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Wicca (ultima parte)

Amore

I poliziotti erano aumentati ora erano in sei a cercare.

Frugarono ovunque anche in giardino, poi andarono nel retro.

''Cos'è quella? Chiese il commissario indicando la casetta degli attrezzi.

Annalisa: '' Quella e la casetta dove teniamo tutti gli attrezzi da lavoro di mio marito. Sa a lui piace il giardinaggio. Non c'è niente li dentro, noi siamo gente rispettabile.'' Disse con voce tremante.

Il marito avanzò verso il commissario.

Malamo: '' Signor commissario li dentro non c'è niente glielo giuro solo attrezzi a basta,'' disse ridendo cercando di nascondere un evidentissimo imbarazzo.

Commissario: '' Mi dia la chiave per cortesia.''

Malamo: '' Ma non c'è niente, le assicuro che non troverà assolutamente niente le dico!'' Ripeteva in modo spasmodico.

Commissario: '' Posso avere la chiave della casetta o devo far sfondare la porta?'' Disse in tono risoluto.

Malamo dovette mettere la mano in tasca e dare la chiave al commissario.

A testa bassa si diresse verso i gradini dell'entrata dell'abitazione sedendosi sopra a mettendo la testa tra le mani.

I poliziotti aprirono la casetta cercarono da tutte le parti e sotto il ripiano trovarono la cassetta con le riviste porno, le stampe del suo amplesso con Massimo, le polaroid, gli indumenti di Edera sporchi dello sperma di lui e la carta di credito insieme al bigliettino del codice pin. Malamo si sentì male e svenne. Annalisa lo seguì svenendo a sua volta vedendo tutto il contenuto della cassetta di legno. Matteo, Valentino ed Anastasia rimasero esterrefatti davanti all'evidenza dei fatti.

''Come è possibile tutto questo, come è possibile! Come può essere successo questo inferno... comeeeeeeeee!'' Ripeteva Matteo come un mantra disperato.

'' La ruota gira cari miei, e gira proprio per tutti,'' disse dentro di sé Edera.

Il commissario si avvicinò a lei portandole davanti i due sacchetti sia quello con dentro la sua carta di credito sia l'altro con i suoi indumenti sporchi.

Commissario: '' Son suoi questi? Questa carta è sua?''

Edera: '' Si signore è tutto mio! Come hanno fatto a finire li dentro?'' Chiese stupita.

Commissario: '' Quando abbiamo frugato in camera sua abbiamo trovato altri indumenti appartenenti a lei sporchi di sperma. Credo che questi siano stati prelevati e portati di sotto dalla stessa mano che li ha sporcati. Dovrebbe venire in centrale con noi per rilasciare una sua dichiarazione dei fatti e sporgere denuncia contro i signori che l'hanno ospitata e di cui hanno commesso furto nei suoi confronti nonché atti di osceni con alcuni dei suoi indumenti.''

Edera: '' Va bene ma io non voglio più restare qui dentro, voglio andar via da questa casa.''

Matteo le andò incontro.

Matteo: '' Mi occuperò io stesso di trovarti un albergo e pagare tutte le spese sia della macchina che del tuo soggiorno qui.'' Disse cortesemente.

Edera: '' Nono grazie faccio da sola. Non dovevo fidarmi già dal principio.''

Commissario: ''Non si preoccupi di lei, ci penseremo noi a cercarle l'albergo e ad accreditare alla sua famiglia tutto il tempo di cui la signorina rimarrà ospite nel posto in cui sceglierà di stare. Pensi piuttosto a trovare un buon avvocato per lei e la sua famiglia perchè ne avrete bisogno.''

Si fecero i dovuti esami sugli oggetti e risultò che lo sperma apparteneva al signor Malamo, la carta di credito era di proprietà di Edera. Si vide il prelievo fatto dalla carta quella stessa mattina, le impronte di Malamo sia sulla carta di credito sia sul portafoglio che sulla borsa di Edera. Nonché il notevole materiale pornografico omosessuale di proprietà di Malamo e le scene esplicite di sesso tra lui ed il giardiniere. Edera fece trovare anche la foto con la dedica firmata da Malamo nel taschino interno di una sua giacca. Rimase il resto della settimana in un bell'albergo a Pallanza, rilassandosi in piscina con Hermes che venne a trovarla pregato da lei per farle compagnia. Fu risarcita di tutti i danni avuti e delle offese ricevute con quell'atto sessuale feticista da parte di quell'uomo, anche se lei sapeva benissimo che Malamo era andato a pulirsi con i suoi indumenti per fare uno spregio diretto alla sua persona.

