Di notte, come non mi succedeva da tanto. Di notte da solo nel silenzio.
Già! me ne sto qui, mentre tutti dormono, a pensare a riflettere e a fantasticare. Maria è chiusa nella stanza, ha letto l’ultima pagina di quel libro sulla solitudine dei numeri primi e poi s’è addormentata.
Ma perché mai dovrebbe interessargli l’odissea di persone che hanno una ferita che sanguina e che non hanno alcuna intenzione di risanare? Perché mai leggere la storia di persone che non pensano nemmeno lontanamente a rimarginare quel taglio. Uomini e donne che provano piacere a sentire i fiotti del sangue che scolano sul fianco, fiotti di liquido rosso che cadono sulle ceramiche bianche dei loro bagni e che trasudano dai muri delle loro case.
Io me ne sto qui e Maria è nella stanza a vivere la vita di persone che fanno della violenza che hanno subito una bandiera da sventolare in ogni istante ad ogni occasione.
E dov’è qual giorno di primavera? Dove sono quei fiori raccolti sul ciglio della strada mentre ti accompagnavo per la prima volta al tuo lavoro? Dov’è quel sorriso che sfoderavi quando mi vedevi e che faceva meravigliare tutti perché erano ormai abituati alla tua tristezza cronica, ai tuoi gesti di insofferenza, alle tue frustrazioni e ai tuoi deliri.
Dov’è la Maria di cui mi ero così perdutamente innamorato? Sono talmente confuso che a volte penso che non sia mai esistita. Forse quella Maria me la sono immaginata io, o forse l’ho sognata una notte e poi l'ho fatta divenire la realtà della mia mente e del mio cuore.