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Questo racconto è inserito in:
 Parte 4 della raccolta "Racconti da sette minuti " di Silvana Poccioni (11 racconti)
 Frammenti di storie tra passato e futuro

Amnesia (una storia cilena)

Sociale e Cronaca

Si fermò d’improvviso sul marciapiede, tra una vetrina e l’altra, come una bambola bloccata da un guasto del meccanismo interno. La fiumana di passanti frettolosi le scorreva accanto, muovendosi in direzioni opposte, spintonandola, facendola vacillare come un birillo colpito di striscio.
Perché si trovava in quel luogo, a quell’ora? Dove stava andando? Il panico le dilagò nello stomaco, risalendo come un groppo a chiuderle la gola.
D’istinto si voltò intorno, a cercare lo specchio di una vetrina, per vedersi, per orientarsi, per tentare di capire, magari dall’abbigliamento, dove fosse diretta: un paio di jeans un po’ sdruciti, una camicetta fiorata, scarpe da ginnastica. A nessun appuntamento importante poteva recarsi vestita così.
Guardò l’orologio: le 18.00. Non si trattava neppure di lavoro, ammesso che il suo fosse un impiego 8.00-15.00 !
E dunque? Con la mente annebbiata, nello spasimo di una soluzione, una qualunque, purché immediata, si avviò al sottopassaggio della metropolitana, scendendo frettolosamente le scale, come se il tempo per l’ultima fermata stesse ormai per scadere.
La musica cilena del gruppo di Horatio si diffondeva nella penombra affollata con un ritmo coinvolgente e rassicurante.
Per inerzia, quasi percorrendo una via sempre percorsa, si avvicinò alle note come ad un amico da cui si sa con certezza di poter essere aiutati in un momento di disperante solitudine.
Il pezzo degli Inti Illimani stava terminando, nel vento del sikus, attorcigliato alle note cariche di ritmo discendente nella spirale elettrica della chitarra. Una pausa riempita dal vocio disordinato della metro.

Aveva solo quattro anni in quell’11 settembre del 1973. Nel palazzo presidenziale, a Santiago, si divertiva a gironzolare nelle grandi sale, riccamente arredate, mentre Rosana, sua madre, faceva le pulizie.
Il Presidente Allende trattava quella donna semplice e fedele come una figlia, anche se era una serva, e per la piccola aveva sempre qualche dolcetto, che tirava fuori dalle tasche della giacca, a sorpresa. Una volta le aveva fatto assaggiare persino un goccio della sua chicha freschissima, e lei aveva provato un profondo orgoglio nell’avvertire un leggero giramento di testa, si era sentita già grande.
Quell’11 settembre, invece, si scatenò l’inferno a la Moneda, d’improvviso, mentre giocava a nascondersi dietro i pesanti tendaggi dei balconi: da lì vide ammazzare sua madre, che urlava al presidente di mettersi in salvo, mentre i sicari di Pinochet distruggevano ogni cosa, il mobilio prezioso, la sua mamma, la gioia di vivere, l’innocenza dell’infanzia ormai violata.
Era troppo piccola perché se ne temesse la pericolosa testimonianza o la denuncia. Il Generale la risparmiò, affidandola a dei contadini che abitavano a Putre, un grazioso villaggio aymara, sull’altopiano, a 3500 metri sul livello del mare.
Per tre giorni non ricordò nulla, né chi fosse né tanto meno cosa fosse accaduto nel palazzo. Un’amnesia che le permise di superare quel trauma infantile senza perdere se stessa, se non di tanto in tanto; una perdita della memoria breve, una rimozione inconscia dell’orrore e della disperazione, che la salvò allora e continuava a salvarla ora, che aveva compiuto quarant’anni.

- Anita! – le urlò Jose Miguel, con la quijada ancora vibrante tra le mani, il viso contratto dall’ira – Te ne vai per un pacchetto di Luki Strike e ci lasci qui a suonare in tre! Prendi il tuo strumento e mettici l’anima, por favor ! -
Afferrò istintivamente il charango poggiato ai piedi di Jorge, ne accarezzò la cassa armonica col palmo sudato della mano.

Chiuse gli occhi e con le dita fece vibrare la corda centrale, il cuore della scala. Il suono cristallino dell’altopiano le inondò il corpo e la mente.

Era di nuovo a casa.


Silvana Poccioni 15/11/2010 19:32 1234

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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La mosca (05/10/2010)

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