Rieccola, esclamò Piero tra sé, come ogni mattina si incontravano sul treno carico di pendolari, che dalla piccola stazione di Monticello (un paese di quattro anime) si dirigeva in città. Vedendola salire sul treno, pensò: speriamo che non si sieda nuovamente di fronte a me, quella sfacciata è senza pudore.
Ogni mattina saliva sempre sulla quarta carrozza del treno locale. Sapeva bene che a infastidirlo così tanto, non era solo la maleducazione, ma soprattutto il turbamento che la sua presenza gli procurava. Infatti, lui inconsciamente tutte le mattine, l’ aspettava con ansia e faceva in modo di sedersi sempre nello stesso posto, puntualmente lei arrivava e si accomodava dinanzi a lui. Poi iniziava con una serie di atteggiamenti di seduzione inequivocabili.
Solitamente vestiva dei tailleur molto seriosi, con la gonna al ginocchio e quando si sedeva, la sollevava leggermente, per accavallare le gambe, così da lasciare intravedere la biancheria intima molto succinta o addirittura, quando non l’ indossava proprio, mostrava con disinvoltura la sua nudità.
La prima volta che era successo, Piero stava tranquillamente leggendo il suo giornale e lei gli chiese se era informato sullo sciopero dei treni, previsto per l’ indomani. Lui era così assorto nella lettura da non accorgersi della donna. Aveva alzato lo sguardo incontrando due occhi grandi e neri ed il più bel sorriso che avesse mai visto. Poi il suo sguardo scivolò fra le gambe della sconosciuta e rimase letteralmente sconvolto nel vedere che sotto la gonna non portava nulla. Aveva cercato di distogliere la vista ma ogni volta che alzava il viso era inevitabile ammirare quello che sfrontatamente gli veniva offerto.
Il mattino seguente si ripeté la stessa scena, lei si sedette e lamentandosi per il gran caldo, questa volta si slacciò i primi bottoni della camicetta, gli apparve un decolleté dalla pelle liscia e vellutata come la seta, che s’ accompagnava al suo respiro, sollevandosi dolcemente in modo sensuale ed accattivante. Poi si passò un leggero strato di rossetto color prugna acceso, umettando le labbra carnose e ben disegnate anche con la lingua.
Più o meno questo era ciò che si ripeteva sistematicamente, ogni mattina. Piero sempre maggiormente coinvolto in questa stranissima situazione, pensò di cambiare carrozza, ma ogni volta che saliva sul treno, immancabilmente si sedeva sempre nello stesso posto. Si scambiavano poche frasi, e per di più era sempre lei che attaccava bottone domandogli qualcosa. Lui per evitare di allungare il discorso, rispondeva in modo sbrigativo, non voleva allacciare nessun tipo di amicizia e soprattutto con una donna.
Piero, da ragazzino si era scoperto omosessuale ed invece di provare attrazione per il genere femminile, provava interesse, quasi in modo inconsapevole, per quelli dello stesso sesso. Per un lungo periodo era stato combattuto fra dubbi, pregiudizi, paure e anche rifiuto nell’ accettarsi così com’ era, ” diverso”. Ma poi cosa vuol dire essere “ diverso?” Essere unico, irrepetibile, ma siamo tutti diversi, unici… ognuno è l’ originale di se stesso, niente copie, e nemmeno i cloni sono la stessa cosa perché anche se apparentemente possono sembrare simili allo stampo originale, non lo sono, perché diverso è il momento del concepimento o creazione. Diversi perché, chi ha dato la vita, in quel preciso momento era proprio quella persona e non un altro. Singolare nel vivere, crescere insieme ad alcuni anziché ad altri… insomma l’ io… nel modo più assoluto e creativo dell’ essere è un diverso da tutti gli altri.
Dopo aver acquisito la consapevolezza di non essere un diverso, ma di avere le sue precise preferenze, la sua vita si era trasformata in modo radicale. Aveva cambiato persino paese, amici, lavoro. Adesso aveva raggiunto un certo equilibrio, la sua vita scorreva serena, senza grossi scossoni, anche se in alcuni momenti avvertiva una certa inquietudine, che gli appariva improvvisamente e senza un’ evidente ragione, era come sentirsi diviso a metà, due persone in un solo corpo.
