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Questa è un racconto erotico: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerlo.

La zia

Erotismo e per adulti

Quell’ estate i miei stavano attraversando momenti critici, dal punto di vista economico, per cui niente vacanze. Io avevo finito da poco il liceo e dovevo prepararmi per l’ università. Sentivo il bisogno di distrarmi ma in paese non avevo nessuno con cui farlo, dato che i miei amici erano chi al mare e chi in montagna. Le giornate passavano lente e noiose. Mi svegliavo verso le 11. 00, guardavo un po’ la tele e nient’ altro di trascendentale. Fu mia madre a intuire che così non potevo continuare, per cui una sera:

“ Che dici se vai un po’ a casa da zia Giulia? Ha una villetta al mare e potresti riposare e prendere un po’ di sole? ”

La cosa non mi eccitava più di tanto: da un controllo materno sarei passato a uno zierno; ma giacché era un’ esperienza nuova, accettai. Zia Giulia non la vedevo da anni e nella mia mente il suo ricordo era molto sfumato. Era la sorella di papà, viveva da sola e aveva quarantacinque anni circa. Io la ricordavo come la definiva una alla quale era antipatica: una brutta zitella rompiscatole.

Mi misero sul treno e, dopo un viaggio di sei ore, arrivai a T. a mare, una piccola cittadina sullo Ionio, che raddoppiava la popolazione solo d’ estate.

Alla stazione aspettai circa una mezz’ ora, quando una voce:

“ Titooo!”

Mi girai e vidi, a una ventina di metri e in controluce, la silhouette di una donna. Quando mi fu vicino, rimasi di stucco. Davanti a me c’ era una mora, di circa 170 centimetri, occhi scuri, bocca carnosa, fisico da ventenne, petto e fianchi proporzionati e ben messi in evidenza.

“ Ma… sei zia Giulia o una sua amica?” dissi un po’ sorpreso.

“ Perché, ti ho fatto una cattiva impressione?”

“ No, anzi… ti ricordavo diversa.”

“ Sfido io! L’ ultima volta che ci siamo visti tu avevi solo sei anni. E poi, in questi dodici anni ne sono successe delle cose e, modestamente, ho curato un po’ la mia persona. Ma perché, come mi ricordavi?”

“ Zia, posso essere sincero? Nella mia memoria eri un po’ bruttina; invece, zia, io te lo devo dire: tu sei proprio BONA! Com’è che non sei sposata?”

“ Queste sono cose che non ti riguardano, curiosone.”

Mi abbracciò con una risata fragorosa, mi baciò sulla guancia, mi afferrò per mano e mi portò a casa sua, una villetta molto accogliente, a pochi metri dal mare e lontana da occhi indiscreti.

La prima notte la passai pensando a lei e al turbamento provato, mentre lei mi abbracciava e ai suoi seni sodi, che avevano fatto pressione, in tutta la loro ampiezza, sul mio petto. La mattina dopo colazione con cornetto e cappuccino, spiaggia, mare e zia Giulia, che mi aveva raggiunto, con un bikini da far girare i santi e le madonne. Si sdraiò su un telo mare vicino alla mia spiaggetta e, con naturalezza, si liberò della parte superiore del costume, lasciando al sole le sue meravigliose bisacce. Notando il mio sguardo stupito, aggiunse:

“ Che c’è? Non hai mai visto due seni?”

“ Sì, in qualche scena al cinema, ma così e in diretta mai.”

“ Non ci far caso. E’ una sana abitudine per me.” Osservandomi al centro notò che il mio costume presentava un bel malloppo.

“ Che c’è? Ora sei tu a mettermi in difficoltà. Vorrà dire che mi copro e rientro in casa.”

E così fece, mentre io rimasi ancora un po’, nell’ attesa che la situazione si sgonfiasse e ritornasse alla normalità.

