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Ni pó pariri ca èti 'na mascìa,
ma ci vitimu buenu no' è ccussì,
cá lu tiàvulu no' è 'na fissarìa;
mu' pó shta' cquani, addani e pó sparì'.
Senza cu shta' dicimu 'na buscìa
li to' cosi cuntrarii hamà capì':
ca bbeni e mali no' so' fantasia
e 'nu simbulu loru hannà tinì'.
Lu tiàvulu è lu simbulu t'lu mali
com'èti Diu lu simbulu t'lu bbeni
ca è certamenti cuddu ca cchiù vali.
La libbertati ognunu ti nu' teni
toppu ca simu comu l'animali,
ma hamà pinzari a cuddu ca cunveni.
Sontu amari li peni
ci ni capamu Sàtana, cá sciamu
dritti dritti a lu 'Nfiernu e ni brusciamu.
Traduzione
Il diavolo
Ci può sembrare che sia una magia,
ma se vediamo bene non è così,
ché il diavolo non è una fesseria;
or può star qua, là e può sparir.
Senza dire una bugia
le due cose contrarie dobbiam capir:
che bene e male non sono fantasia
e un simbolo loro devono aver.
Il diavolo è il simbolo del male
come Dio è il simbolo del bene
che è certamente quello che più vale.
La libertà ognuno di noi ha
anche se siamo come gli animali,
ma dobbiam pensare a quello che conviene.
Sono amare le pene
se scegliamo Satana, ché andiamo
direttamente all'Inferno e ci bruciamo. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto caudato in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD, dEE.» |
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