Ancora oggi, a più di vent’ anni della sua scomparsa, tutti quelli che hanno conosciuto la “ figlia della madonna” affermano che “era senza ombra di dubbio la ragazza più bella del paese, anche se i suoi occhi erano strani”; nessuno tuttavia sembra ricordarsi della tragedia che sconvolse gli abitanti del paese.
Per uno strano scherzo del destino, i suoi occhi erano di colori diversi: uno era “nero come il carbone” e l’ altro era “azzurro come il cielo che sovrasta la Maiella, prima di un improvviso temporale".
Quando nacque Michela, vedendo la particolarità dei suoi occhi, le comari più maligne sparsero la voce che la bambina non fosse la figlia del padre naturale, un rozzo contadino analfabeta e balbuziente, ma fosse addirittura il frutto di un incontro occasionale di un non meno identificato venditore ambulante nordafricano che bazzicava la contrada, esattamente nove mesi prima.
La sua pelle particolarmente abbronzata, i suoi capelli ricci e le sue labbra carnose consolidarono tale ipotesi, al punto che le fu affibbiato il nomignolo di “ figlia della madonna” che la accompagnò per tutta la vita.
Il suggestivo appellativo, che non aveva niente d’ irriverente o di blasfemo nei confronti della religione cattolica, fu probabilmente preso in prestito da quello dato ai bambini meticci illegittimi, nati da relazioni amorose tra donne partenopee e soldati americani di colore, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Molti non conoscevano nemmeno il suo vero nome di battesimo.
A sedici anni, Michela era bella come il sole. La sua bellezza mozzafiato non la aiutò certo durante la sua adolescenza, perché era letteralmente odiata dalle donne, che invidiavano la sua avvenenza, e perseguitata dagli uomini, che la corteggiavano inutilmente; tuttavia nessuno di loro avrebbe mai osato mancarle di rispetto poiché era temuta, a causa dei suoi occhi bicolore, e rispettata per la sua serietà e la sua saggezza.
“ Nicola il corto”, così lo chiamavano tutti al paese poiché era poco intelligente, di professione contadino, s’ infatuò di lei disperatamente, cercò ripetutamente di rivelarle tutto il suo amore e, dopo aver intuito il diniego della giovane donna, architettò un piano che avrebbe cambiato per sempre il corso della vita della “ figlia della madonna”.
La giovane stava tornando a casa, dopo una lunghissima giornata passata nei campi a lavorare, quando fu sopraffatta dalle robuste braccia di “ Nicola il corto”. L’ uomo, in prossimità di un porcile, con la mano destra le torse il braccio dietro la schiena e, con l’ altra, le tappò la bocca per impedirle di gridare. Le sferrò un tremendo pugno sulla testa che fece svenire la povera donna e la trascinò in un campo di grano. Le strappò la camicetta, le sollevò la gonna, le tolse le mutande, le allargò le gambe tornite e, con una veemenza inaudita, la possedette ripetutamente, sotto una miriade di stelle scintillanti che assistettero immobili alla violenza carnale.
Qualche ora dopo, “ la figlia della madonna” riprese lentamente conoscenza, aprì gli occhi e vide “ Nicola il corto” che dormiva profondamente accanto al lei, con i pantaloni ancora abbassati. La donna, ancora confusa, si alzò barcollando, si guardò attorno con circospezione, afferrò un badile e lo batté con forza sulla testa del suo aggressore.
L’ uomo passò dal sonno a uno stato d’ incoscienza, senza neanche svegliarsi.
“ La figlia della madonna” afferrò l’ uomo per i piedi e lo trascinò faticosamente in direzione del porcile, dove si sentiva il grugnito dei maiali. Aprì la porta del recinto e buttò il corpo del suo stupratore in mezzo ai maiali. Le bestie si avventarono rumorosamente sul corpo inerte dell’ uomo e lo smembrarono.
La donna chiuse accuratamente la porta, si turò le orecchie per non sentire i grugniti dei suini e si allontanò rapidamente.
Si lavò accuratamente le ferite, con l’ acqua di un ruscello, si fece il segno della croce, poi scomparve nel buio della notte.
La notizia della “tragica disgrazia dell’ uomo sbranato dai maiali” apparve in uno striminzito trafiletto di un giornale locale.
La giovane donna, non svelò a nessuno il suo mistero, rimase al paese per alcuni mesi, poi resasi conto di essere rimasta incinta, abbandonò per sempre il suo paese natio.
Trent’ anni dopo, un rappresentante di commercio, che l’ aveva incontrata per caso nelle Marche, riferì che “si era sposata con un piastrellista di Ancona e che aveva messo al mondo cinque splendidi figli”.
La popolazione locale si era persino dimenticata dell’ esistenza della “ figlia della madonna” fino al giorno in cui la donna, ammalata di cancro alle ossa, non chiese ai suoi familiari, di rendere pubblico il suo testamento, dopo la sua dipartita.
Chiedeva scusa pubblicamente alla famiglia di “ Nicola il corto” perché, dopo essere stata brutalmente violentata, l’ aveva fatto sbranare dai maiali.
La clamorosa notizia fece il giro del paese in pochi minuti e il sindaco, che non aveva conosciuto né “ la figlia della madonna” né il suo violentatore, decretò un giorno di lutto cittadino, chiese e ottenne dal consiglio comunale d’ intitolare la piazza centrale del paese alla vittima della violenza spropositata di una donna… non tenendo così conto che la vittima non era assolutamente innocente e, soprattutto, che la violenza perpetrata dalla donna, la cui reputazione era irreparabilmente compromessa, non era del tutto gratuita.