Bizzarre storie detti aneddoti
non saran famosi ma
son dei tipi tipici personaggi
che fan di un paesino la sua gloria
menzionar alcuni e tralasciar altri,
sarebbe una sconfitta per me
che ne ho rimpianto,
son pieni di vizi e particolarità,
sovrapponiamoli a virgole e punti esclamativi
l’ anima va a stella e ne trionfa di donne emancipate
negli anni cinquanta, ve ne furon due esemplari
Ciccina a Barunieddu, facea punture giorno e notte
per campar i figli con la sua siringa di vetro e il grosso ago
bucava culi, a destra e a manca
con rossetto e unghia lunghe,
si girava tutto il paese a piedie
dopo fu la prima a guidar la macchina
e Assenza rimasta vedova la fotografa più famosa del paese
ha dovuto imparar in fretta il mestiere del suo caro marito Meno
sempre sorridente ti facea sentir bella
al momento dello scatto della foto
eran tempi duri quegl’ anni per le donne la perfezionista Francischina
con la sua merceria non ne facea passar alcuna carezza
sempre prezzi fissi prendere o lasciare,
sudar di brutto chilometri e chilometri con la bici scassata
la testa era andata via da un bel pò con suo fratello super laureato
Giuffrida e sua madre la sforna nascite
"Io son nata dalle sue mani"
Scandir di brutto e cacciar il mondo col fumo di sigarette a distante
con la canna lunga Lillo il ragazzone tornato dal mare cambiato
e il non rassegnato a non fumare
io non fumo la tengo lontano la sigaretta
e il mangia pasta lui bussava a mezzo dì,
in tutte le case e mangiava a non finire,
se non gli piaceva la buttava via arrabbiato
Tanga sempre pieno di vino di buon mattino
e il "Detto Me ne Frego... "Raddoppio"
la Ciolla col cappello bianco da marinaia
un uomo vestito da donna con una squadra di figli variopinti
sempre appresso e con la spazzatura come giaciglio
e quando lei aveva le sue cosine le pezzuole sporche
li buttava sui tetti, mangia Pastighia il vecchiarello col bastone
e Lia il bambino uomo, lui chiedeva sempre dei soldini
per fargli far rumore
Ronna Maria le signorine Modicane dei generi alimentari
fra olio zucchero e pasta morirono con le mani vuote
Puccia il formaggiaio, era lui ha decider quanto e quale formaggio
ne doveva tagliare, il così detto Biondo, per i capelli chiari
e Don Francisco, due esempi di eleganti negozi di abiti
il primo burbero e musone il secondo signorile e affabile
Enza vendeva stoffe a metri e lana a non finire
col suo cagnolino nero, lei non aveva avuto figli
Colombo la merceria, dove potevi trovar anche il latte degli uccelli
donna paciuta e buona
Cicciarella e la sua grande donna lavoratrice
con le sue mini pizzette, torte e pasticcini oh...
come erano buone la domenica sera, si facea la fila per gustarle
Ferdinando l’ insegnante con la sua sempre addosso macchina fotografica
ma non faceva mai foto, non metteva rullino
Rogasi il fotografo taciturno e musone e sua moglie Minnie
sembrava uscita da un cartone animato
Attestar col proprio pugno sul gigante buono, Bruno lo sceriffo
con cappello e stivali da cauboy,
aveva partecipato ad una comparsa e d’ allora non s’ era spogliato da quei panni
caricature, impacciate, sornione, tristi e sorriso beffardo
lei Angilina la donnina sempre in nero vestita
senza meta e senza casa, cercava di passar le notte nelle casa
dove si vegliavan morti per piangere un pò
e trovar compagnia
ancor il mio cuor cerca per trovarne ancora fra mucchi di carte
nella soffitta dei ricordi il Professor Catera,
un uomo fine ed elegante, idem per Denaro, il mio simpatico amico
e il signor Marino, chi lo può dimenticare è stato il mio primo amore di bimba
a cinque anni, eran tutti colleghi di mio padre
mi trattavan bene mi facevan giocare con loro al circolo unione,
ed ogni mia marachella, un sorrisino e una carezza
Ed il bell’ olio di Pozzallo i preti importanti
Giannone, Vindigni e Palumbo, sua sorella Luisa fu mia comare di comunione e cresima
loro eran noci di quercia, conoscevan vita e morte di ciascun abitante
e per finir in gloria il capostipite il medico del paese, Giunta
e i lor controparti Pluchinotta e Rogasi
Emilio l’ analista, persona distinta e garbata
col suo infermiere fidato "effeminato”
Il sindaco Amore, mio compare di battesimo,
una preghiera va rivolta al mio caro amico Santino Armenia
lui è volato via lontano ma il negozio di pelletterie resiste ancora
con le sorelle e madre
Scala la signorina e suo fratello, col negozio di giocattoli
per i morticini erano pieni di regali
la cartoleria anch’ essa Scala con accanto la parrucchiera sua moglie
Tornar indietro, sgusciar fra righe e righe sottolineare in rosso o giallo
quello o l’ altro dimenticar alcuni, un cruccio che, non mi perdonerò
e me ne dispiace
Il bar Dionisio dove papà mi portava a riempir le schedine
col la scommessa di poter vincere e io a casaccio riempivo
e il profumo del buon caffè Basile,
con signora sempre seduta dietro il bancone a dar resto,
con la buona gelateria e la sua entrata alla villa
dopo i giochi c’è ra il gelato come premio, insieme a Giorgio loro figlio
e mio amico caro
la memoria si fa corta e sul dolce sapore di acqua di mare salata
un saluto va a Lupiddu e i suoi figli Pippino e Menu
ca pasta, farina, acqua e olio ca vespa e a lapa
erano sempre in giro a consegnar la loro merce
Colombo il postino che, leggeva tutto prima di consegnarti la posta
e Alcaras il vigile disordinato con la divisa sempre sporca
Don Emilio e le sue amate barche
mettea su un cartello con scritto "Fatevi i cazzi vostri"
e la signora Febbraio, con la casa zeppa di gatti e piscio
stai ferma mettiti ad ascoltar, non andar così veloce
senti quel brusio cantano tutti,
son felici, il tempo di risposte e domande si spiana
si fa largo una tenerezza, la mia tenera maestrina Galfo
esile e minuta, la cima ormai è raggiunta
mescolo lacrime e sorrisi, vi ho viste e ne ho goduto la vostra presenza
siete partiti un mattino con lo spruzzo di un’ onda
là sulla mia spiaggia di Pietre Nere, vicino al pontile
dove da piccola facevo il bagno con papà e mio fratello
e tutte le feci nuotavano con noi,
mangiavo pure l’ erba per i vermi e i pescatori scaricavano pesci
e prima ancor di salutarvi vi ho stretto la mano,
con un grazie mi inchino a voi, son lieta di averci conosciuto
e siete stati parte del mio vissuto
Per non dimenticare...
E per chiudere in bellezza, il nostro Santo sindaco di Firenze Giorgio La Pira “
Mi scuso per chi ho dimenticato”
“ non me ne vogliate”
Grazie
Storia di vita vissuta La mia