Ne ho visti di inferni, e lo strazio lo tengo nascosto dietro al mio iride. Qualcosa giace nel mio stomaco. Altro che sembrava invincibile, è morto sulla mia pelle lasciandone i segni. Ne ho visti di mostri ma non erano dentro di me. Dentro di me ci sono sempre stata soltanto io. Sono sempre stati là, fuori. Pronti ad aggredirmi con le loro violenze multiformi, anche nel silenzio, soprattutto con l’ inganno. Da quegli inferni ho estratto i miei sogni, da quegli inferni io ho fatto il mio paradiso. Potreste anche rinchiudermi dentro una stanza di gomma, voi esseri grigi e spenti con gli occhi vuoti e senza cuore. Una stanza senza fessure, senz’ aria, per dirmi di tutto contro chi sogna e contro i sogni, e per cercare di convincermi che i sogni portano delusioni e che non servono e tutto quel che volete e che credete voi. Potete parlarmi, urlarmi di tutto, torturarmi per giorni e giorni chiusa dentro quella stanza lasciandomi senza mangiare, deridendomi, ma non mi convincerete mai. Per me potete anche non crederci, voi, e continuare il vostro cammino come morti viventi. Ognuno è libero di piangersi addosso e farsi del male come meglio crede. A me i sogni hanno salvato la vita più di una volta, sappiatelo, quelli realizzati e anche quelli non realizzati, che mi hanno permesso di sognarne altri migliori, o semplicemente diversi. Anche quando non riuscivo a sognare forte, e li avevo tutti messi da parte dentro di me. E’ successo più di una volta ma poi tornavano, ed è successo anche che un giorno sono esplosi tutti assieme i vecchi e i nuovi e hanno fatto come un tornado, ma non grigio, un tornado di colori diversi, come un arcobaleno che, invece di starsene piegato a forma di curva (come se avesse la gobba), si è messo a girare su se stesso come una trottola! Il tornado grigio … lo lascio a voi. Mi hanno sempre salvato la vita, i sogni, e me la salverebbero anche dentro quella stanza.