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Un tempo s’impiegavano i tamburi
o il fumo per trasmettere i segnali,
adesso abbiamo tutti il cellulare
per fare dei messaggi personali.
I tempi son cambiati, ma in peggio,
perché si vive in modo virtuale,
i figli in casa con i genitori
s’incontran solo a Pasqua ed a Natale!
Non ci si vede più come una volta,
i figli con gli orari più diversi ...,
i genitori presi dal lavoro ...,
in casa si comportan da dispersi!
Sul tavolo allestito per mangiare
non c’è più spazio per poggiare i piatti,
ci sono i cellulari dei figlioli
e dei lor genitori stupefatti
che guardano sorpresi le bottiglie,
cucchiai, forchette insieme coi coltelli ...,
non sanno dove mettere i bicchieri ...
e il pranzo resta ancora sui fornelli!
Lo spazio è diventato risicato,
ci vuole un altro tavolo da parte
al fine di poggiare le pietanze
e tutto ciò che serve, ma in disparte!
La tavola che serve per mangiare
si usa per far scorrere il dito
sul cellulare ormai considerato
uno strumento troppo riverito!
Si mangia con la destra, e la sinistra
si usa per far scorrer le rubriche
col pane in mano, squilla il cellulare
e il tavolo ... si colma di molliche!
Comanda il cellulare in ogni cosa,
il proprietario ormai non conta niente,
è solo lo strumento che dirige
i personaggi in modo diligente!
Un tempo c’era il dialogo in famiglia,
s’organizzava tutto conversando,
adesso per promuovere una gita
si mandano i messaggi digitando!
Sul tram, sul pullman, pure sulla metro
si vedono persone conversare
tenendolo premuto sull’orecchio,
poi scendono e continuano a parlare!
La sera il cellulare, è cosa nota,
vien posto acceso sopra il comodino
e squilla nel momento inopportuno
lor quando c’è il piacere più divino ...
e come sempre rompe l’armonia
in quegli istanti pieni d’effusione,
sarebbe meglio spegnerlo qualora
la coppia sta godendo la passione!
Il cellulare ormai è diventato
un oppressore che ci rende ignavi,
comanda lui e noi siam sottomessi
al suo volere come degli schiavi!
Siam come in libertà condizionata
e non viviamo senza il cellulare,
ci sembra ch’è essenziale come l’aria
che ci dà facoltà di respirare!
La nostra libertà è resa schiava
da quest’oggetto che non pesa niente,
son pochi grammi senza un gran valore,
però ci rende servi totalmente,
perché lo sguardo è fisso su di lui!
E non possiam neppure lavorare
se nelle mani abbiamo quest’oggetto!
Lo stiamo ogni momento a controllare
se squilla o se ci sono dei messaggi!
Che cosa siam costretti a sopportare,
non abbiam tempo per poter parlare,
la nostra vita ... è in mano al cellulare! | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Noi tutti oggigiorno passiamo buona parte delle giornata guardando e controllando il nostro cellulare. Dai ragazzini agli anziani è diventata una pessima abitudine, non ci guardiamo più in faccia, non ci salutiamo più come una volta, siamo letteralmente schiavi del cellulare, è inutile negarlo, siamo di fronte ad una escalation di indifferenza verso il prossimo, a tavola ci portiamo il cellulare, la notte resta acceso per ogni evenienza, non siamo più padroni della nostra bella vita.» |
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A volte la schiavitù si traveste da finta libertà. (Antonio Terracciano)
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