C’era un invitante sentiero che portava nel bosco e ogni volta che Sara passava di lì era invogliata ad entrarci, ma la paura le bloccava le gambe che rimanevano immobili, mentre la tremarella prendeva a salire per il corpo, fino ad arrivare su, dove la testa si accendeva come un cerino quando veniva sfegato ripetutamente. Questo perché la gente del paese, specialmente gli anziani, narravano che in quella selva oscura ci abitavano streghe e stregoni e non appena un viandante entrava lo circuivano fino a renderlo schiavo.
La paura le faceva battere il cuore all’impazzata e una sensazione d’impotenza s’impossessava di lei ogni volta che passava vicino quel luogo così misterioso, ma aveva promesso a se stessa che prima o poi avrebbe preso coraggio per introdursi in quegli anfratti oscuri, come una vera bambina disubbidiente e curiosa quale era, affrontando l’ignoto pur di sapere.
Una mattina decise che era arrivato il momento di constatare con i suoi occhi se quello che raccontavano i nonni del paese era vero o era solo una leggenda.
Prese il suo zaino colorato, del quale non si staccava mai, ci infilò dentro una torcia elettrica utile per il buio, un pacco di biscotti contro la fame, una bottiglia d’acqua e si avviò lungo la strada che portava al bosco.
Appena entrò nella folta vegetazione si ritrovò completamente avvolta nel buio, ogni cosa le apparve minacciosa, gli alberi con i loro rami secchi sembravano mostri pronti a catturarla e il fruscio delle foglie mosse dal vento rumoreggiavano come ululati demoniaci. L'ignoto e le allucinazioni giocavano brutti scherzi per l'immaginario di una bambina.
Andava adagio scrutando qua e la alla ricerca di qualche indizio, il terrore si era impadronito di lei, ma ormai non poteva più tirarsi indietro, doveva andare avanti e arrivare fino in fondo per sapere.
Passo dopo passo riprese visione del posto, infondo non era così buio come le era sembrato in un primo momento, era come quando per gioco chiudeva gli occhi strizzandoli forte forte e li riapriva dopo un bel po', inizialmente sembrava di essere ancora al buio, ma poi la vista si rischiarava facendo apparire di nuovo tutto come era realmente.
Era incerta se attraversare in fretta il sentiero, con il rischio di rammaricarsi dal giorno dopo in poi per non avere approfondito la sua curiosità, oppure rallentare per osservare meglio tutto quello che le stava intorno per non avere rimpianti in seguito. Decise di andare avanti lentamente, senza tralasciare nulla, la sua caparbietà era più forte di ogni altra cosa e l'incoscienza di bambina era una scusante in più a suo vantaggio.
All’interno del bosco c’era una radura con un cerchio di brace fumante, si avvicinò e scoprì che era ancora calda, come se qualcuno nella notte appena trascorsa avesse acceso un fuoco che non si era spento del tutto.
Chissà chi c’era stato nella notte in quel posto così tetro, allora era vero che vivevano streghe e stregoni lì. Il terrore si impadronì di lei sempre di più, ma la curiosità era più forte della paura, non poteva abbandonare tutto e tornare indietro, ormai doveva andare avanti.
Continuò il cammino quando ad un tratto sentì un rumore dietro di se, si voltò di scatto, giusto in tempo per scorgere un’ombra che si dileguava.
Rimase ferma girando su se stessa, si sentiva osservata, percepiva tanti occhi puntati su di lei, li sentiva addosso, la scrutavano senza farsi vedere.
“C’è qualcuno?” disse senza avere risposta.
“C’è qualcuno qui?” gridò e poi ancora “c’è qualcuno?” sempre più forte, con tutto il fiato che aveva in gola.
Da dietro un albero sentì una voce “chi sei fanciulla e cosa ci fai qui”.
Sara alzò gli occhi e vide una donna vestita con uno splendido abito luccicante che la guardava.
“Mi chiamo Sara e sono venuta qui per sapere, ma tu sei una strega?”
La figura luminosa discese dall’albero con grazia, quasi volando e si presentò davanti a lei.
“No Sara, io sono una fata del bosco e con me vivono altre fate mie sorelle”.
“Ma allora non è vera la leggenda che narrano gli anziani del paese, dicono che qui ci sono streghe e stregoni e che è pericoloso entrare nel bosco”.
“Assolutamente no, qui abbiamo vissuto sempre noi fate e ci chiedevano come mai nessuno veniva a farci visita, ora però capisco il perché, ma tu non devi avere paura, noi amiamo gli uomini e cerchiamo di aiutarli se hanno bisogno”.
Sara era felice di quella rivelazione, pensò che era tutto merito della sua curiosità e del suo coraggio se aveva scoperto la verità e che quella verità era meravigliosa.