pisolando e mi resi conto del tutto con un breve ritardo. “ Calmati guardiamarina, sono pur sempre il Capitano di questa bagnarola, dimostra un po’ di rispetto”. “ Arrossì e gettò lo sguardo per terra” Sorrisi sornione, strizzando l’ occhio destro. Eravamo stanchi, ma ansiosi di scendere. Finalmente. Un viaggio lungo, in certe occasioni molto incerto. In mare da parecchi mesi. Diversi problemi non preventivati: la radio si ruppe dopo la prima settimana. Tornare indietro non si poteva. Ingenti danni, il vento forte e le mareggiate furono devastanti. Perdite di acqua, un motore fuori giri, qualche magagna meccanica e paratie saltate. Tutto sommato poteva andare peggio. L’ equipaggio rimase compatto, efficente, pronto. Qualche perdita. Corone di fiori affidate alle correnti. Appena attraccheremo farò quello che il mio ruolo esige. Stagione di bonaccia. Un bel sole. Visibilità eccellente. Uscito dal mio alloggio mi diressi sul diritto di prua. Mozzi e marinai sorridevano con tutta la gioia mai provata. Passavo fra di loro, strette di mano e abbracci. “ Ce l’ avete fatta ragazzi miei, è stato un onore” “ Terra! Finalmente.” La sirena frantumò il silenzio, la danza dei delfini, il volo libero degli albatross, il vento dolce che sfiora la barba e scompiglia i capelli. Molo 7. Bitte mangiate dal freddo, dal sale e dalla ruggine. Gomene pronte. Reti puzzolenti lasciate essiccare al sole. Odore di nafta. Motori quasi a zero, rollii e onde di risacca. Si levò un canto dal ponte. Qualcuno piangeva, chi fissava l’ orizzonte in attesa di risposte. Pochi pregavano. Tanti quelli abbracciati. Mi asciugai le lacrime per restare ligio al mio ruolo, ma dentro portavo dolore. Prima di salpare promisi alle famiglie di riportare tutti a casa. Il mare vuole rispetto, alle volte è crudele, ci strappa via gli affetti. Ennesima sirena. Motori a zero. Urlo liberatorio. Calarono le passerelle. Borsoni bianchi e camicie celesti. Tre bare di legno. Rimasi sul ponte. Attendevo che tutti fossero scesi. Da basso, le famiglie, fidanzate, mogli. C’ era pure la banda del paese. Stanotte qualcuno si divertirà, altri piangeranno, uno solamente resterà sveglio e rabbioso. Il cuoco mi si avvicina: ” Anche stavolta ce l’ hai fatta caro amico, hai mantenuto la promessa, sono tutti a casa.“ Gli toccai la spalla ” Sì, a casa, ma il prezzo di amici che mai rivedrò non mi placa lo sconforto, nè mi contenta. Lasciami adesso, mi serve silenzio”. “ Non darti troppe colpe, hai fatto tutto quello che potevi, conosci questo regno meglio di altri, ma il destino è beffardo". replicò il cuoco. Lo vidi scendere, qualcuno lo aspettava. Rimasi immobile, le braccia tese verso la balaustra. Una forte emozione, mi lasciai andare al pianto. “ Nessuno attende il mio arrivo!". Guardai la mia nave, compagna di questo viaggio. Adesso ti daranno una sistemata, tornerai più in forma di prima. Conosceremo altra gente, vedremo altre spiagge, ci perderemo in mezzo al vento e all’ acqua. Adesso riposa amica mia”. La baciai come si bacia la ragazza al primo appuntamento galante. Toccai terra. Il resto è un’ altra storia. |
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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