Doveva dirglielo. “ Oh, se glielo avrebbe detto, che era un’ emerita stronza!”
Eppure lei sapeva. Non avrebbe dovuto metterlo nella condizione di non potersi esimere.
“ Brutta strega, sembra lo faccia apposta”.
Non aveva potuto rifiutare, per non fare la figura di quello che non apprezza l’ impegno e rimane in disparte a osservare.
“ Stupido … stupido”, si disse. Tutto perché con lei non riusciva mai a farsi valere. Alla fine decideva sempre sua moglie che era anche il suo vice. Mai una volta che sapesse imporsi e schiaffargli in faccia un bel no decisivo. E ora eccolo lì a pagare pegno per la sua esecrabile debolezza: eccolo, correre a perdifiato tra la folla, proprio il giorno in cui il paese era pieno zeppo di gente per la sagra della porchetta. Accidenti anche a loro.“ Spostatevi” Ripeté tra sé, consapevole che se non avesse raggiunto casa, avrebbe dovuto trovare al più presto una valida soluzione.
“ Dove, come”, si ripeteva, mentre sempre di corsa allungava lo sguardo a destra e sinistra.
Non un bar nelle vicinanze. Non un angolo libero. E lui troppo distante da casa.
“ Quella maledetta riunione cittadina in piazza”. L’ avessero perlomeno organizzata in una scuola o al municipio. No! Proprio nella piazza del paese. “ E vogliamo parlare di quelle ributtanti tartine al tonno”? Cosa c’ entravano con la sagra della porchetta era ancora un mistero. Lei sapeva, eppure si ostinava a proporle per ogni occasione mangereccia.“ Manco fosse caviale”. E ora eccolo correre a perdifiato.
“ Qualcuno ha mai provato a correre e in contemporanea stringere lo sfintere per non farsela addosso?”
Troppo tardi… nessuno gli avrebbe risposto. Ora doveva correre più veloce che mai, perché il puzzo del primo cittadino cominciava a disperdersi dai suoi pantaloni e a sollevarsi come una nuvola disgustosa e imbarazzante nell’ aria.
E non ne voleva proprio sapere, di confondersi con l’ odore della porchetta.