Abitava al piano di sopra, nel mio stesso palazzo. La conoscevano come La Rossa e aveva tutto: quaranta anni (la perfezione), capelli rossi ramati, attributi da prima donna, con tutto il saper essere e il saper fare, concentrati in una sola persona. Sposata e senza figli, passava la giornata in casa a fare la casalinga. Qualcuno aveva messo in giro la voce che girasse film porno ed io da sedicenne, pieno di ormoni pronti al primo combattimento, la guardavo e la sognavo.Una mattina, dal mio balcone, avevo potuto osservare, non visto e con un binocolo, le sue gambe tornite sotto un’ ampia gonna. Arrivai con lo sguardo anche più su, nei pressi dell’ eden, che era protetto da un piccolo triangolo di seta rossa e mi sembrava il nuovo mondo tutto da scoprire.
Da allora, quasi ogni notte, lei popolava i miei sogni ed io ero il prode Orlando che correva in suo aiuto. Il tutto finiva in un gran lettone con baldacchino, col solito risveglio da incubo erotico e appiccicaticcio.
Certo non facevo niente per nascondere la mia infatuazione. Tutte le volte che lei usciva o tornava, per pura combinazione, mi trovava sul pianerottolo di casa, che spolveravo, lavavo il pavimento, lucidavo la targhetta. ecc… Lei passava e sorrideva, aggiungendo un “ Bravo! Sei proprio in gamba.” che mi lasciava fesso e imbambolato. Quel suo modo di dire cose così ovvie mi sconvolgeva e mi eccitava a un tempo. Quando poi seppi che, nei pomeriggi di quell'agosto, lei andava sul terrazzo a prendere un po’ di sole, io mi nascondevo nello stanzino, sulla tromba delle scale, e controllavo quel panorama stupendo. Ahimè, era coperto da un costume a due pezzi; non mi restava altro che “ sognare e immaginare”, cercando di spostare con la forza del pensiero i piccoli indumenti che la coprivano. Naturalmente, non ci sono mai riuscito; in più sudavo come un dannato nello sgabuzzino, un vero e proprio forno.
Era di lunedì e precisamente il 23 agosto, in cui lei non era salita in terrazza ed io, dopo averla attesa invano per un’ora nella mia insolita garitta, me ne tornai a casa mogio e un po’ deluso. Avevo appena chiuso la porta (lo ricordo benissimo, erano esattamente le 17 e 36) quando squillò il campanello. Andai ad aprire e, visione, era lei con indosso un paio di pantaloncini e maglietta semitrasparenti, che facevano intravedere un seno prorompente e da hit parade.
Non ebbi agio di parlare che lei “ Scusami per l’ ora. Potresti aiutarmi a montare la tenda nel salotto? Sono sola, mio marito torna in serata e ho bisogno di due mani in più.”
“ Sono solo anch’ io e non so se posso”, biascicare con voce tremolante.
“ Non preoccuparti. Occorrono solo pochi minuti. E’ semplicissimo ma mi serve aiuto”, aggiunse lei.
Come un automa, chiusi la porta, la seguii e, per la prima volta, entrai in casa sua. Mi condusse nel salotto e proprio vicino al balcone c’era lo scaletto già pronto.
“ Ecco, non devi fare altro che salire e montare la tenda che ti passo e fissarla ai ganci. Difficile?”
“ No… no… signora - riuscii a dire in un fil di voce - Spesso aiuto mamma e so come si fa.”
“ Bene! Allora sali.”
Dopo qualche secondo, mentre montavo la tenda, sentii una mano che saliva lungo la mia gamba e un “ Non muoverti! Puoi cadere.”
La mano, con delicatezza, mentre in me il tutto fremeva, continuò a venire su, fino a raggiungere il mio alter ego. Uno strano e piacevole effetto accadeva in me in quei magici momenti. Mi sentivo imbarazzato e nello stesso tempo toccavo letteralmente il cielo, anche perché il mio aiutante stava compiendo il suo dovere nel migliore dei modi, con estrema fierezza e tonicità. Non riuscivo a muovermi, né lo volevo. Sentivo solo pulsare il cuore, ribollire il sangue e battere le tempia come il tamburo che invita alla carica. Lei era davanti a me ed ormai aveva completamente in pugno la situazione e, verificato che il mio entusiasmo cresceva sempre più, fece uscire dalle sue rosse labbra un “ Oh!” di meraviglia e un “ Hai capito il giovanotto? Ci difendiamo veramente bene! E’…è… meraviglioso… superbo (io lo consideravo un modesto compagno di vita). Meriti un trattamento speciale.” e me lo fece con particolare ed insuperabile attenzione e abilità.
In quel momento risuonò la marcia trionfale e, dietro l’invito delle sue mani fatate, l’ imperatore uscì trionfante dal Colosseo, trainato da due cavalli bianchissimi.
“ E’ stato molto faticoso?” chiese La Rossa.
“ No, signora. Anzi è stato un vero piacere” aggiunsi in uno sbuffo.
“ Posso offrirti qualcosa?”
“ No! Ho...consumato abbastanza” conclusi. Rimisi il mio aiutante al suo posto, chiusi imbarazzato ma pienamente soddisfatto la porticina centrale, scesi dallo scaletto e salutai, lasciando la casa senza fretta, nella certezza che, di lì a qualche giorno, avrei montato di nuovo le tende alla signora e senza dubbio quelle del salone, della cucina e, non meno importanti, quelle della camera da letto.