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Figliuolo di Erda, di Skuld, di Brunnhilde,
il lupo della steppa, Odoacre, avanza.
Acre è il fumo dei campi
bruciati dalle Norne. Con la lancia
Wotan osserva,
Wotan guerriero, artefice dei Wälsi,
Wotan che nel Vallhalla
l'oro di Roma vuole!...
Siamo alle porte!
Cantava un bardo il tramonto di Roma,
chioma ululante d'arpa in mezzo al vento
nel banchetto dei prodi.
Di Vesta il fuoco nell'alba si spegne,
sùbito vengono
dopo la Luna, le ombre, il vento, le urla,
burla di braccia assassine e d'usberghi,
alterchi della Morte.
Con calma l'orda pei fori procede,
incede il re dei Goti vagabondi.
Le onde del Tevere inneggiano al sangue.
Siamo alle porte!
Fumano i ponti, tremano le chiese,
i bei templi abbandonano gli Dei
possenti. I rei si rifugiano lungi.
Fuggi, Romano!...
Siamo alle porte!
Odoacre incede nel tempio di Vesta;
mesta il peplo si scioglie una fanciulla
i seni disvelando all'invasore,
e muore la vergogna di una vergine.
《 Vestale, donna! perché ti denudi?》.
《 Portami schiava alle tue tende. Serva!》
《 Sei troppo bella, sei giovine tanto,
gareggi con le Ninfe del Danubio...
Io barbaro non son, anch'io Romano;
va'... ti rivesti! Ti dò Libertà!》.
Siamo alle porte!
Piange il fanciullo col serto dorato,
Fato contrario gli diede l'Impero,
trema ha paura, si nasconde e pallido
i Martiri egli invoca e prega Dio,
fio, oh Nemesi, oh Romani! su', pensateci!
Siamo alle porte!
Odoacre avanza. La sala regale
muta è una tomba di un lezzo vermoso.
Oso! 《 Chi piange?》.
Silenzio intorno...
《 Chi piange?... Fanciullino, non temere!
Roma è ormai d'altri Romani più nuovi!...
Iddio lo volle!》.
Romolo appare, s'inchina, si prostra,
mostra al guerriero l'affetto d'un figlio,
il periglio è finito. Egli l'abbraccia...
sorride, è buono.
Tuona il re 《 Roma è tua!》.
Siamo alle porte!
Dönner procede trionfante sul carro,
ogni Valchiria fa un cantico a Wotan,
Frey, il guerriero, proclama Vittoria.
Le onde del Reno del freddo Danubio
mandan le Ninfe nel Tevere mite,
e Freya si spoglia, gareggia con Venere,
santo un prevosto converte a Gesù.
Passa Alarico tradito dai patti,
fatti di sangue pe' un calle di terra...
Attila scorre tra peste e guerrieri,
più neri i nembi di Furia divina...
Gensèrico urla, rapisce distrugge,
rugge l'onore, di Roma non fida.
Passa il flagello, il sereno si schiude,
Roma sì rude nel fuoco non è.
Roma è caduta!...
Siamo alle porte!
Mandiamo all'Oriente or queste insegne,
degne di Cesare, il grande di Gallia!
nessun sul trono, come imperatore,
qui siederà!
Ma Odoacre figlio del sapiente Froh
ne conia una moneta.
Roma è eterna!
Tutti gli Imperi muoiono,
rivivono nei Canti!...
Siamo alle porte! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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