Rosalia rientrò in casa in preda ad un grande sconforto, la dichiarazione di Nino l’ aveva spiazzata, sapeva che nutriva nei suoi confronti un profondo affetto e sicuramente sarebbe stato un buon padre per sua figlia ma si chiedeva se fosse sufficiente questo, per dividere la propria esistenza con un’ altra persona. Totuccia si accorse che era molto turbata e voleva chiederle che cosa volesse Nino, ma siccome precedentemente si era infastidita per la sua curiosità, infatti le rispose che era una donna capace di badare a se stessa, evitò di domandarle qualcosa. Più tardi, dopo aver messo a letto la piccola, Rosalia si sedette sulla sedia a dondolo posta sul terrazzo e guardò il cielo, era una notte stellata e la luna a falce, si specchiava nello stagno vicino, mentre le raganelle riempivano l’ aria con il loro continuo gracidio.
Sulla maestosa quercia, al centro del giardino, una civetta si posò librando con le sue grandi ali, facendo smuovere i rami, lei osservava la natura circostante e un senso di quiete la pervase, si… ne era sicura ogni cosa presto sarebbe tornata al suo posto. Si era fatto molto tardi e l’ aria più fresca, quindi decise di rientrare in camera per andare a letto.
Indossò una camicia da notte di lino bianca, leggera e fresca rispetto a quella di flanella, poi inusualmente si rimirò allo specchio posto sul vecchio cassettone in noce e si soffermò sul viso, era una ragazza di appena ventitrè anni, ma nonostante ciò sembrava più vecchia della sua età, le vicissitudini l’ avevano segnata in modo tangibile.
Inoltre, dalle sue parti era risaputo che una donna, era da considerarsi vecchia non appena aveva superato il ventesimo anno di età, senza essersi sposata o almeno fidanzata, quindi, lei faceva parte di quella cerchia di signore cosidette “ Schette granni” e secondo per la mentalità di quella gente, destinata a restare zitella.
Rosalia pensava questo mentre vedeva riflessa la sua immagine, ma lei non si sentiva assolutamente vecchia e tanto meno era sua intenzione restare per tutta la vita da sola.
Spense la luce e si raggomitolò sotto le coperte come una bambina desiderosa d’ affetto e calore, aveva assolutamente bisogno di dormire, per rasserenare la mente e decidere cosa volesse fare della proposta di Nino. Incredibilmente ma vero, nel cuore della notte fu svegliata dai rumori provenienti da fuori, cercò di capire di cosa si trattasse ed anche se spaventata, aprì le ante della finestra per vedere di cosa si trattasse; intravide un’ ombra che s’ aggirava furtiva fra gli alberi. Non voleva svegliare le altre persone della casa, quindi si coprì con un pesante scialle e scese in giardino.
Fu grande la sorpresa, nello scoprire che lo sconosciuto era in realtà Biagio, il figlio di Donna Lucia. Lui le si avvicinò: ” E allura cca ti ammucci?”
Rosalia anche se aveva paura di quell’ uomo rispose con voce ferma: ” Tuni chi ci fai cca?”
Lui rispose con una calma che la fece rabbridire: ” Primu tu mi devi diri chi fini fici me matri, era cu te, nun jè vì ero? Me matri era forti, nun si sarrissi mai uccisa. L’ hai spinta tuni pi acqua, vì eru?”
Rosalia ribattè: ” Tuni si pazzu, iu nun sunnu capace mancu ri ammazzari ‘ na musca, e poi picchì l’ avrei dovuto fari, visto chi mi avi aiutatu a attruvari mo figghia.”
A quel punto, lui la prese per un braccio strattonandola violentemente, e le disse: ” Iu ù ora sacciu unni stai, e nun me ni vaiu si nun mi rici tuttu chiddu chi haju sapiri, e attenta chi comu jè sparia già ‘ na vù ota to figghia, po’ scumparì rì ‘ na secunna vù ota e pi sempri.”