La notizia dello scandalo fu diffusa dalla polizia su tutti i giornali del paese. La reputazione della famiglia di Matteo fu distrutta in soli due giorni, finirono sulla bocca di tutti ma si sa '' chi non ha peccato scagli la prima pietra,'' e certe anime non hanno bisogno certo di tanti scheletri nell'armadio per dare il peggio di sé in maniera così naturale.......che vergogna!!!!

Da li se ne andarono a trascorrere una settimana in Cornovaglia e di Matteo e della sua famiglia non volle mai più sentirne nemmeno i nomi nè tantomeno l'esistenza.

Hermes: '' Allora Edera, avevo torto su quello che ti raccontavo di quella gente?'' Le chiese una sera mentre erano distesi sulle sdraio a casa di lei.

Edera. '' No mio caro, avevi perfettamente ragione anche se credo che la gente per bene e i pezzi di merda si trovino davvero dappertutto. Poi ci sono luoghi con un alto concentrato e luoghi con un minimo ma il detto che tutto il mondo è paese credo che sia sacrosanto.

Hermes: '' A quando il tuo ritorno a Verbania allora?''

Edera: '' Verbania? E dov'è? C'è scritta sulla cartina geografica o e uno di quei posti in culo ai lupi di cui nessuno conosce l'esistenza?

Hermes: '' Credo sia entrambi!''

Edera: '' Ah ok, ma sai che ti dico........noi stiamo bene come stiamo e di loro.......non ce ne frega un cazzo!

Il mattino dopo Edera andò a fare la spesa. Entrando in uno dei corridoi del supermercato urtò contro un signore che stava di spalle.

Il cestino che aveva in mano le cadde a terra e la sua roba si sparse sul pavimento.

''Mi scusi signorina, non l'avevo vista arrivare, mi scusi davvero.'' Disse il giovane uomo che aveva rovesciato il suo cestino.

Edera: ''Non si preoccupi, non è successo niente.'' Gli rispose.

Si chinò a raccogliere la sua spesa mentre anche l'altro si stava chinando e nel frattempo si diedero una craniata testa contro testa.

Tutti e due si misero le mani sulla fronte per contenere la botta.

Lo sguardo di Edera cadde sulla mano destra di lui, si accorse che aveva una cicatrice sul pollice. Lui si accorse che lei gli stava guardando la mano e con quella le tocco il mento.

Uomo: '' Me la sono fatta a dodici anni, sono caduto dalla bicicletta mentre andavo a scuola.'' Le disse con un sorriso.

''Capisco,'' Disse Edera. ''Di dov'è lei?'' Gli chiese.

Uomo: ''Sono di Milano ma vivo qui in Toscana da sei anni ormai. Sono un chimico, mi occupo dei prodotti dell'alimentazione.''

Edera: '' Dev'essere un lavoro molto gratificante! Io faccio la telefonista in un centralino Call Center ma ancora per poco. Ho trovato un lavoro come impiegata statale all'ufficio delle imposte. Almeno ho tutto il pomeriggio e la sera liberi.''

Uomo: '' Io mi chiamo Carlo e lei.'' Le chiese.

''Mi chiamo Edera,'' rispose lei dandogli la mano.

La stretta fu decisamente calorosa e corposa.

Carlo: '' Posso invitarla a prendere un caffè?''

Edera: '' Ma certo, perchè no!''

Andarono in un bar vicino dopo aver sistemato la spesa in macchina. Nel mentre, Hermes apparve da dietro l'angolo.

Hermes: '' Buongiorno gattina come va?'' Disse vedendola.

Edera: '' Buongiorno amore,'' gli rispose abbracciandolo e baciandolo sulla guancia.

Carlo rimase un po' perplesso vedendoli abbracciati,'' forse è il suo uomo,'' pensò.

Edera: '' Carlo ti presento il mio grande amico Hemes. Lui è tutto il mio bene,'' gli disse presentandoli.

Carlo allungò la mano stringendo calorosamente quella di Hermes.

