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«Questo sonetto può ritenersi la versione dialettale della poesia "Conforto" da me pubblicata qui il 29/05/2013. Viene precisato il motivo per cui il protagonista sconta una pena in carcere. Gli torna in mente l'immagine della madre che vuole confortarlo ricordando lo schiaffo che lui le diede allora ed assicurandolo d'averlo già perdonato.» |
Inserita il 19/06/2017 |
'Nu figghiu svinturatu shta 'ngalera
cretu alli sbarri, sulu e si ni doli,
percé ti ddà no' vveti cchiù lu soli
comu 'na vota, quannu lìbburu era.
Appena appena senti ca è già sera;
no' ssapi mancu cce cosa iddu voli
e ssi ricorda sulu li paroli;
veti la mamma comu ci èti vera:
"Ué, fi', no' chianci', cá iu shto 'nziem'a tte'
in motu ca ti pozza da' cunfuertu
pi lu dulori ca sienti pi mme'
ti tannu, quannu ieri 'ncora shtuertu
e cuddu shcaffu amaru pi tte' fuè,
ma t'hagghiu perdunatu, cushtu è ccertu!".
Traduzione
Conforto
Un figlio sventurato sta in galera
dietro le sbarre, solo e se ne duole,
perché da lì non vede più il sole
come una volta, quando libero era.
Appena appena sente che è già sera;
non sa neanche che cosa lui vuole
e si ricorda solo le parole;
vede la mamma come fosse vera:
"Ué, figlio, non pianger, ché io sto con te
in modo che possa darti conforto
per il dolore che senti per me
da allora, quando eri ancora storto (scorretto)
e quello schiaffo amaro fu per te,
ma ti ho perdonato, questo è certo!". |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABBA/ABBA, CDC/DCD.» |
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