Non posso dire di avere vissuto un’infanzia felice e spensierata con un padre autoritario e violento che metteva paura solo con uno sguardo, ma ci sono stati momenti di gioia, questo si.
Mio padre, uomo duro, mentalità maschilista fino al midollo, mai cedeva in coccole o dolcezze, come se fossero effusioni stupide da donnicciole, in quanto a violenza, quella era l’unica educazione a suo parere.
Mi ritrovavo a piangere, ma non tanto per il dolore fisico, quanto per quello mentale, mi chiedevo perché dovevo vivere nel terrore quando le mie amiche avevano un padre completamente diverso che le riempiva di attenzioni e amore. Cosa avevo fatto di male per meritarmi un’infanzia così.
Mia madre cercava di compensare tutte le mancanze, con il suo affetto smisurato e quella sua presenza da chiocciola protettrice. Quante volte avrei voluto andare via, fuggire da un tragico presente, ma il pensiero di darle un dolore e di lasciarla sola e indifesa frenava il mio istinto.
Visto che la realtà non era delle migliori, mi ritrovavo a fantasticare un futuro meraviglioso dove il principe azzurro delle favole, in sella al suo cavallo bianco, mi portava nel castello incantato, lontano da quella situazione insostenibile.
Così evadevo nel mondo dei sogni, era un modo per compensare la tristezza e sentirmi finalmente serena. Quando si è bambini basta poco per fantasticare, si ha l’estro giusto per poter oltrepassare qualsiasi barriera ed arrivare dove si desidera senza che nessuno possa impedirlo. Mi ritrovavo nel mondo magico dove tutto era possibile, dove il brutto diventava bello, il cattivo si trasformava in buono e i desideri in realtà.
In ognuno di noi c’è quel fanciullino che alberga, ma non tutti riescono a farlo convivere, spesso dopo l’infanzia si cerca di soffocarlo credendo che quando si è adulti bisogna stare con i piedi per terra senza fantasticare.
Io sono riuscita a crescerci insieme e ogni volta che bussa al mio cuore io lo ascolto, lui sa sempre parlare con il linguaggio giusto, senza crearsi problemi, dice ciò che sente senza cadere nell’ipocrisia.
E’ questo fanciullino il vero perno della creatività, quell’input che ci rende speciali facendoci realizzare le nostre chimere o almeno dandoci la carica per farlo.
Forse è proprio per questo che ancora oggi riesco a sognare, mi sento libera e nello scrivere apro la prigione della realtà volando nella fantasia dove tutto è possibile.