Ora gli era apparsa questa sconosciuta, che aveva messo in discussione tutte le sue certezze. Ignorava il suo nome, ignorava che lavoro facesse, sapeva solo che scendeva nella stazione prima della sua. L‘ osservava dal finestrino allontanarsi con il suo ticchettio, Piero si domandava come facesse a stare tutto il giorno su quei tacchi altissimi. Con la sua andatura ancheggiante e flessuosa, spariva dietro l’ angolo, attirando l’ attenzione di uomini dallo sguardo voglioso e assetato di emozioni forti.
Quella donna aveva sconvolto la mente ed i sogni di Piero. La vedeva dappertutto, per le strade, nel parco, al bar… era diventata la sua ombra. E poi una cosa inspiegabile, nel fine settimana, quando non prendeva il treno, il suo pensiero era solo per lei. Quel sabato pomeriggio accadde quello che non si sarebbe mai aspettato, decise di recarsi in città presso la biblioteca comunale, in quanto per il suo lavoro di storico, aveva la necessità di consultare alcuni vecchi libri sul Risorgimento e sugli eventi ideologici, culturali e politici, che tra la fine del Settecento ed il 1861 portarono alla nascita dello Stato italiano unitario.
Giunse in città con l’ intenzione di visionare quella sera, i primi due volumi e con l’ intento che i rimanenti li avrebbe consultati il sabato successivo. Entrò nell’ elegante salone municipale del 900, adibito a biblioteca e si diresse presso gli scaffali dei libri storici. Avendo una certa difficoltà ad individuare fra la moltitudine di libri quello che stava cercando, pensò di chiedere il supporto della persona addetta a consigliare i visitatori. La donna era sulla scala intenta a prendere un libro dagli scaffali più alti.
Piero riconobbe subito la viaggiatrice misteriosa, questa senza preoccuparsi di mostrare le sue forme, con disinvoltura si piegava in avanti, per arrivare più in alto. Così facendo, Piero non poté evitare di osservare tutto quello che c’ era da vedere. Le bellissime gambe tornite e toniche ed un meraviglioso fondoschiena rotondo e invitante. A questo punto, Piero s’ accorse che la sua eccitazione era evidente, quella donna aveva scatenato in lui tutti nuove sensazioni ed inimmaginabili istinti, che non aveva mai provato, per nessuno del genere femminile.
Lelia intanto scese dalle scale e riconoscendo l’ uomo gli chiese: ” Ah è lei? Posso esserle d’ aiuto.”
Lui nascondendo l’ imbarazzo rispose: ” Si… in effetti dovrei consultare un libro scritto da un autore del novecento, ma il bello è che mi sfugge il nome.”
Lei scendendo dalla scala perse l’ equilibrio, o lo fece di proposito e volò fra le braccia di Piero. Era quasi l’ ora di chiusura e non c’ era più nessuno, infatti erano rimasti solo loro due. Erano così vicini che lei gli sussurrò a fior di labbra: ” Cosa ne pensi se restiamo ancora un po’ qua da soli?”
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase, che Piero cercò la sua bocca, e poi la sua lingua, mordicchiandola con bramosia. Fu un bacio profondo e coinvolgente, mentre le sue mani, cercavano di sbottonarle la camicetta, facendo uscire due seni tondi e sodi. Iniziò a succhiare i capezzoli dolcemente e poi li strinse fra le labbra facendoli indurire.
Intanto le sollevò la gonna e prendendo Lelia in braccio la sdraiò sul tavolo. Le sue gambe erano divaricate e il suo incavo già brillava di umido. Lei gli accarezzò il suo turgore rigido e pronto per esplodere, facendolo uscire impaziente dai pantaloni. Poi lo prese e lo indirizzò dentro di lei.
