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Fossi rimasta in casa pure questo fine settimana, il divano mi avrebbe chiesto il divorzio ed il ventilatore avrebbe dato le dimissioni. Fare zapping selvaggio non servì praticamente a nulla, repliche su repliche e programmi da far venire le crisi di identità pure a Freud. La maggior parte delle mie amiche si era piazzata davanti alla tv guardando quella montagna di merda di Temptetion Island, piuttosto un porno, sarebbe stato più divertente. Presi il cellulare e chiamai mia cugina, sicuramente aveva organizzato qualcosa, ci fosse stato spazio mi sarei aggregata più che volentieri. Era in programma una festa sulla spiaggia poco distante da Fortullino, fantastica idea, non tanto nelle mie corde, ma sempre meglio di stare a sentire l’ alito caldo dell’ ennesima notte estiva. Non volevo fare troppo tardi, stare fuori un po’,sarei rincasata relativamente presto. Dopo una ricca doccia, al ritmo di Lady Gaga ed Essenze d’ Oriente, mi detti una rapida sistemata a questo cespuglio selvaggio che mi cresceva in testa, ero vestita comoda, nulla di che, considerato il mio fisico anche se mi attopassi, nessuno si interesserebbe a me.
Presi il mio bolide grigio e puntai il gps verso sud, la strada scivolava tranquilla, poco traffico sul romito, quasi un miracolo, arrivata allo svincolo ecco i primi incolonnamenti. Scommisi su un incidente, il solito pirla al volante che sorpassava alla cazzo di cane e puntualmente si stampava sul muretto quando va bene e su un’ altra auto quando va male, stavolta gli è andata bene. La macchina l’avrebbe buttata via, ma almeno lo potrà raccontare.
Speravo di trovare posto abbastanza vicino, camminare a bordo strada con le ballerine non è il massimo della goduria, squillai mia cugina, la musica era fortissima, a stento capii quello che mi disse. Trovai un posteggio custodito a pochi passi dalla Villa Azzurra, ottimo. Mi sarei bevuta qualcosa di analcolico, visto facce diverse, liberata la mente dai pensieri e chissà, magari avrei conosciuto qualcuno di diverso, anche se la vedevo bigia; troppi cloni di copie carbone e troppe copie di stupida superficialità. Speravo di passare momenti leggeri senza patemi d’ animo, stalkerata dai soliti affamati, mezzi ubriachi, profumati come troie di casino e depilati come culi di bebè, pseudo uomini di questa era. La festa era immensa, una quantità di persone da far perdere la bussola. Venne mia cugina, un fisico da far invidia alle top model, lo sapeva, ma non ci marciava, restava umile nella sua bellezza acqua e sapone. Un bacio, quattro chiacchiere e via alle risate. Il buffet era vario e ricco, camerieri in divisa, servizio di sicurezza e per quanto chaos ci fosse, c’ era ordine. Bene, ero sollevata, alcuni erano vestiti in modo molto elegante, discreti, belli da vedere, coppie felici nei giri di tango e branchi di disperati nei ritmi da disco anni ‘ 80. Presi il piattino con un bicchiere di Bitter con scorza di limone e cercai un posto in disparte; vicino ad una staccionata di legno, il limite del clivo si affacciava dolcemente sul mare, che spettacolo. Le luci delle navi in rada, il profumo di bosco, la brezza leggera... poi qualcosa di strano catturò la mia attenzione. Una sagoma... se uomo o donna non lo so, distante dal rumore e dalla folla. Chi cercherebbe un angolo dove stare in silenzio e rinunciare ad una festa? Qualcuno di diverso, semplice. Mi si accese la curiosità, volevo vedere chi fosse, dovevo solo trovare il modo di arrivare laggiù senza finire a pelle d’ orso. |
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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