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Con Amore

Amore
La mia sveglia è alle 6: 00 e la giornata inizia subito con un ritmo frenetico. Ho un appartamento molto carino, vicino al centro di Milano e l'ho pagato col sudore della mia fronte. Mi piace quello che faccio, ci metto determinazione e soprattutto passione. Ma la passione va alimentata con un costante impegno. Non mi sono risparmiata negli studi per arrivare dove sono arrivata, anni di sacrifici, anni di privazioni. Praticamente ho rinunciato a ogni cosa, svaghi, divertimenti ed anche ad una vita privata. Ma il lavoro per me e sempre venuto prima di tutto, anche prima della mia stessa vita. Così mi sento realizzata, appagata e forte. Le giornate sono sempre piene, tra riunioni e affari da sbrigare, non ho tempo per pensare, non ho altro a cui pensare, fuorché al mio lavoro. Mi sveglio sempre alla stessa ora, doccia ogni mattina, trucco e capelli sempre impeccabili, abbigliamento alla moda ma sempre estremamente sobrio e professionale. Vivo in ufficio dodici ore al giorno, poi ritorno nel mio appartamento, altra doccia e poi di nuovo al computer per terminare le ultime cose di lavoro. E poi, se avanza tempo, qualche ora di sonno. La domenica, che per tanti è un giorno di riposo, per me è invece un'altra occasione per mantenere alto il mio ritmo vitale. Una corsa nel parco adiacente al mio quartiere, pulizie di casa per farla risplendere come uno Swarovski, e poi di nuovo al computer. Il frigorifero per quanto mi riguarda è un elettrodomestico quasi superfluo, mangio pochissimo, assolutamente non posso perdere la mia fantastica silhouette ottenuta con tanta fatica e tanti chilometri macinati. Fare la spesa al supermercato è una pratica da sbrigare in pochi minuti, alcune cose necessarie per l'igiene, il minimo per il sostentamento, non ho molto da comprare. Ma lo shopping quello si, quello si che è indispensabile. Il guardaroba deve essere lo specchio del mio stile di vita, quello di una donna in carriera, di una donna rampante che si è fatta da sola. E' questa la mia vita, il mio lavoro è la mia vita, il mio svago, il mio mondo imprescindibile affinché io possa mantenere in piedi questo piccolo castello che ho costruito. Le settimane passano così, lavoro, lavoro sempre e solo lavoro. Una domenica qualunque, mi alzo come sempre, 6: 00 precise, abbigliamento sportivo e via per la mia salutare sgambettata. Spesso sono così concentrata che non mi rendo conto nemmeno di quello che succede intorno a me. Quella mattina sto percorrendo le stesse strade di sempre e non mi accorgo d'inciampare su di una pietra, è abbastanza grande, tanto da correre anche il rischio di finire stesa sul selciato ma con grande equilibrio e una buona dose di fortuna riesco a restare in piedi. Mi fermo, riprendo fiato e in quello stesso istante sento una voce dietro di me: - Signora stai bene? - Mi volto e vedo un bambino di colore.. - Si, tutto bene - rispondo con tono freddo e distaccato. Il bimbo sorride lo stesso, per nulla turbato dal mio atteggiamento e i suoi denti bianchi risplendono più del sole. Mi volto senza dire niente e riparto o perlomeno ci provo, perché dopo il primo passo sento la mia caviglia cedere e soprattutto sento un dolore lancinante. Sul mio viso si legge una smorfia di sofferenza e il bambino se ne accorge immediatamente . - Signora tu non bene..tu non muovi di qui, io andare a chiamare aiuto! -. Sto per dire al ragazzo che non ce n'è bisogno, ma si allontana con uno scatto fulmineo. Riesco a seguirlo con lo sguardo solo per un piccolo tratto, poi si perde tra i cespugli del parco. Non ho alcuna intenzione di restare li ad aspettare ne tantomeno mi sfiora anche solo per un attimo l'idea di chiedere aiuto, io non chiedo mai aiuto, io non ho bisogno di nessuno, non ho mai avuto bisogno di nessuno. Dopo pochi minuti ecco che il bambino fa ritorno, ma non è da solo, un uomo l'accompagna, anche lui ha la pelle scura. L' uomo si avvicina a me e dice: - Signora, si appoggi a me, l'accompagno al pronto soccorso -...