Quando Ciccillo si svegliava la mattina nel basso e gli occhi non possedevono colore, scendeva dal letto piano, scendeva cercando qualcosa da ingoiare e da mettere nell'anima ancora assonnata. La madre usciva presto la mattina, andava al Vomero per racimolare pochi spiccioli facendo la domestica ad ore.Lavorava da un certo Cavaliere Comacchi, vecchio pensionato che dalla vita ancora ne godeva privilegi. La madre di Ciccillo diceva di lui,: "è nù scassa mmbrello". Ciccillo era un ragazzo esile nella struttura corporea, era alto, aveva capelli castani e mani magre come mandorle bianche. Andava a scuola. Frequentava il liceo Umberto di Napoli, cosa che faceva senza convinzione in quando provava pena per la madre che lavorava tanto, tristezza per il padre assente, e malinconia per il bianco scuro vedere dei suoi occhi la vita. Così andavano le cose purtroppo per Ciccillo. I giorni passavano, le ore a ritmo di un tic tac continuo musicavano il tempo e tutto scorreva nel basso, basso che solo a volte, veniva allietato dalla voce di Caterina,:"ragazza che cantava con il cuore classiche canzoni Napoletane." A Ciccillo piaceva Caterina, quando la guardava, il cuore tumultuoso pompava sangue irrorando gli occhi con colori vivi," era amore!" Ciccillo lo sapeva bene, ma lo negava a se stesso pensando di non essere degno di Lei, di quella voce che gli apriva il cuore donandogli la gioia dell'esistere."
Nel vicolo tutti gli volevano bene, dicevano di lui, "è nu bravo guaglione" Anche donna Amalia la levatrice che camminava sempre con la borsetta degli strumenti pronti all'uso, diceva," Ciccillo è nato bello" Il vicolo per Ciccillo era una famiglia accogliente tutti lo conosceva e tutti gli volevano bene. Un giorno, quando la primavera profuma l'aria e gli uccellini nella gabbia cantano la gioia della stagione, Ciccilo uscendo dall'uscio del basso si notò diverso, sentiva anche lui l'odore aspro e dolce della stagione, sentiva il cuore come non mai, lo cavalcava quasi , non pensava a nulla, distrattamente si ritrovò neglio occhi accesi di Caterina, " Ciccillo arrossì, voleva sparire dalla terra, scomparire nel vortice del nulla , ma attratto dagli occhi luccicanti di Caterina, non ebbe scampo, e così si ritrovò con le labbra sulle rosse labbra di Lei. Caterina in un primo momento si ritrasse, ma poi, aprì la rosa della sua bocca e masticò l'amore.
Da quel giorno stavano sempre insieme , si cercavano, si amavano come non mai, giurandosi l'eterno amore fino alla fine dei loro giorni,
Si cercavano in ogni angolo buio, si consumavano come le candele sugli altari... fin quando un seme d'amore germogliò nella pancia di Caterina," mise radice, solide radici"
Si Aprì così il cielo e le porte dell'inferno! tutto cambiò, tutto mutò, il loro amore divenne di tutti e di nessuno, ebbero paura... tanta paura di loro, che cominciarono a non cercarsi più. La famiglia di Lei cominciò a chiedere in giro chi fosse Ciccillo, a chiedersi di tutto di lui e della sua famiglia,chiedevano di morte e miracoli genetici, fino ad arrivare all'oltretomba. Così anche la famiglia di Ciccillo fece lo stesso e tira la fune di qua, tira la fune di la, la fune si spezzò nelle mani di nessuno. Tutto divenne difficile, laborioso, dispensiose, lo stesso sentimento per paura si ritrasse nella tana dalla quale era uscito. Tutto divenne difficile senza incastro alcuno, fatica , stento e dolore presero sopravvento,"pensiero prosciugò ll'ammore" Ciccillo non resse le mani alla fune, e così, con la scusa di voler essere un buon padre ad ogni costo e di voler provvedere a tutto per il seme immesso nella pancia di Caterina, seme che a poco sarebbe germogliato partì per terre lontane, andò...abbandonò il Liceo, abbandonò la madre domestica del Cavaliere e Caterina, abbandonò tutto per paura e per angoscia, angoscia che i familiari, e tutti gli altri che non avevano nessun diritto di mettere parola nella loro storia, gli avevano procurato. L'amore gli avevano inquinato, quell'amore puro, innocente, sentimento che era tutto quello che di bello possedeva. Tutto non tornò più come prima, tutto divenne prassi e obblighi...l'Amore scappò ,lui stanco si ritrovò emigrante nel proprio cuore. I suoi occhi tornarono a vedere in bianco e nero come vedevano nella notte dei tempi nel basso di casa sua. Anche Caterina cambiò tanto, non cantava più le classiche canzoni Napoletane, ma cantava la ninna nanna dei cuori abbandonati e dispersi per colpe non sue. La voce esalava da Lei triste e rauca! non riusciva più a cantare con il cuore.
"LL'ammore è strano e stranamente quando va' via la colpa è sempre di nessuno! A volte lo inquiniamo noi innamorati con gelosie, con possessività,
non prendendoci abbastanza cura dell'altro/a , altre volte sono gli altri che lo macchiano per gelosia di non avere amore o perchè non hanno palpiti nei loro cuori. Ecco, se non avessero messo il naso nell'odore di questo amore e odorato nel seme crescente di loro due, certamente Ciccillo e Caterina sarebbero stati felici, magari con sacrifici , magari con rinunce e affanni, percorsi quali, l'amore richiede, ma forti del sentimento sarebbero andati avanti nella strada del loro amore, di sicuro sarebbe cresciuto insieme al seme radicato in loro. In Caterina nella pancia e nel cervello , in Ciccillo nel cervello e nell'anima.
Tutto svanì nei cuori teneri dei due fanciulli!
Ciccillo si ritrovò emigrante e solo, Caterina anche si ritrovò a cantare ninne per il bambino orfano di un padre assente.
Venne la notte senza corone di stelle nei loro cuori.