Alla terribile minaccia, Rosalia si sentì morire, anche al sol pensiero che poteva ancora fare del male alla piccola, ed essendo un uomo senza scrupoli i suoi avvertimenti non potevano essere presi alla leggera. Detto questo Biagio sparì fra i campi, Rosalia credeva che stesse sognando, stava vivendo un incubo senza fine, inoltre, pensava sbagliando, che nessuno avesse assistito a quell’ incontro, invece Nino dal capanno, sentendo delle voci si era alzato e aveva visto e sentito tutto.
Ma non era intervenuto, poiché credeva che potesse sfruttare la cosa in suo favore, se Rosalia si sentiva minacciata da Biagio, sarebbe stata molto più vulnerabile ed in quel caso avrebbe dovuto trovare qualcuno che la proteggesse e quindi avrebbe potuto accettare la sua proposta di matrimonio. Era consapevole che si stava comportanto da meschino, ma in amore e in guerra è tutto lecito, almeno così di dice.
Le sue supposizioni furono esatte, a Rosalia la prima cosa che le venne in mente, fu quella di andare immediatamente da Nino per riferirgli di Biagio, lui era l’ unica persona che lo conosceva bene e quindi, capire esattamente che cosa volesse da lei Biagio.
Visibilmente scossa bussò alla porta del capanno… Nino rispose: “ Ma cu jè a chista ù ora?” ‘ N momentu chi arrivu.”
” Rà piri rapiri Ninu… sunnu iu”.
Lui vedendola in quello stato le chiese: ” Rusalia pi l’ amuri ri Diu, picchì si venuta? Hai bisù ognu ri me? Trasi… trasa.”
Rosalia le raccontò ogni cosa, lui finse di non aver visto nulla, ascoltò in silenzio, alla fine le confidò, quello che aveva scoperto il giorno dopo che lei era partita e che poteva essere questa la causa dell’ arrivo di Biagio. Le raccontò che quando il figlio di Donna Lucia aveva saputo della morte della mamma, sembrava impazzito, si era messo a rovistare in ogni angolo della pensione, mettendo a soqquadro tutta la casa e pretendendo di controllare anche le stanze degli ospiti. Era alla ricerca spasmodica di qualcosa di molto, molto importante.
Continuò dicendo che in seguito venendo a conoscenza della sua partenza, si era convinto che forse quello che cercava, poteva averlo lei, visto che era stata l’ ultima persona a vedere Donna Lucia in vita.
Gli aveva chiesto ripetutamente dov’ era e lui cercando in tutti i modi di sviarlo, gli aveva fatto intendere che Rosalia aveva intenzione di andare nel continente a rifarsi una vita con la bambina. Ma a quanto pare non gli aveva creduto, se era venuto a cercarla.
Rosalia incredula dopo il racconto di Nino concluse amaramente: ” E iu chi ni sacciu… A matri a mia nun risse nenti. Nzoccu (Che cosa) dovrei aviri? Ri chiddi jorna jè rimasto a mia sulu duluri e a vù ogghia ri lassari (Dimenticare).”
Nino in quel momento si sentì un verme, inconsapevolmente era stato lui a portare Biagio da lei, probabilmente l’ aveva seguito. Rosalia tornò a casa più tranquilla, dopo di che, lui le disse: ” Ci sunnu iu pi tia, nun ti scantari, sacciu comu haju a fari”.
Lei aveva fiducia, sapeva che non l’ avrebbe mai abbandonata, Nino era un porto sicuro. La persona giusta su cui puoi sempre contare. Forse in quel presciso istante prese la decisione più importante della sua vita, avrebbe sposato Nino. Ritornò dalla sua bambina, se l’ abbracciò stretta e le disse: ” Chista vù ota nuddu porterà a tia pi via. Ti giuru supra chista stainnata.”(Giornata)
Cominciava ad albeggiare e si prospettava una bella giornata di sole, per Rosalia sarebbe diventato anche un giorno da ricordare, avrebbe comunicato la sua decisione di sposare Nino. In realtà non sapeva come l’ avrebbero presa la madre e la zia, in quanto lo consideravano un brav’ uomo ma forse non adatto a lei, in quanto possedeva un carattere mite e probabilmente non avrebbe saputo tenere a freno la sua impulsività. Ad ogni modo era certa che avrebbero accettato qualsiasi sua scelta, l’ importante per loro era che si accasasse.
