“L'assassino torna sempre sul luogo del delitto. Immane cavolata!"
pensò "ci tornerei solo per controllare se è veramente morta ma
non credo che sia sopravvissuta alla bastonata che le ho dato in testa. Ce l'aveva dura, questo è vero, ma posso stare tranquillo, anche quella mazza da baseball non aveva niente di tenero, anzi. Incredibile come brucino bene le mazze! Appena l'ho messa nella stufa ha dato un crepitio allegro. Mi è mancata, però, la feroce strafottenza di accenderci una sigaretta, dopo tutto non sono Barbablu, sono un assassino ancora alle prime armi. Anzi, alle prime mazze!"
Si mise a ridere imitando Gambadilegno, con degli "argle argle" copiati direttamente dai fumetti, stratagemma umoristico che faceva sempre ad uso e consumo dei suoi amici e compagni di buco.
" Povera donna, come rompipalle non era da medaglia d'oro ma da podio senz'altro. E poi faceva delle lasagne niente male. Se solo non avesse minacciato di denunciarmi per quella striminzita catenella d'oro... era un ricordo di mio fratello ma che bisogno c'era di ricordarlo? Era un babbeo da museo; roba che i turisti giapponesi sarebbero corsi a frotte per fotografarlo e poter dire, agli amici rimasti a Nagasaky: abbiamo visto in Italia un cletino ollendo! O sono i cinesi che non hanno la erre? E chi se ne frega, tanto ha avuto il buon gusto di tirare le cuoia anche lui.
Ho racimolato 20 euro con quella catenella ; non mi sono bastati
nemmeno per una dose intera. Oggi la vita è cara per tutti!
A me il metadone non è mai piaciuto. Perché non se lo prendono loro? Ce ne sono tanti di tossici e di tipologie diverse. Ci sono i ciccioni che vanno ad abbuffarsi al ristorante, quelli che speculano in Borsa e appena l'indice cala se la fanno addosso, quelli che adorano la gnocca anche se sono nella fossa fino all'anca... e potrei continuare fino a domani! | Sono molto più onesto di loro. In fin dei conti faccio scempio del mio corpo e del mio cervello ma non faccio del male a nessuno… si, d’accordo, ho steso mia madre ma tanto era malata e quindi le ho fatto un piacere. Mi pare si chiami eutanasia. Si proprio così. Potendo mi ringrazierebbe, per farlo, però, dovrebbe prima sapere chi l’ha randellata ma non è ha avuto il tempo. Certo nel mio stato di tossicodipendente sarò il primo ad essere sospettato e non ho un vero è proprio alibi ma quale tossico può averlo se di solito siamo fuori di testa ventiquattro ore su ventiquattro? Basterà esagerare un po’, mostrarsi
indifferente ed inconsapevole, come potrebbero arrivare a me senza prove?
Che mi sospettino pure! Cerchino pure il modo dir incastrarmi non troveranno niente: nessuno ci ha visti, la mazza incenerita, impronte zero...voglio proprio vedere.”
“Alzati! Le lasagne sono pronte in tavola! “
Il grido lo fece trasalire. Si alzò a fatica dalla brandina e solo dopo aver ficcato la testa sotto il rubinetto del lavandino e fatto scorrere l’acqua fredda riuscì a riconoscere la voce della madre. “ Che cazzo di roba mi sono fatto questa volta? Non mi era mai successo di sballare tanto! Allora è stato tutto un sogno, non l’ho uccisa! Devo avere proprio il cervello a pezzi per farneticare così!
Si avviò verso la tavola barcollando e capì che era stata soltanto una sua allucinazione dovuta alla droga quando vide il bagliore di luce riflettersi sulla catenella d’oro esattamente dove era sempre stata: al collo di sua madre.
Dopo che ebbe finito l’ultimo boccone di lasagne, il tossico si girò verso di lei. Era molto più lucido ora, avrebbe voluto alzarsi per abbracciarla
ma, poiché la donna aveva le mani occupate dai piatti sporchi che si accingeva a riporre nel lavello, si limitò a dirle: “ Va bene mamma. Se mi accompagni tu,
domani torno in comunità. Se mi stai vicino questa volta vedrai che ci riuscirò.
Ce la metterò tutta. Te lo giuro sulla tomba del mio povero fratello”
La donna non rispose subito. Si mise a lavare i piatti girandogli le spalle.
Attese di essere sicura che la sua voce fosse ben ferma e si voltò per raccogliere una forchetta che le era caduta. “ Bene- disse- dammi la mano e vieni con me in camera. Prepariamo la tua roba e poi ci beviamo un caffè d’orzo!”