“ Ti dovresti vergognare! La nonna è bloccata a letto e tu non la vai a trovare da più di dieci giorni. Si vede che non ti serve qualcosa, altrimenti busseresti come hai fatto sempre.”
Come non dare ragione a mia madre e, alle sue parole, cercai di scusarmi: “ Ma ha la badante e non ha bisogno di me.”
La mamma non rispose ma mi mandò a quel paese con un gesto inequivocabile; poi aggiunse:
” Scommetto che non sai nemmeno che l'abbiamo cambiato, la badante. E’ rumena, giovane e piena di entusiasmo.”
Di quelle tre qualità, l’unica che suscitò qualche mio interesse fu quel giovane, ma poi ricordai quella che l’aveva preceduta, una giovane di cinquanta anni brutta e barbuta, e non ci diedi più peso.
Nel pomeriggio però, non so perché, mi trovai a passare davanti alla casa di nonna e, avendo anche la chiave, vi entrai.
“ Nonna, sono io, Giovanni.”
“ Oh, bimbino mio (così mi chiamava), mi fa proprio piacere. Proprio un attimo fa parlavo di te con Paulina, viene dalla Romania ed ha solo ventisette anni. Ha giusto tre anni più di te”
Come sentii l’età, mentre baciavo la nonna, mi si dilatarono occhi ed orecchie. “ Ventisette anni. Carne giovane” pensai. Proprio in quel momento lei entrò nella stanza e si portò dall’altra parte del letto. La vedevo di spalle e non sembrava niente di eccezionale; ma quando si girò e si avvicinò a nonna, per farle prendere la medicina delle 18. 00, i miei occhi assistettero ad uno spettacolo da prima fila. Indossava una tuta semplice e abbastanza larga, mentre la parte superiore era coperta da una canotta bianca sottile e basta e lì sotto c’ erano le più belle bocce mai viste. Erano sode, tonde e corpose, come nei miei sogni, con due capicchi che sembravano voler bucare il tessuto di cotone, sotto il quale si intravedevano anche i due aloni rosati. Rimasi bloccato con gli occhi su quei meloni della terra dei desideri, senza proferire una parola, incantato ed attirato da quei due fantasmagorici frutti della passione.
“ Paulina, questo è Giovanni, il mio nipote prediletto.”
Lei fece un sorriso e mi porse la mano; io (fissavo la mia attenzione in un sol punto) seppi solo dire:
“ Sono vere?”
“ Come?” chiese lei, ancora sorridendo.
“ No, scusa – questa volta mi ripresi guardandola negli occhi – volevo dire che è un vero piacere conoscerti.”
Ci furono attimi di silenzio durante i quali ci squadrammo a vicenda, lei chi sa cosa pensando, mentre io ripetevo nella mente: “ Devo venire a trovare più spesso la nonna”.
“ Allora la facciamo questa partita a scopa?” esclamò nonna Clara.
“ Certo!” dissi io e mi accomodai vicino al letto. Naturalmente, mentre giocavo, avevo il pensiero era fisso su Paulina, o meglio, sulle carte che stranamente, sembravano tutte donne e tutte avevano un magnifico seno.
“ Ma che combini? – gridò gioiosamente nonna Clara – “ M’hai fatto fare tre scope e hai perso la partita.”
“ Scusa, nonna, sono preoccupato per l’esame di anatomia. Ce l’ho tra una settimana e non mi sento ancora pronto.”
“ Non ci pensare. Andrà tutto bene. Caro, mi vai a prendere un bicchiere d’acqua in cucina?”
Mi alzai e mi portai in cucina e, mentre chiudevo il frigo, nel girarmi mi trovai Paulina davanti:
“ Studi per diventare un medico?” e me lo chiese con tono di chi ti conosce da anni. “ Anche io stavo studiando medicina all’università di Bucarest, ma non ho potuto continuare.”
“ Davvero? E l’hai sostenuto l’ esame di anatomia?
Eravamo uno di fronte all’altra e, senza aspettare la sua risposta e istintivamente, le abbassai le bretelline della canottiera e mi incantai davanti a quei due splendidi naccheroni, ritti come solo Dio sa. Erano di una tenerezza unica e sembravano dirmi “ Che aspetti a mangiarci?”.
“ Scusami, ma è stato più forte di me. Non so cosa mi abbia preso.” dissi e cercai di rivestirla (per modo di dire).
Lei, coprendomi la bocca con la mano destra, mi prese per la nuca con la sinistra, dicendo:
“ Nemmeno io so cosa mi sta succedendo” ed infilò la mia testa in mezzo alle sue valli incantate. Mi liberai solo dopo qualche lungo attimo, drogato dal profumo della sua carne e la baciai, intensamente, profondamente, mentre le mani toccavano, indagavano, carezzavano, stringevano, palpavano, insomma lavoravano come invasate da quella meravigliosa creatura; in quel momento ne avrei voluto avere quattro per poter accogliere, come dovuto, tutta quella fortuna. Con una certa naturalezza poi Paulina si abbassò davanti al mio sanfilippo, aprì la toppa dei pantaloni e…
“ Allora? Questo bicchiere d’acqua arriva o no?” Era la voce della nonna spazientita e perentoria.
Io rimasi in cucina, mentre lei, dopo essersi riaggiustata, si preoccupò di portare l’ acqua alla nonna. Mentre si allontanava mi disse ad un orecchio:
“ Con la tua asta alzata, se vai da lei, le fai venire un colpo.”
Abbassai lo sguardo e vidi il mio birillino che era diventato un birillone e non ne aveva alcuna intenzione di tornare al punto di partenza.
Nell’ altra stanza sentii la nonna che chiedeva:
“ E Giovanni dove è andato?”
“ E’ stato chiamato da un amico ed è dovuto correre da lui, perché deve finire di preparare l’esame.” Paulina aveva inventato una bugia, forse per darmi il tempo di sbollentarmi. Ma poi: “ Signora, vado in cucina. Ho laciato un lavoretto a metà e devo finirlo. Le accendo la Tv e se ha bisogno, mi chiami pure.”
Dopo un attimo, tornata in cucina, lei si denudò completamente e notai subito il magnifico esemplare di pura razza rumena che avevo davanti. Tutto al posto giusto e tutto splendidamente a mia disposizione.
“ Non mi piace lasciare un lavoro a metà; e poi sono due anni che non faccio l’ amore.”
Mi venne vicino e, in un zip, mi abbassò pantaloni e slip, e aderì col suo magnifico corpo al mio, solleticando e accarezzando il mio bernardo.
“ Grandioso!” sospirò. Mi spinse sul divanetto e fu tutto perfetto.
Mi sembrava di essere in un parco giochi, sulle montagne russe, con continui saliscendi, ma tutto il meglio non posso raccontarlo: lo tengo per me. Mi piace toccare certi argomenti, ma i particolari sono solo di mia proprietà e mi appello al rispetto della privacy. Posso solo dirvi che da quel giorno sono andato più spesso (diciamo quasi ogni giorno) dalla nonna e, credetemi, ne è valsa la pena.