La mia infanzia è stata benedetta dall’Amore dei nonni, con i quali ho trascorso il primo di tanti periodi felici della mia vita.
Ero poco più di una bambina quando mano nella mano di mia nonna, andavo a passeggio tra i castagneti a raccogliere le piante per poi catalogarle in uno splendido erbario.
Tra la Luce che filtrava dalle fronde degli alberi, si creava un’atmosfera magica che impregnava i boschi di incanto e di meraviglia.
Ad ogni passo nonna si fermava a descrivermi le caratteristiche di ogni singola pianta, ma lo faceva con una passione tale che trasformava l’insegnamento in una gioiosa scoperta.
La contentezza che traspariva dal trasmettermi il suo tangibile interesse per i fiori, vale molto più di qualsiasi nozione e del sapere erudito di mille generazioni.
La mia curiosità era forte quasi quanto la mia fantasia che istintivamente mi chiamava ad attribuire ad ogni manifestazione della natura, poteri nascosti agli occhi degli scettici ma ben visibili al Cuore dei consapevoli.
Mi piaceva immaginare che le stirpi dei guerrieri raminghi nascessero dalle radici degli alberi boschivi che affondavano la loro storia nelle discendenze della Terra.
Dal gomito ligneo di un albero nodoso, si inarcavano verso il cielo diramazioni di plastiche dita che, protese ad accarezzare la leggiadria, sembravano imitare la posa di una ballerina di danza classica nell'atto di terminare l'inchino, adagiando le ali del cigno sull'eleganza delle proprie braccia.
Sicuramente vi sarà capitato di osservare la munificenza della montagna e di scorgervi “alberi-eroi” piantati sopra il vuoto come medaglie appuntate sopra il petto di strapiombi, alberi che scrivono in aria storie che si leggono stando sdraiati a pancia in su.
Alberi che vivono la frustata dei fulmini, la cui scarica di Luce doma l'oscurità delle loro ombrose fronde.
Alberi guerrieri che, affacciandosi su indomiti precipizi ricolmi di vuoto, combattono la loro silenziosa e solitaria battaglia con la propria sedentaria presenza.
Alberi che inceneriscono la notte trasformandosi in ospitali rifugi d'occhi fosforescenti e dai cui rami, la brillante Luna, ricava sgombri e confortevoli scaffali su cui appoggiarsi vaporosamente.
Alberi che incartano di smeraldo la montagna come fosse un pacco da regalare alla Vita.
E’ di questi alberi che con la fantasia cavalcavo le nude cortecce, aggrappandomi alla loro fluente chioma come fosse criniera da briglia.
E’ sulle spalle di questi alberi che salivo festante a cavalcioni, lasciando che le gambe dondolassero fiduciose sul mio forestiero destino, un destino ancorché impregnato della consapevolezza che, per quanto lasciati in balia del Vento, i miei passi avrebbero saputo stabilizzarsi camminando lungo il crinale dell’Amore.
Sono stata una bambina fortunata, che ha appreso la bellezza dell’ambiente circostante attraverso la percezione del Cuore di una Grande Maestra, ravvisando la Verità contenuta nella Sua conoscenza e nel Suo incondizionato Amore per la natura.