Piero s’ appoggiò dapprima sulla donna, quasi con timore essendo per lui delle sensazioni mai provate ma poi scivolò dentro e iniziò a muoversi su e giù. Prima lentamente e in seguito sempre più veloce, mentre lei lo stringeva fra le gambe. Fu un amplesso memorabile, gemettero insieme e restarono ancora per qualche secondo avvinghiati quasi per prolungare il godimento. Alla fine lei si rivestì, come se non fosse successo nulla, lasciando Piero nella confusione più totale. Gli disse che era tardi e già da un pezzo, avrebbe dovuto chiudere la biblioteca. Lo invitò ad uscire senza aggiungere altro.
Piero ritornò a casa con una marea di interrogativi e la mente che gli scoppiava.
Cosa gli era successo? Lui era convinto di essere un omosessuale, come era possibile che gli piacesse una donna e a tal punto da averci fatto sesso? Cos’ era cambiato in lui, da quando l’ aveva incontrata?
Ordinò una pizza da asporto, quella sera avrebbe giocato la sua squadra preferita e lui non vedeva l’ ora di mettersi seduto e godersi lo spettacolo, senza pensare a niente. Aprì una lattina di birra e se la scolò tutta di un fiato, sentiva il bisogno di stordirsi per non pensare, a questa ne seguì un’ altra e un’ altra ancora tant’è che poi si addormentò sul divano con la tv accesa.
L’ indomani si alzò con una forte emicrania e decise che si sarebbe preso alcuni giorni di ferie, non voleva rischiare di incontrare Lelia, almeno fino a quando non avrebbe chiarito con se stesso, ciò che veramente desiderava. In mattinata si dedicò alla sua ricerca per l’ università ma il viso di lei lo tormentava ed il desiderio di rivederla, di toccarla, di possederla si faceva sempre più impellente. Aveva bisogno di accarezzare la sua pelle morbida e di baciare quelle labbra calde e sensuali.
Dopo un paio di giorni che era riuscito a resistere per non vederla, il terzo giorno non ce la fece più e ritornò al lavoro, con la speranza di incontrarla. Aveva aspettato invano, di Lelia non c’ era traccia. Così fu anche per il giorno successivo e per l’ altro ancora.
Dopo una settimana quando ormai aveva perso la speranza di rincontrarla, Lelia apparve, ma sembrava diversa, non aveva più quell’ aria strafottente. Era pallida e triste, sembrava che le fosse accaduto qualcosa, si sedette al solito posto e diede un’ occhiata distratta a Piero. Poi si estraniò completamente, ascoltando la musica con le cuffiette. Di tanto in tanto i loro sguardi si incrociavano ma solo per un secondo e poi li distoglievano immediatamente.
Piero avrebbe voluto parlarle ma lei aveva innalzato delle mura di indifferenza tali, da fargli desistere di provarci. Lelia scese alla solita fermata ma questa volta Piero era deciso a voler chiarire con lei a costo di prendersi un ceffone e la seguì fuori dalla stazione. Lei si sedette alla fermata dei tram, lui si accomodò accanto.
Questa volta visibilmente irritata si girò verso di lui dicendo: ” Adesso che fai? Mi segui… cosa vuoi? Se pensi che una scopata possa avere importanza per me ti sbagli. Abbiamo fatto solo sesso, ora ognuno per la sua strada, chiaro?”
Fece per alzarsi ma Piero la trattenne per un braccio, in quel preciso momento si accorse che tremava, quindi non era vero che non gli importava niente… Piero la fissò negli occhi e tutto quello che vide non era indifferenza o rancore ma tutt’ altro. Gli chiese: ” Puoi darmi solo un minuto del tuo tempo, possiamo prenderci un caffè?”
“ Va bene, ma solo il tempo di bere questo benedetto caffè, ho fretta non voglio arrivare in ritardo al lavoro.”
Piero la rassicurò dicendo che l’ avrebbe trattenuta solo un attimo. Gli camminava accanto e ne poteva sentire il profumo che lo stordiva ed il desiderio di stringerla a sé lo eccitava talmente tanto da provocargli un rigonfiamento imbarazzante. Presero posto al bar centrale della piazzetta della stazione, che a quell’ ora era particolarmente affollato, per i passeggeri che vi transitavano.
