Mi guardai allo specchio svariate volte prima di uscire. Avevo sistemato e colorato i capelli, trascorso metà giornata dall’ estetista fra un urlo e cera calda.
Trucco leggero, non volevo sembrare una maschera di carnevale.
Orologio semplice ed un paio di braccialetti. Non volevo apparire.
Erano mesi che non avevo un appuntamento.
Ho bevuto diversi litri di caffè, spritz e mojito con diversi uomini, ma nulla che si svolgesse di sera, nulla che andasse oltre la stretta di mano, ma con questo ragazzo c’ era qualcosa che mi faceva ben sperare.
Ansia e sentimenti contrastanti, paura di uscire, mani sudate e fredde, crampi allo stomaco e strani pruriti mi viaggiavano per la testa.
Mentine, salviette, lasciai i preservativi nel cassetto.
Mi guardai ancora, respiro profondo ed uscii di casa.
Tremavo dentro e sentivo le gambe un po' ballerine.
Stupidamente ricontrollai il calendario sullo smartphone per essere sicura non aver sbagliato giorno. Mi dovevo calmare e trovare pace altrimenti sarebbe stata una serata persa in partenza.
Entrai in auto ed accesi la radio.
Il mal di stomaco si faceva sentire. Avevo il timore che il mio corpo mi stesse dicendo a chiare lettere che era un’ idiozia.
Non riuscivo a trovare calma. Mi immaginavo già la scena.
Luce soffusa, entrambi semi svestiti.
Avrò fatto bene a mettermi il perizoma?
Chissà che mani avrà, come sarà il tocco? Lieve gentile, ansiono o nervoso?
Saprà toccarmi, saprò dargli piacere? Riuscirò a rilassarmi?
Cominciai a fantasticare sulle dimensioni del suo pene, come se fosse importante, senza avere la ben che minima idea di come fosse in realtà, senza rendermi conto che i miei pensieri stavano diventando osè e farnetici.
Mi ero già fatta tutto il film ed ancora dovevo mettermi al tavolino, ma con queste premesse non avrei mangiato nemmeno un pezzo di pane ed avrei finito la serata a sgovonare un chilo di gelato al cioccolato.
Presi due valeriane per vedere di darmi una calmata.
Per fortuna la musica riusciva a placare questo tumulto. Avevo il cuore in gola.
Parcheggiai, spensi il motore. Presi il cellulare e gli mandai un messaggio. Mi rispose con uno smile. Tremavo come una foglia.
Per fortuna il cielo primaverile, quella brezza leggera, i colori pastello erano di aiuto.
Presi il coraggio e scesi. Le gambe reggevano.
Arrivò un messaggio" se vedi uno che sbraccia sono io.
" Li per li non sapevo che rispondere. Aguzzai la vista e lo vidi.
Mi ero scordata di quanto fosse alto. Le gambe andavano per fatti loro.
“ Eccoci di nuovo, mi fa piacere rivederti" mi disse “. Restai senza parole, cosa un po' strana per il mio carattere. Non mi piacevano i silenzi imbarazzanti.
Accennai un timido sorriso, tipo paresi. Rispose con una smorfia... Risi come un ebete.
Entrammo nel locale, per fortuna semi deserto.
Ci accolse il cameriere. " Buonasera, abbiamo un tavolo prenotato in terrazza, grazie.
" Educato, non impostato, nè costruito, spontaneo.
Come inizio non era affatto male. Il locale era spazioso areato, c'è pure il piano bar... aveva un bel sedere.....madonna quanto è alto. Per fortuna ho messo gli stivali.
Arrivati al tavolo gli chiesi di scegliere dove voleva mettersi.
Mi guardò sgranando gli occhi. "...mah siamo in due il tavolo è quadrato fai un po’ te....mi metto sulle tue ginocchia o preferisci che mangi in piedi in un angolo? "Cretina io che risposi anche " sulle mie ginocchia ".
Ridemmo.
Ci sedemmo. Spense il cellulare, si tolse gli occhiali.
Mangiammo, parlammo, cadde qualche lacrima.
Si creò quella magia, quella intimità, che mi mancava. Sapeva mettermi a mio agio senza essere troppo deferente, nè scontato.
Bizzarro, strambo, misterioso, diretto ed in certi casi assoluto.
Aveva un bel cervello. Un paio di difetti evidenti, non orribili, ma potevano essere disarmanti.