L'altra sera è volata via in fretta, battito d'ali di una falena, brace che consuma la sigaretta, sorsate di un drink bevuto appena.
Abbaglio, abbaglio, abbaglio! C'è chi pensa di lasciare ai posteri un segno senza aver tracciato mai alcun disegno.
Finzione al teatro delle marionette che è poi una baracchina di gelati.
Ciack! Là si è girato! Sotto l'occhio di bue plumbeo di una luna attonita.
Buona la prima! Che grandi attori! Fra voci mescolate, vanità, brusii confusi e sogni astratti, prede dei vaneggiamenti, hanno improvvisato copioni trasfigurandosi in ciò che avrebbero voluto e non sono mai riusciti ad essere; fu così che mi ritrovai a parlare con gli artisti sgargianti del Sabato sera di cui non esiste alcun repertorio.
Ho pensato: bene, qui ci sono schizofrenia e megalomania indotte da una scarsa accettazione di sé, lo spettacolo delle illusioni incendiate come ali di Araba fenice, il quarto d'ora di celebrità degli avventori che hanno creduto di essere eroi.
Profonda la malinconia in un mare di mucillagine...
s'inoltrarono verso la fine della notte di un Sabato sera qualunque, come dentro a miraggi di oasi desertiche.
Tornai a casa sconsolato più che mai.