Carlo: '' Piacere mio Hermes,'' disse sollevato della notizia.

Hermes: '' Molto piacere Carlo, sai io sono la sua sorellina adorata. Come dicono dalle tue parti sono un …...culattone!''

Carlo: '' Come dicono i malati mentali vorrai dire! Io ho un fratello gay e guai a chi me lo tocca. Lui è una persona fantastica e credo che anche tu lo sia.'' Disse queste parole mettendole le braccia dietro le spalle e abbracciandolo forte.

Edera fu molto contenta di quel gesto affettuoso.

'' Visto che è l'ora di pranzo, che ne dite se andiamo a mangiare tutti insieme a casa mia,'' propose Edera.

Carlo: '' Per me non ci sono problemi e tu Hermes?'' Gli chiese gentilmente.

''Ok,'' rispose il ragazzo.

Durante il tragitto in macchina, parlarono molto e si conobbero meglio. Una volta a casa erano già vecchi amici tutti e tre. Quando Edera aprì la porta, Luna spuntò da dietro l'uscio. Carlo la prese subito in braccio facendole le coccole con grande felicità della gatta che strusciava la testa contro le braccia forti di lui.

Hermes: '' Allora, chi è che prepara il pranzo?'' Chiese a tutti e due.

''Preocupat' mia gà pensi mi!'' Rispose Edera facendo il verso a Matteo.

Hermes: '' Oh no ti prego butta quel dialetto nel cesso e tira lo sciacquone hahahaha!'' Disse ridendo.

Fu una giornata tranquilla. I tre ragazzi si divertirono a parlare della loro vita e si conobbero meglio. Luna pranzò insieme a loro al suo solito posto sul tavolo.

Si scambiarono i numeri di cellulare e concordarono di vedersi a cena la sera del giorno successivo. Tra Carlo e Edera era tangibile l'attrazione. Luna gli aveva fatto le fusa per tutto il tempo che lui era stato in casa ed Hermes si era sentito benvoluto anche da lui.

La sera Edera rimase da sola. Prese una candela bianca ed una rosa, sparse dei petali di gardenia costruendo un cerchio e vi si mise al centro. Accese un piccolo fuoco in uno dei contenitori. Aprì il cerchio magico con l'athame, chiamò i sacri guardiani invocò la Grande Madre e accese degli incensi alla rosa. Prese una ciotola piena d'acqua e immerse tre cucchiai di miele all'interno mescolando dolcemente.

''La dolcezza del tuo respiro

la tenerezza dell'amore

la passione del cuore

la poesia dei sentimenti

siano come petali di fiori

che raggiungono giardini immensi

siano come arcobaleni di felicità

che colorano il mondo.

Per il tuo aiuto ed il tuo sostegno

per la calma che mi ha dato

e l'ingegno

io ti ringrazio mia Signora.''

Vi lasciò cadere dei fiori di gelsomino sulla superficie dell'acqua e mise al centro una pietra di luna.

Resto ancora un po' a meditare sulla luna e sull'acqua, ne bevve tre sorsi. Poi ringrazio la Grande madre, congedò i Guardiani e chiuse il cerchio.

Mise la ciotola nel punto più alto sul terrazzo e andò a dormire.

Dopo poco Luna spuntò da dietro il comignolo del camino, si diresse proprio verso la ciotola, la annusò e delicatamente ne lappò tutto il contenuto quando ebbe finito alzò la testolina verso l'alto. I suoi occhi erano di un bianco intenso, sembravano due raggi di luce che guardavano le stelle. Si mise seduta sulle zampe posteriori, sul cornicione del tetto. Vista da dietro sembrava una bellissima donna di schiena con le gambe accavallate che si cullava alla brezza notturna lasciandosi incantare dalla bellezza immensa delle stelle.

Forse lei stessa era l'essenza della luna, l'anima dalla luce d'argento che vegliava su Edera per donarle felicità e amore.


Gianny Mirra 02/02/2012 19:25 1 1136

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Letto in un fiato! Mi ha incuriosita, dopo andrò a leggere il precedente! molto ben scritto, complimenti!»
rosanna gazzaniga

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Il primo racconto pubblicato:
 
Tiuilip & Sneachta (17/11/2010)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
Cliffs of Moher (04/10/2012)

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