Il 2000 era stato, senza ombra di dubbio, l’ anno più nero della vita di Claudio.
Aveva perso, in pochi mesi, le persone alle quali teneva di più: il padre, deceduto a causa di un infarto fulminante, e la ragazza che lo aveva inspiegabilmente lasciato.
Frastornato dal dolore, che non riusciva a gestire razionalmente, era entrato in uno stato di semi incoscienza permanente: aveva ripreso a fumare e, quando si sentiva particolarmente giù di corda, non disdegnava un bicchiere di vino che lo faceva vivere in uno stato di ebbrezza passeggera.
Ricorreva ai psicofarmaci soltanto quando l’ ansia, che lo attanagliava, diventava insopportabile e gli impediva letteralmente di respirare.
Claudio svolgeva, comunque, la sua attività d’ insegnante di Economia Aziendale, in un istituto superiore della città, con meticolosa abnegazione. Preparava i compiti, che "somministrava" agli alunni settimanalmente, con impegno e passava interi pomeriggi a correggerli.
Riversava sul lavoro tutti i suoi dispiaceri personali, ma non li faceva pesare sugli alunni che avevano per lui una sorta d’ inspiegabile venerazione.
L’ anno scolastico passò senza altri grossi intralci, almeno fino al giorno in cui un suo alunno, di nome Max, non gli fece una banale domanda, che avrebbe vivacizzato la sua esistenza, scandita dalla noia e dalla ripetitività giornaliera.
“Pro, può ricevere mia madre? Ho quattro materie sotto e rischio d’ essere cannato! Con lei, ho la media del 5, 25 !”
Claudio gli spiegò che siccome si era in procinto degli scrutini di fine anno scolastico, i colloqui con i genitori erano stati sospesi a partire dal 24 maggio, ma l'alunno insistette con sorprendente vivacità.
“Non è possibile perché lo vieta il regolamento d’ istituto”.
Max era un bravo ragazzo, studiava assiduamente le discipline curriculari, svolgeva i compiti domestici con diligenza ma incontrava difficoltà oggettive nell’ apprendimento. Era seguito da insegnanti privati che la sua famiglia, che gestiva un’ agenzia di viaggi, pagava profumatamente.
Qualche giorno dopo, mentre Claudio stava attraversando una strada, per recarsi in un bar a mangiare un sandwich, vide una macchina di grossa cilindrata, con i vetri oscurati, che gli si accostò. Osservò con attenzione il vetro anteriore che si abbassò lentamente, emettendo un ronzio simile a quello di una mosca imprigionata in un bicchiere rovesciato.
“Salga, professore!”, gli disse una voce accattivante che avrebbe potuto fare resuscitare un morto.
Claudio si avvicinò al vetro e vide una scena che gli sarebbe rimasta nella mente per tutta la vita: una donna di circa trentacinque anni, che indossava con classe un vestitino leggero viola prugna senza maniche, lo guardava con degli stupendi occhi verdi.
Claudio era titubante se accettare l’ invito della donna perché non aveva capito bene chi fosse realmente quella creatura divina che lo stava invitando a salire sulla macchina.
“Sono la mamma di Max!”
Spinto più dalla curiosità che dalla razionalità, Claudio aprì la portiera dell’ automobile e si sedette delicatamente sul sedile. Si allacciò la cintura di sicurezza e, spinto da un desiderio irrefrenabile, guardò la guidatrice.
La donna era truccata in modo leggero ma sapientemente ricercato, il velo di rossetto che le copriva le labbra carnose ne esaltava la sensualità. Da primo acchito, Claudio ebbe la sensazione di trovarsi davanti alla classica donna consapevole del suo fascino e della sua bellezza.
Guidava con disinvoltura in mezzo al traffico cittadino e, cosa di non poco conto, l'uomo notò che la madre di Max lo stava portando in una zona della città che non conosceva, ma non ebbe l’ audacia di farglielo notare.
Cambiava le marce con una disinvoltura che stupì il docente, incantato da quella donna che sembrava essere uscita da un fotoromanzo degli anni ottanta.
“Le piace la pineta del Lago delle Betulle, professore ?”
Claudio non ci era mai andato di persona ma ne aveva sentito parlare dagli alunni delle classi terminali perché era il luogo deputato dove s’ incontravano le coppie della città.
La donna parcheggiò la macchina in un posto appartato della pineta, spense il motore e alzò lentamente il freno motore. Claudio era molto imbarazzato e cominciò a sudare a freddo perché il profumo di quella donna lo turbava profondamente.
Inaspettatamente, la donna si girò verso di lui, lo strinse con veemenza a sé e lo baciò appassionatamente sulla bocca.
Claudio rispose istintivamente al bacio della donna che, dopo aver allontanato le sue labbra dalle sue, cominciò a spogliarlo con una destrezza sorprendente. Faceva molto caldo fuori ma il climatizzatore della macchina era acceso e non emetteva il minino rumore.
“Qualcuno potrebbe riconoscerci, signora!”, disse laconicamente Claudio.
“É impossibile, i vetri sono fumé s e poi a limite chi se ne frega !”
In un batter d’ occhio, la mamma di Max era quasi nuda: indossava soltanto un reggiseno, un mini tanga e delle calze velate autoreggenti color pelle.
Claudio cominciò ad accarezzare la pelle della donna che era liscia e morbida come seta orientale.
La bella sconosciuta fremeva di piacere e storceva la bocca in una smorfia asimmetrica che ne esaltava l’ avvenenza.
L’ amplesso della strana coppia si consumò in fretta nella macchina parcheggiata sotto un salice piangente della pineta e il piacere raggiunto, frutto di una passione travolgente, fu breve come un sospiro, ma straordinariamente intenso.
“Si ricorda di me? Ci siamo incontrati al colloquio dei genitori del mese di novembre !”, disse la donna mentre si rivestiva lentamente.
Claudio non rispose alla domanda per quanto fosse esausto e appagato, ma intuì, forse tardivamente, che quella donna si era sacrificata per aiutare suo figlio a essere promosso.
Il docente non ebbe il coraggio di dirle che avrebbe assegnato l’ agognato sei al figlio in pagella, anche se lei non si fosse immolata sull’ altare della “ prostituzione sacra”.
Max fu promosso a settembre e, siccome Claudio fu trasferito in un altro istituto della provincia, lo perse di vista fino a quando, lo rincontrò per caso una decina d’ anni più tardi, in un supermercato del centro.
“Si ricorda di me? Sono Max e lei è stato il mio professore di Economia Aziendale quando ero in seconda superiore.”
“Certo che mi ricordo di te, Max! E adesso che cosa fai di bello nella vita?”
“Lavoro in una banca in Svizzera e guadagno 5. 000 franchi al mese !”, gli disse il giovane con la strafottenza che contraddistingue soprattutto i giovani.
Claudio salutò speditamente Max, soddisfatto d’ essere un semplice funzionario dello stato e di non dover ringraziare nessuno.