Un altro pensiero la preoccupava, era quello di Biagio, ripensava a tutto ciò che era accaduto in quei terribili giorni precedenti al ritrovamento della figlia e anche a quelli successivi. Più si arrovellava il cervello e più non ne veniva a capo, le sembrava di non aver notato nulla di particolare che avesse fatto o detto Donna Lucia. In aggiunta, non aveva la più pallida idea di cosa stesse cercando Biagio, tuttavia di una cosa era certa, si doveva trattare di denaro. Quell’ uomo era così avido e capace di vendere vite umane per soldi, come aveva già fatto con la sua bambina e non era affatto dispiaciuto per la morte improvvisa della madre, ciò che per lui contava era quello che la povera Lucia possedeva.
Adesso doveva pensare a come liberarsi di lui e della sua prepotenza…
Mentre cercava di darsi delle risposte le venne in mente un particolare che le era sfuggito, quando erano andate nella chiesa di San Bernardo, nel paese di Annuzza, Lucia l’ aveva fatta uscire dicendo che avrebbe parlato lei da sola con il sacerdote Don ‘ Ngiulinu. E si ricordava bene che si era sbrigata quasi subito, infatti restò meravigliata e glielo fece anche notare. Lucia tagliando corto le aveva detto che quando voleva raggiungere uno scopo non la fermava nessuno. A Rosalia vennero dei dubbi e se la donna avesse consegnato qualcosa proprio al prete? Non era da escludere, visto che lei credeva che il figlio fosse morto e non aveva più nessun parente stretto, e se avesse deciso già da prima di togliersi la vita e quindi avesse pianificato tutto? Sconfortata disse fra sé: ” Iu quannu avirrò n’ anticchia ri pace? Po ì essiri sulu a la mo morti.”
Nel paese intanto l’ arrivo di Biagio, aveva destato curiosità, non capitava spesso in quel periodo dell’ anno che ci fossero dei forestieri, poi i modi sgarbati del giovane aveva alimentato di più la morbosità della gente di sapere chi fosse e cosa facesse lì. Dopo l’ incontro con Rosalia aveva trovato alloggio nell’ unica pensione esistente, quella di ” Nanna Cetta”, appena entrato già si era lamentato dei servizi e della stanza, dicendo che era esposta male, che non era arredata in modo adeguato e che non erano celeri nel preparare il pranzo. Aveva talmente spazientito il proprietario, don Fifì che alla fine questi aveva risposto:” Macari si u cliente avi sempri raggiuni chista vù ota vi dicu si nun vi sta beni ca, iti via… Si mmeci volete ristari purtati rispì ettu.”
Biagio si prese il rimprovero e non ebbe nemmeno la cortesia di rispondere per chiedere scusa, anzi gli voltò le spalle e continuò la cena. Aveva ordinato due primi: strozzapreti ai profumi della Sicilia e rigatoni alla norma, due secondi: caponata di melanzane, involtini di pesce spada e per contorno verdure ripiene ed infine il dolce, una fetta di torta di rose. Sembrava la cena per quattro persone e non di una sola. Ma lui era una buona forchetta e divorò tutto in poco tempo, lasciando stupite le altre persone presenti.
Alla fine della cena, chiamò il ragazzo che serviva e gli chiese senza ritegno: ” Haju saputo chi ca pi paì si ci sunnu bedde caruse…”
E gli strizzò un occhio: ” Capisti? Tempu fa haju canusciutu ‘ na ri chiste picca serie… Rusalia…”
A sentire questo nome il ragazzo rispose: ” Iu nun conosco nuddu, mi scusasse ma haju ri fari.”
