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Spettri irrequieti! Nebbie... larve, nient'altro siete,
fioche fiammelle di un'Anima che al suo trascorso pensa,
e che si perde in Sogni!... Voi, pensièr della Notte,
che tosto mi mandate a disseppellìr un gelido
meriggio di settembre!
quando un Titano alzò la sua Furia ribelle.
Ma fu costui? Che importa! Ero io un fanciullìn da scuola.
Ora, cresciuto e adulto, sedendo a una poltrona
che cara fu al mio compianto nonno, alle note stando
dell'Eroïca, io piango. Piango perché essa fu
la mia infanzia, ora illusa. Folle! Pensai dassenno
che Vita fosse un Sogno, che guerra, odio non fossero
che fole ormai sepolte? che mai sarebbe stato
quello che fu? Ho perduto! Non so che mai; ma sfugge...
qualcosa a me sì dolce scappa via e mi consegna
a uno strato di nebbie, e a nastri e a seta di maschere.
Tutto è e menzogna, e larva... e inganno o leggerezza!
Ai tempi non vedevo strani istrumenti in ferro,
quelli che ora colpiamo con l'indice per scrivere
quando a passeggiàr siamo, né io da costoro fui
segno del loro giogo, della loro perfidia...
né frenesìa io sentiva qual se dimàn ne fosse
l'ultimo dì, per cui "Divertiti, cuor! Spendi,
consuma il patrimonio dei vecchi padri, oh prodigo!",
né sete io avea di Vano, o di possesso frenetico...
Tutto fu! L'aër fosco dei colpiti gemelli
disseminò follia! Seminò disincanto!
"Bevete, voi, fin l'ultimo nappo delle sozzure,
uccidetevi in nome di Colui che vegliamo!"
sento gli Angioli che urlano "L'Ira è prossima! Ladri!
Mangiate... impingüate! Follia siete, follia
ritornerai, Uomo!" Ahimé! Che tristo coro angelico!
Erano i tempi in cui pel borgo si uscìa, a piedi,
e ci si azzuffava a' i campi. Ricordo! Quante botte!
Quanti ceffoni! E scherni! Ma non più con ribrezzo
né con la noia 'l ricordo! Perché io era umìle e puro,
perché non sapea io ancora di Sonetti e Sapienza... Ora dov'é il vero? il mio cuore? L'Anima?
Soffro! Perché d'intorno è Maschera universale,
e stando con le maschere, mascherato son io?...
Dimmi, Satana, infame che principiasti tutto,
mascherato son io? Io che non riesco amare?
Che non so più sorridere? Che ho una fioca ombra a' i piè?...
Non sapeva io che crescere fosse cotanta doglia:
accorgersi che al prato rose sol non vi sono,
ma anche calabròn tristi, e che giuocàr con lor spesso
si puote, e ci si punge... Poi di nuovo incosciente
"Padre, m'assolva! Tanto peccai!" stesse punture.
Al Dimonio! Che? Beffe facciàm del Padre Eterno?
Beffando al santo Pane ognuno allunga il cuore?
tutti corresponsabili della Croce di Cristo!
Oh Apostolo, è così? Ecco perché qui innonda
il sangue questa terra! Cristo muor mille volte!...
Ma io non voglio, oh Dio, perdermi! Desìo vedèr la tua alba!
Eppure un dì sarà la fine. Morirò
fondendomi d'un sole al fuoco empio e disumano
che la Scienza inventò... Morirò senza un bacio,
senza un altro mattino, a tradimento, di Notte
ucciso. Morirò giovane, pien d'orgoglio,
ma come un fiore appena nato che vien strappato.
Morirò perché Satana un dì s'è portato via
il sorriso del Mondo, e l'alito dell'aurora,
e con essi, mia infanzia, la mia innocenza, i Sogni,
il mio sentìr d'Amòr!
E che dirà il Signor? Va'! "Va'! Non ti conosco!". |
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