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♦ Marina Demelas |
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Maria Antonietta Calabrese
I 8 racconti di Maria Antonietta Calabrese
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Chissà … quanti siamo nel mondo a sognare l’ uomo o la donna che amiamo. Ad aspettare il nostro giorno, a piangere nella mancanza quando si fa sentire più forte, a sorridere quando ricordiamo i suoi occhi le sue mani, la sensazione di
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Ricordo tuttoil nostro vivere ai marginiil nostro parlareil tuo dire con gli occhie il non dire il tuo desiderio di fuggire lontano. “ Vorrei andare a Parigi”una volta mi hai detto “ cosa c’è a Parigi”ti chiesi io. Senza
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- Annaffio le piante fuori in terrazza, piante … insomma il rosmarino la piantina di felce e quel geranio strano di montagna, quello con i fiorellini minuscoli con quei petali di due millimetri di diametro, e rossi, più piccini dei non- ti-
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Dicono che tornare indietro non si può, che tornare indietro o fermarsi sia letale. Io mi sono fermata invece. Ci sono tornata indietro, in mezzo al buio, per andare a riprendermi la parte vera di me, che avevo abbandonato da sola in mezzo ai “
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Andare a dormire è un po’ come dire mi spengo, come morire, giusto per un po’. La sera moltissime persone fanno come un riassunto un punto della situazione come se facessero una sorta di testamento, tirassero le conclusioni prima di spegnersi.
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Ne ho visti di inferni, e lo strazio lo tengo nascosto dietro al mio iride. Qualcosa giace nel mio stomaco. Altro che sembrava invincibile, è morto sulla mia pelle lasciandone i segni. Ne ho visti di mostri ma non erano dentro di me. Dentro di me ci
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P. aveva perduto suo figlio di 17 anni, P. lavorava con me in comune all’ ufficio condono edilizio, lo facevo come secondo lavoro e durò tre mesi circa, e questo mi diede l’ opportunità di conoscerla. Una donna la cui vita è stata segnata da
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- Oh oh ragazzi ragazzi, la prof, arriva la prof. occhio occhio sta entrando! Disse Massimino, agitatissimo.In tre secondi tutti seduti. Non era conveniente con la prof. di scienze farsi trovare in piedi sui banchi a tirarsi la carta o a scattare foto con
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