Biagio non sapeva di aver chiesto proprio alla persona sbagliata, in quanto Peppi, il ragazzo della pensione, era il fratello di Saro. Il quale non perse tempo domandò al padrone di poter uscire un attimo e andò immediatamente a riferirlo a Saro: ” Saru, c’è ‘ n stranieru chi nchiesta ri Rusalia… jè un là riu (brutto) mà sculu.”
Saro: ” E chistu cu jè? Chi disidera ri Rusalia? Amunì… chi vogghiu vì diri.” Cossicchè entrambi riornarono alla pensione, Biagio era seduto accanto al grande caminetto, fumando il suo sigaro. Saro gli si avvicinò chiedendo: ” Mi scusasse ma iu haju abbanniatu (conosciuto) Rusalia, vuatri comu a sapiti?”
Biagio lo guardò sospettoso poi chiese: ” E vuatri chi vuliti?”
Saro continuò: ” Picchì a circati?
Biagio: ” Sunnu minchie mo, e nun ci rù mpiti li cabassì si.”
Saro da testa calda qual’ era, non gli piacque il modo con cui gli aveva risposto e subito gli si scagliò contro, sbattendolo al muro: ” Ca nuddu veni e addimanna di li nuatri fimmine, accussì.”
Nonostante fosse bloccato da Saro, Biagio riuscì a prendere dalla sua tasca un piccolo coltello e glielo poggiò sulla pancia, Saro sentendo la lama, lo lasciò andare e questi: ” Uora vattinni si noni ti infrucchiu rintra a panza.”
Don Fifì vedendo quello che stava succedendo si rivolse a Saro:” Ccà rintra albergu mo, nun vogghiu circu (storie), vattinni fuora.”
A quel punto, non gli restò che andarsene senza avere le risposte che cercava, anche se questo non gli avrebbe impedito di indagare su quell’ uomo venuto da lontano.
Quella mattina, ansiosa com’ era, Rosalia si alzò prima degli altri e decise che avrebbe preparato una colazione diversa, dei biscotti della nonna, chiamati anche “ Zuccchero e uova” allo scopo di tenersi occupata, così da non pensare. Si accorse che le uova che le servivono erano insufficienti e sarebbe dovuta andare nel pollaio per prenderne altre.
Sperò di non incontrare Nino, giacchè i braccianti andavano molto presto nei campi a lavorare e quindi c’ era anche questa probabilità. E lei prima di comunicargli la decisione sulla proposta di matrimonio, desiderava parlarne con la madre e la zia.
Invece se lo trovò proprio davanti al pollaio, aveva preso un uovo caldo dal nido e dopo aver fatto due forellini sul guscio, se lo succhiò avidamente, Rosalia sapeva che ormai l’ aveva vista quindi non poteva evitarlo, lui appena la vide le disse scherzando: “ Attruvasti cu li manu rintra a quadara… ti pigghi i ova?”
Rosalia rispose: ” Cì ertu jè chi quannu nun vuoi vì diri unu, para a tia ravanzi.” Lui ribattè: ” Tantu bruttu sunnu?”
Lei: ” Scugna chiù pi ‘ drà chi haju passari…”
Poi si sentì chiedere quello che non avrebbe voluto sentire: ” Rusalia ci pinsasti a chiddu chi ti rissi?”
Lei: ” O Ninu hai primura? E aviri pacenza…”
Così dicendo entrò nel pollaio, raccolse le uova, lo salutò dicendogli che si sarebbero visti la sera.
Nel frattempo anche Totuccia e Assuntina si erano svegliate e vedendo Rosalia che stava rientrando le chiesero: ” Unni si annata? A pigghiari li ova?”
Lei le disse che voleva preparare i biscotti e aggiunse che voleva comunicargli una scelta importante che aveva preso.
” Allura parra…”
Rosalia sapeva che stava mettendo in gioco tutta la sua vita e da lì a poco non sarebbe più tornata indietro, aveva la netta sensazione di stare per commettere uno sbaglio, tuttavia in quel momento le sembrava la decisione più giusta: ” Iu mi maritu cu Ninu”.
