Come amo la solitudine e il silenzio! Mi rigenerano, mi fanno sentire viva perché prendo coscienza di me, mi accorgo di esserci, sento la mia presenza e nient’ altro.
Sono sola in casa, in compagnia di me stessa.
Non sto facendo nulla di speciale. Scrivo, bevo un ginseng, fumo una sigaretta, eppure mi sento bene, non chiedo altro che di rimanere sola per un po’ a godermi il piacere di sentirmi, come in una sorta di dichiarazione di esistenza, un essere vivente con una propria coscienza, con un cuore e un’ anima liberi da interferenze, semplice e unica come sono.
Quanto è preziosa la solitudine! Come è consolante il silenzio. Il suono delle campane, che rompono questo silenzio, diventa una melodia, così cristallino e solitario com’è anch’ esso, puro, senza altri rumori a sciuparne la nitidezza.
Mi domando quante volte nella mia già lunga vita ho messo al centro dei miei pensieri unicamente me stessa. Non cerco di darmi una risposta, perché so bene quale sarebbe: non l’ ho fatto mai.
Mai ho scelto ciò che davvero desideravo per me. Sempre le mie decisioni finali sono state in qualche modo condizionate da ciò che avevo intorno, persone care, famiglia, il giudizio della gente, i miei figli, il lavoro, il dispiacere che avrei causato agli altri. Ogni volta ho anteposto qualcuno di questi fattori a quella che credevo poter essere la mia felicità, ogni volta vi ho rinunciato per qualcosa o qualcuno.
E oggi mi ritrovo a considerare una sorta di felicità questi momenti di solitudine, che rappresentano la libertà e la naturalezza della mia interiorità.
Non devo sorridere, se non mi va. Non devo chiedere a chi mi sta accanto se ha bisogno di qualcosa. Non devo preoccuparmi di studiare l’ espressione del viso di chi amo, per accertarmi che tutto vada bene. Non ho obblighi. non sono costretta a fare nulla e posso parlare con me stessa e confessarmi le mie insoddisfazioni e i miei rimpianti, senza il timore di dover spiegare perché provo questa o quella sensazione, senza nascondere le mie emozioni e il mio dolore. Volendo, potrei anche mettermi a piangere liberamente, senza dover rendere conto a nessuno. E sì, senza rendere conto a nessuno, perché adesso, a quest’ età, se ti vedono piangere si preoccupano che tu stia cadendo in depressione. Ma io so bene che la depressione se la può permettere chi non è obbligato ad aiutare gli altri, coloro che hanno più bisogno di te e tu non puoi venir meno ai loro bisogni. Io non faccio parte della categoria, di conseguenza la depressione è un lusso che non mi spetta.
L’ ho avuta, tanti anni orsono, per un amore che non volevo perdere e invece fui costretta a rinunciarvi proprio da chi diceva di volermi bene, parenti, amici. Persi quell’ amore per rispetto di convenzioni a cui non credevo, per i consigli di chi mi diceva che sarebbe stato un grosso errore, che stavo scegliendo la persona sbagliata, mentre avrei dovuto tornare con chi in realtà (ma allora non si sapeva) già mi tradiva e che avrebbe continuato a farlo anche dopo la riappacificazione.
Sono vissuta per gran parte della mia vita nel rimpianto di quell’ amore che aveva assunto nella mia mente i connotati speciali degli amori impossibile, quelli che rendono la realtà che ti circonda totalmente diversa da quel che in effetti è. Ma è proprio questa la caratteristica degli amori impossibili, diventare di gran lunga più speciali, irripetibili, unici, rispetto agli amori che si vivono concretamente gioro per giorno.
Oggi mi rendo conto di quanto poco rispettosa di me stessa io sia stata nella vita, riconosco lucidamente le mie responsabilità in tutte le scelte sbagliate che ho fatto. Oggi riesco a capire che in fondo quell’ amore molto probabilmente non avrebbe retto alla prova del quotidiano, alla libertà di viverlo apertamente e forse sarebbe finito ben presto da sé, usurandosi come quei gioielli appariscenti che, al contatto della pelle, si anneriscono, perdendo la patina dorata di cui sono ricoperti. Ma di tutto questo non avrò mai la certezza, perciò talvolta quell’ amore torna nei miei sogni, la notte, e al mattino mi lascia nel cuore una dolcissima malinconia intrisa di rimpianto.
Ed è in momenti come questi che più severo si fa il giudizio verso la donna che non ho avuto il coraggio di essere né mai più potrò essere.
Ma non ho voglia di piangere adesso. Questo è il mio prezioso spazio di solitudine e non voglio sciuparlo con lacrime tardive e inutili. Durerà poco il miracolo e non si devono rovinare gli attimi di benessere per piangersi addosso. Finalmente ho capito che non serve a nulla. Il nastro non si srotola al contrario senza il rischio di spezzarlo.