- No davvero, ce la faccio da sola! - e mi volto con fare sgarbato, senza nemmeno ringraziarlo. Ma faccio un passo e giù un'altra fitta tremenda, la mia caviglia proprio non ne vuol sapere di fare il suo dovere. Allora l'uomo mette il suo braccio intorno alla mia vita, afferra il mio e se lo poggia sopra le spalle.. - Ma come si permette!!Mi lasci subito!! - ..sbotto io infuriata e lo allontano in modo rude, indietreggiando di scatto, così velocemente che questa volta la mia caviglia mi abbandona del tutto e io cado rovinosamente sulla ghiaia. Il ragazzo esplode in una fragorosa risata, certo la scena doveva essere divertente ma io mi sento offesa e tremendamente in imbarazzo. Ora l'uomo si rivolge a me, questa volta con un tono ancora più rassicurante..- Signora, la sua caviglia e dolorante, mi dia retta, si faccia aiutare - Non mi fido, non mi sono mai fidata di nessuno in vita mia. Ma ha ragione, la caviglia mi duole davvero tanto..- Mi dica cosa le devo per il disturbo -, l'apostrofo io piccata. L' uomo mi guarda e sorride.. - Non voglio niente, è solo un aiuto signora, gli aiuti non si pagano -. Poi mi tende la mano e a quel punto non posso far altro che accettare. Shaid 8 anni, orfano di guerra e Mohamed 37 anni anche lui orfano sin da ragazzo, vivono in una roulotte scalcinata non tanto distante dal parco. Girano per l'Italia facendo dei lavoretti qua e la, mi racconta Mohamed, mandando di tanto in tanto dei soldi ad un orfanotrofio che si trova nel loro paese, per aiutare altri sfortunati come loro. Nel volto hanno tutta la sofferenza dei loro pochi anni, ma nel cuore un solo sogno, la loro Africa. Amano la loro terra, la amano profondamente, nonostante il dolore che si portano dentro e non accettano di lasciar morire la speranza. Mohamed mi parla con straordinaria schiettezza, gli occhi lucidi ma la voce ferma, sorretta da una connaturata fierezza. Io mi sento piccola. Ad ogni sua parola avverto un senso di impotenza assoluta e improvvisamente comincio a pensare che la mia vita non ha poi tutto questo gran significato, improvvisamente mi sento totalmente inutile. Quel successo da me tanto ambito e inseguito per tutti quegli anni, adesso non ha più lo stesso sapore, anzi..non sa più di nulla. Parlo con Mohamed, cerco di aiutarlo offrendogli del denaro ma lui non accetta, mi dice che i soldi se li vuole guadagnare lavorando onestamente, senza scorciatoie. Ma io voglio fare qualcosa, devo fare qualcosa..questa circostanza ha messo in agitazione la mia coscienza, le ha dato uno scossone. Così cerco di convincerli a venire a stare da me, ospiti nel mio appartamento, ma loro rifiutano senza pensarci due volte..- Non stiamo bene nel lusso, non fa per noi..e soprattutto non è questo il modo per aiutare i nostri fratelli -.Ora davvero non mi ci raccapezzo più.. - Mohamed ma cosa posso fare? Come posso aiutare anche io l'Africa!?! - .Mohamed mi guarda e sorride, poi dice due parole che difficilmente potrò mai dimenticare: - Con Amore - Dopo trenta giorni parto volontaria per l'Africa. Dopo pochi minuti capisco cosa voleva dire Mohamed, ora so anche io, cos'è l'Amore.

morena 08/06/2013 08:18 1 1464

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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«Ci sono un'infinità di modi per dare amore ma prima di comprendere il significato vero di questa parola troppe volte "abusata", è necessario intraprendere un viaggio interiore di straordinaria intensità. Solo la scoperta o la riscoperta di noi stessi, potrà rendere libera la nostra coscienza. E' una racconto davvero molto ben scritto che lascia dietro se una scia di riflessioni che tardano a dissolversi. Ancora una consistente prova della straordinaria sensibilità di questa autrice...»
Stefano Sivo

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Forse l'Africa può conquistare le nostre coscienze (Antonio Terracciano)

Che brava che sei..anzi di più... (Stefano Sivo)

Meraviglioso! Complimenti (Giomiri)



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 I suoi 8 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
L'alba di un giorno (26/03/2013)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
Le Stagioni della Morte (14/10/2013)

Una proposta:
 
Il Senso della Vita (03/05/2013)

Il racconto più letto:
 
Le Stagioni della Morte (14/10/2013, 1990 letture)


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