A pranzo rimanemmo entrambi in silenzio e subito dopo andai a riposare nella mia stanza. Non vi dico che sognai, ma mi svegliai al rumore della doccia, che era nel bagno accanto alla mia stanza. Non potevo perdere l’ occasione e, a piedi nudi e silenzioso come una faina, essendo la porta semichiusa, m’ intrufolai e davanti a me apparve uno spettacolo sconvolgente e fantastico, da prima fila. La cabina della doccia era in vetro grigio fumo e, senza entrare nei particolari, si vedeva tutto. Lei era di spalle e mi offriva, in tutto il suo splendore, un paniere favoloso, tondo, a mandolino e di un candore unico, anche perché il resto del corpo era abbronzato. I miei occhi si fissarono nel punto di congiuntura, e proprio in quel momento lei si abbassò e intravidi, spettacolo alla Tinto Brass, la valle dei sospiri, la sua quintana decorata da erba rossiccia. La mano intanto, quasi automaticamente, si era portata sul mio compagno e non riusciva a star ferma. Poi zia Giulia si girò e, attraverso il vetro, vidi il vero paradiso con le sue valli e le sue colline, e i due meloncini ancora più prorompenti, sormontati da due bollini deliziosi. In quei momenti presi il posto del sapone e, con le mie bollicine, mi infiltravo dappertutto, nei vuoti e nei pieni. Il tutto era accompagnato dalle mani che stringevano il cetriolo, completamente impazzito.

“ Togli le mani dalla tua pertica e passami l’ accappatoio!” esclamò all’ improvviso.

Un fulmine mi avrebbe sorpreso di meno: sapeva e mi avevo visto o sentito. Meccanicamente presi l’ accappatoio, glielo passai con gli occhi coperti da una mano e scappai nella mia stanza.

Il resto del pomeriggio, la sera e la cena trascorse in assoluto silenzio: lei con uno sguardo fisso che mi sfidava e non capivo se per rimproverarmi o meno, mentre io a testa bassa seppi solo dire, in un fil di voce: “ Sono stanco! Vado a dormire.”

Naturalmente il sonno non veniva e i pensieri erano tanti: alcuni rivedevano quel corpo magnifico e lo ripassavano in tutti i suoi particolari; altri si aspettavano una forte reazione da parte della zia, il giorno dopo, e la vergogna e la paura che mi avrebbe rimandato a casa. In uno di essi, percepii aprire la porta. Tenni gli occhi chiusi e finsi di dormire.

“ Bene… bravo! Proprio così – mi sussurrò a un orecchio – Non aprire gli occhi e non dire una parola, altrimenti il sogno svanisce.”

Naturalmente li tenni serrati, mentre lei, dopo avermi liberato del solo indumento che mi copriva (faceva caldo e dormivo quasi nudo), cominciò a baciarmi, partendo dalle caviglie, per risalire lungo le gambe, il ventre, il petto… Poi ridiscese e si fermò proprio dove desideravo e sentii il mio interesse crescere, quasi fino a scoppiare. Tutto questo in un perfetto silenzio, rotto ogni tanto da alcuni suoi sospiri e da qualche parolina di ammirazione, sussurrata, per la mia consistente interpretazione. Infine si mise cavalcioni su di me e portò il mio fiero interesse nel cuore delle sue voglie, accompagnandole con magiche ondate e producendo un piacevolissimo up and down.

Dopo alcuni minuti, l’ esplosione finale mi fece raggiungere, in un attimo, le sette sorelle dell’ Orsa Maggiore e la via lattea.

Sono rimasto in quella casa altre due settimane. Che cosa è successo in seguito? Non posso dirvelo, altrimenti il sogno scompare… e vi raccomando: tenete gli occhi serrati, tanto non c’è niente da vedere ma...


Peppe Cassese 14/10/2014 07:09 62797

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.

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Nota dell'autore:
«Sempre e sola protagonista la fantasia, per cui i personaggi sono di pura invenzione.»

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