C’ era una volta un piccolo riccio dagli aculei spinosi che amava avventurarsi lungo i sentieri al margine del bosco.
Il piccolo che per natura era curioso e adorava vivere a contatto della natura, durante le scorribande notturne spesso si allontanava dalla famigliola con l’ intento di scovare qualcosa di appetitoso oltre gli insetti e i lombrichi di cui solitamente si cibava. Una notte arrivò all’ incrocio di due sentieri, qui si fermò e si trattenne un poco lungo il margine, dove la vegetazione era più fitta, perché era incerto su quale direzione prendere, e per meglio individuare da chi e da dove provenisse il leggero fruscio che gli era appena giunto alle orecchie. Sbirciò attraverso i cespugli e gli sembrò di scorgere un sasso muovere con lentezza, guardò con più attenzione e decise di uscire allo scoperto poiché aveva capito che il sasso, che aveva zampe e testa, non era altro che un’ innocua tartaruga.
Il piccolo riccio si avvicinò alla vecchia tartaruga, la quale, dopo le presentazioni di rito trovandolo simpatico e troppo piccolo per vagabondare tutto solo; lo invitò a seguirla.
Lo condusse a un pianoro recintato. Al centro del quale c’ era una vecchia abitazione in pietra. Intorno alla casa c’ era l’ orto. I due passando attraverso una piccola apertura del recinto lo raggiunsero e vi entrarono.
Per il riccio l’ orto era un mondo nuovo da scoprire. Dopo la lunga camminata sentiva il bisogno di bere e di mangiare, così, senza indugio, si diresse verso l’ insalata e cominciò ad assaporare le foglie tenere e fresche, quel terreno era pieno di delizie, c’ erano lumache, falene e verdura a volontà. I lombrichi erano più grassocci e saporiti di quelli del bosco.
Dopo aver mangiato a sazietà, il piccolo riccio seguendo l’ esempio della tartaruga scovò un posticino tranquillo vicino alla legnaia, si appallottolò e si mise a dormire che oramai era giunta l’ alba.
Si risvegliò la sera successiva al calare delle tenebre, con la voglia di sgranchire le zampette e riempire di nuovo lo stomaco. Il gatto della casa gli gironzolava intorno con la coda che teneva alta e sembrava un punto interrogativo. Lo annusava, ma non si avvicinava troppo. Forse aveva paura degli aculei che l’ animaletto ungeva con la saliva, la quale contiene una sostanza irritante che li rende più pericolosi o forse non aveva mai visto un riccio. Fatto sta che il gatto per un po’ balzò di qua e di là, si lanciò in brevi corse, poi perse l’ interesse e rivolse la sua attenzione a un topino che passava lì vicino e andò via.
Il riccio dopo il breve intermezzo fece un giretto d’ ispezione. Voleva vedere che fine aveva fatto la vecchia tartaruga. Si spinse fino alla casa che era ancora illuminata. Dall’ interno giungevano voci allegre di adulti e bambini. Per paura s’ intrufolò nell’ aiuola e da lì arrivò sotto il pergolato di glicine: grossi grappoli penzolavano curiosi sopra della ciotola del gatto, piena di croccantini. Il riccio arricciò il nasino umido. Guardò i grappoli, poi la ciottola, poi di nuovo i grappoli, infine tuffò il musino dentro la ciottola e in un baleno mangiò tutti i croccantini del gatto.
Passarono i giorni. Il piccolo riccio sembrava aver trovato un posto stabile dove abitare. Gli piacevano i nuovi amici, la vecchia tartaruga era saggia come una mamma, lo aveva aiutato a inserirsi nel nuovo ambiente elargendo consigli utili. Vedendo che gradiva il cibo del gatto gli aveva consigliato di non mangiare tutti i croccantini ma di lasciarne sempre a sufficienza per il felino e di evitare di bere il latte qualora ne avesse trovato nella ciotola, perché per lui poteva essere velenoso.
Gli abitanti della casa si erano accorti della sua presenza, ma dopo l’ iniziale preoccupazione per le verdure che trovavano mangiucchiate, avevano imparato a ignorarlo, dato che si erano accorti che il danno non era grave e quel piccolo animaletto era utile perché li aiutava a liberarsi degli insetti e da alcuni parassiti delle piante.
Gli umani dormivano di notte, il piccolo riccio durante il giorno, quindi erano rari i casi in cui potevano incontrarsi. La notte era animata dal frinire dei grilli, dal gracchiare delle rane in mezzo all’ erba umida, dal movimento silenzioso delle falene e il piccolo animaletto si muoveva sereno e in libertà divertendosi a cacciare.
I padroni di casa amavano il mare e le sere d’ estate andavano a pescare. Una sera di Luglio gli umani si ritrovarono con degli amici nel grande giardino, erano molto euforici, ridevano e scherzavano mentre preparavano la grande tavolata sotto il pergolato.
Erano rientrati dal mare con due grandi secchi e non facevano altro che strepitare. Qualcuno disse a voce alta « E vai! Stasera si mangiano i ricci!».
L’ ingenuo animaletto che si aggirava nei dintorni, a sentire quelle parole ebbe un tuffo al cuore. Non era possibile, non potevano essere così crudeli. I ricci erano suoi parenti, doveva fare qualcosa e subito, prima che mangiassero anche lui.
Approfittando della momentanea assenza degli umani che erano dentro la casa, indaffarati, il piccolo eroe si avvicinò ai secchi, chiamò i piccoli ricci, li supplicò di reagire e fuggire con lui, ma loro rimasero immobili e appallottolati e non reagirono al suo richiamo. Pensò che fossero un po’ diversi da lui, avevano anche uno strano odore ma questo, forse, dipendeva dal fatto che erano già morti e lui oramai non poteva fare più niente per loro.
Disperato ritornò a nascondersi dietro un vaso di gerani e non riuscì più a muoversi perché terrorizzato dalla paura. Gli umani portarono in tavola il pane, il vino, il limone, un’ enorme zuppiera fumante con spaghetti e ricci. Sentì qualcuno dire che li preferiva crudi, per cui pensò che stesse mangiandoli vivi e inorridì fino quasi a svenire.
Mentre gli umani continuavano i festeggiamenti banchettando con i resti dei poveri ricci, lui ebbe la forza di allontanarsi.
Che mondo crudele, che persone cattive. Doveva ritornare a casa, non poteva più stare in mezzo a dei mostri. Era quasi giunto al cancello quando incontrò la vecchia tartaruga, il piccolo non aveva più lacrime e con un filo di voce raccontò ciò che aveva visto. La vecchia e saggia tartaruga non lo interruppe, ascoltò il racconto sino alla fine, poi trattenendosi dal ridere e con la pacatezza che la distingueva, spiegò al tenero e inesperto animaletto la differenza che c’è fra un riccio di mare e uno di terra.
Il piccolo ascoltò con interesse, avrebbe voluto ringraziare, ma fu distratto da una raganella verde che era passata di lì saltellando e ricordando che quella sera non aveva ancora mangiato si apprestò a ritornare nell’ orto.
.