Gettò così la notizia bruscamente e senza gioia. La guardarono ammutolite, erano sorprese e nello stesso tempo sconcertate dal comportamento della ragazza, non sapevano cosa dirle se dovevano essere contente perché finalmente potevano vederla accasata oppure domandarle se era sicura del passo che stava per compiere.
Rosalia: ” Allura chi dì citi? Nenti?”
La madre: ” Ci pigghiasti a ntrasatta (improvviso), si certa ri chiddu chi fai?”
Questa, rispose che quella era la giusta cosa da fare. Loro non dissero altro ed accettarono ciò che lei aveva deciso.
Il giorno trascorse come sempre, le solite mansioni, l’ orto, la casa, la bambina soltanto verso sera Rosalia fu presa dall’ angoscia, a momenti Nino si sarebbe presentato a casa per avere la risposta e avrebbe chiesto ufficialmente la sua mano come era usanza.
Erano circa le 19 e si era fatto buio da poco, in quanto le giornate andando verso la bella stagione si erano allungate, quando sentirono bussare, Rosalia andò ad aprire e si trovò Nino, vestito per le grandi occasioni, trovandolo carino gli fece un complimento, il primo dopo tanto tempo: ” Stai propriu beni… trasa.”
Lui arrossì dalla testa ai piedi, non era abiutato che gli facessero apprezzamenti e poi da Rosalia… era qualcosa di straordinario.
Lei lo fece entrare, dicendo: ” Apprima ti haju parrari iu… haju pigghiatu ‘ na strata, a risposta jè si…”
Nino non stava nella pelle dalla felicità, era imbambolato dall’ emozione, ancora non credeva a quello che aveva sentito: ” Pi daveru? Tuni mi facisti l’ omu ccchiù filici du munnu.”
Da quella sera Rosalia divenne ufficialmente la fidanzata di Nino, lui fece la sua richiesta, dichiarando che i suoi sentimenti erano sinceri e che si prometteva di renderla felice e di non farle mancare mai nulla.
Totuccia rispose: ” Cu vuol beni a mo figghia, pi mia jè binvinutu…”
Nino non sapeva che lei fosse in realtà la madre di Rosalia e pensò di non aver sentito bene, allora lei accorgendosi del suo stupore gli disse: ” Du mumentu chi si ri casa, e aviri sapiti tutta a canzuna…”
Così Nino seppe tutta la dolorosa storia di Totuccia e Rosalia.
Nonostante la sua felicità, era cosciente che Rosalia in realtà non contraccambiava il suo stesso sentimento ma solo che gli era sinceramente affezionata. D’ altra parte era convinto che il suo amore sarebbe bastato per entrambi. Ora c’ era un altro grande problema da risolvere ed era Biagio, quell’ uomo non li avrebbe mai lasciati liberi fino a che non trovava ciò che cercava. Doveva affrontarlo a tu per tu e fargli capire che Rosalia non aveva niente che lo potesse interessare e soprattutto che era all’ oscuro di ogni faccenda più o meno pulita che riguardavano lui e Donna Lucia.
L’ indomani chiese ad Assuntina di potersi recare in paese per comprare del filo spinato per fare una recenzione intorno all’ orto, per evitare che i cinghiali rovinassero tutti gli ortaggi. In realtà voleva incontrare Biagio, era quasi arrivato quando vide che in paese c’ era una grande confusione, alcune donne parlavano agitando le mani e mostrando la pensione di Nanna Cetta, non riusciva a capire che cosa fosse successo ma sicuramente era qualcosa di grave. Si avvicinò alla piazzetta e stava per chiedere cosa fosse accaduto, ma non ci fu bisogno, in mezzo alla piazza c’ era un corpo coperto con un lenzuolo, macchiato al centro, all’ altezza del cuore da una grande chiazza di sangue che velocemte si espandeva.