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Love boat

Amore

Pascal era un appassionato di navigazione, ma la sua inclinazione allo studio pendeva come la torre di Pisa, pertanto l'unico sbocco nel settore l'aveva trovato quando il capitano di una famosa nave da crociera, gli aveva proposto di diventare mozzo. La sua giornata cominciava molto presto, ma a Pascal piaceva il suo lavoro e lo svolgeva con particolare dedizione: tra le varie mansioni doveva pulire il ponte della nave, controllare che i rifornimenti di provviste non scarseggiassero e nel caso provvedere al relativo rifornimento e ovviamente doveva sbucciare altissime montagne di patate, compito a cui si dedicava la sera, in una cabina adiacente la stiva della nave ed il cui unico contatto esterno era un bocchettone d'aria comunicante con la sala da ballo. Essendo una nave prestigiosa, gli ospiti che la occupavano erano persone altolocate e popolari che non avevano niente da spartire con la misera realtà a cui Pascal era avvezzo. Sapeva che quella gente faceva parte di un mondo che lui non poteva immaginare e che, data la sua scarsa attitudine alla conciliazione, non si sarebbe nemmeno sforzato di capire, e poi del resto non gli interessava neppure. Una sera stava quasi per addormentarsi mentre mondava l'ultima fatica della sua giornata quando una voce angelica entrò nella cabina passando attraverso il bocchettone. Doveva sicuramente aver sognato perché una voce cosi bella non poteva appartenere ad un essere umano. Si stropicciò gli occhi e tese l’orecchio per prestare maggiore attenzione. Che voce! Pensò che una donna dotata di un simile dono avrebbe sicuramente dovuto essere bellissima. Ed in effetti Charlize era un affascinante trentenne la cui abilità canora era direttamente proporzionale al suo charme. Forte del fatto che una donna del genere non si sarebbe mai accorta di uno come lui, una sera terminò anticipatamente le varie incombenze e senza dare nell’occhio si nascose dietro la piglia principale della sala da ballo, lontano dagli sguardi della gente e protetto dal buio del locale. Quando la vide rimase basito: era una creatura dolcissima dalle movenze accattivanti e cariche di un velato erotismo che lasciavano intuire dovesse essere un'amante focosa e sensuale. I sensi di Pascal furono letteralmente rapiti, ammaliati da quel fascino che poteva solo esser figlio di una sirena. Si perse nella contemplazione di quello spettacolo senza accorgersi che nel frattempo le luci si erano accese e che nella stanza la vita aveva ripreso a scorrere normalmente. D'un tratto sentì gli occhi di lei, che intanto era scesa dal palco, puntarglisi addosso come due riflettori. Sapeva d'essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma il terrore gli paralizzò le gambe impedendogli di reagire. Lei con la grazia di una gazzella distolse lo sguardo conscia che se non l’avesse fatto avrebbe sicuramente mietuto l’ennesima vittima del suo magnetismo femminile. Charlize che aveva una memoria fotografica fuori dal comune, riconobbe in Pascal quello che fu il suo primo amore, un amore che le circostanze della vita fecero naufragare mandandolo a picco come un relitto in fondo al mare, nel momento in cui venne a scontrarsi con l’iceberg delle ipocrisie sottese all'ambiente aristocratico da cui lei proveniva. Frequentavano lo stesso liceo, ma mentre Pascal abbandonò gli studi per dedicarsi al mantenimento della famiglia d’origine, cosa che non gli dispiacque data la sua avversione all’indottrinamento, lei proseguì la sua educazione dedicandosi anima e corpo alla passione della sua vita: il canto. Le loro strade si divisero, ma nonostante le loro classi sociali fossero inconciliabili, nessuno dei due aveva mai saputo accettare l’idea che le questioni economiche potessero dettar legge sulle vicende di cuore. Quando a Charlize fu offerta la possibilità di lavorare su quella nave, ne era ormai passata di acqua sotto i ponti e lei era riuscita a ribellarsi alle maglie di quella politica perbenista che le erano sempre state troppo strette e che la schiavizzavano sotto le mentite spoglie di una libertà travestita con ricchezza d'abiti, viaggi mondani, frequentazioni di lusso e sfarzose comodità. Pascal era ancora shoccato da quella visione e mentre si dirigeva verso la sua cabina pensava che la mente talvolta gioca brutti scherzi. Gli sembrava infatti che quella donna gli avesse sorriso, ma come poteva essere? A lui, poi! No ... Impossibile! Charlize era cambiata così tanto che era diventata irriconoscibile agli occhi di Pascal, ma l’affinità di cuore trascende i sensi fisici riconoscendosi intimamente. Quella notte Pascal non riuscì a prendere sonno, doveva assolutamente escogitare un modo per conoscerla. Era disposto ad essere respinto, deriso o umiliato, ma voleva almeno provarci, in fondo non aveva niente da perdere. Prese il telefono e compose il numero del suo più caro amico: un uomo rispettabilissimo ed integerrimo che in seguito ad una tragedia famigliare, aveva deciso di cambiar vita e di abbandonare l’impresa di cui era dirigente, per condurre un esistenza precaria, fatta di stenti quotidiani. “Andrew ho bisogno di te... Dovresti insegnarmi il bon ton del gentiluomo.” – “Pascal ma che dici? Tu che hai sempre deriso il mio precedente stile di vita ora ti vuoi conformare a quelli che tu stesso definivi pinguini stereotipati? Lascia che indovini, c'è di mezzo una donna. Eh va bene, come vuoi ma ricordati che le donne sono un pessimo investimento e te lo dice uno che di "economia" se ne intende.” Pascal divenne un damerino con i fiocchi tanto che perse persino il suo leggero accento provinciale. Sembrava Julia Roberts appena uscita dal set di Pretty Woman. Forte di questo suo cambiamento invitò Charlize a cena. Ma se questa anziché rispondergli a parole gli avesse dato un pugno nello stomaco, probabilmente l’avrebbe ferito di meno: “Pascal, non ti ricordi di me, vero? Eppure il tuo cambiamento è molto più evidente del mio. Quando da ragazzi mi innamorai di te ciò che mi colpì fu la tua coerenza, vederti difendere la classe meno abbiente a scapito delle comodità che ne sarebbero derivate se solo avessi rinnegato i tuoi principi, era per me la conferma della tua integrità. Avrei potuto accettare questa inversione di rotta se fosse stata attribuibile ad una rivisitazione dei tuoi pensieri, maturata sulla base delle tue esperienze ... Ma rivoluzionare il tuo modo di essere per qualcun altro che non sia tu, la trovo un offesa ed una mancanza di rispetto sia nei tuoi confronti che nei miei. Acconsentendo a questa tua “folle metamorfosi” contribuirei a creare l’ennesimo manichino preparato a stare al proprio posto nella società, ma incapace di amarsi e di conseguenza di amare. Pertanto scusami ma mi vedo costretta a dirti addio, almeno fino a quando il vecchio Pascal non farà ritorno nel tuo corpo.”


Chiara Vacchieri 09/03/2011 18:58 1060

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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