Lelia gli si sedette di fronte e si passò un po’ di cipria sul naso non curandosi affatto di Piero, poi gli chiese: ” Allora cos’ hai di tanto importante da dirmi”.
Piero non sapeva da dove iniziare, erano troppe le cose che avrebbe voluto dirle, che avrebbe dovuto spiegarle e non sapeva nemmeno se avrebbe capito ma doveva fare almeno un tentativo. Così cominciò a parlare a ruota libera, parlando di lui, della sua vita e della sua conclamata omosessualità e poi l’ incontro con lei che aveva sconvolto tutta la sua esistenza… e concluse dicendo, che adesso aveva bisogno di capire se quello che provava per lei non era solo attrazione ma qualcosa di più.
Lei l’ ascoltava silenziosa quasi come se non gli interessava quello che Piero stesse dicendo. Infatti, dopo averlo ascoltato gli disse: ” Hai finito di raccontarmi la tua storia? Non mi interessa la tua stupida esistenza e nemmeno tu.”
S’ alzò e si allontanò lasciando Piero come un deficiente. Lui si fermò ancora un attimo, poi più frastornato di prima si diresse nuovamente in stazione, quando notò che Lelia non se n’ era andata ma parlava animatamente con qualcuno, lei si dibatteva in modo concitato ed era molto adirata, Piero si scostò per vedere meglio e riconobbe l’ altra persona. Era Giulio, il suo ex compagno, avevano avuto una storia ma la gelosia morbosa di lui era stata la causa della loro rottura.
Piero cominciò a farsi una serie di domande, a cui non sapeva darsi delle risposte, poi senza essere visto si avvicinò per ascoltare qualche parola e visto che non parlavano sottovoce non era difficile carpire qualcosa del loro discorso. Lei gli stava quasi urlando: ” Allora ho fatto quello che avevamo pattuito ora mi devi dare quello che mi spetta, altrimenti gli racconterò tutto…”
Giulio cercava di calmarla: ” Va bene, stai calma, stasera vedrò come fare…”
Poi si salutarono e lei si avviò lungo il viale alberato di tigli odorosi, Piero la seguì fino al lavoro e una volta entrato gli si parò davanti con l’ aria non certo di una persona dalle buone intenzioni.
Lei sbottò: ” Ancora? Ma non l’ hai capito?”
Piero rispose: ” Non ti preoccupare non ho nessuna intenzione di importunarti, voglio solo sapere cosa ci facevi con Giulio.”
Presa di contropiede, non riuscì più a raccontargli delle balle e gli confessò tutto, della scommessa fatta con Giulio e dei soldi che le aveva promesso se fosse riuscita a sedurlo.
Piero era esterrefatto non poteva mai immaginare che ci fosse Giulio dietro questo. Gli facevano schifo entrambi, avevano giocato sulla sua vita, si erano presi gioco di lui. Disgustato, la fissò e poi gli sputò in faccia tutto il suo disprezzo.
Nei giorni successivi cercò di togliersela dalla mente e soprattutto dal cuore, ma la verità era che si era innamorato di quella donna, e si convinse che nella vita tutto può accadere e non si deve dare mai niente per scontato.
Poi una sera rientrando a casa vide qualcuno seduto sulle scale ad aspettarlo, era Lelia. Lui gli chiese: ” Cosa ci fai qua, vuoi finire ciò che hai iniziato, cioè distruggermi?”
Questa volta era lei a chiedergli un minuto, voleva confessargli una cosa inaspettata, che si era innamorata di lui. Piero la fece entrare, si sfiorarono appena e questo bastò ad incendiare i loro sensi, l’ attrazione che provavano l’ uno per l’ altro era incontenibile.
Non aspettarono neanche a spogliarsi del tutto, le loro mani si cercarono, le labbra si unirono in un bacio caldo e passionale. Eccitati e vogliosi di assaporarsi si amarono, lì per terra, i corpi frementi, vibravano sotto le carezze sempre più audaci e intime. Lei lo accolse nell’ umido bollente, imprigionandolo fra le labbra tumefatte e ingrossate dal piacere. Piero sentiva avvolgere il suo rigido ardore sempre di più fino a scoppiare dalla goduria. Alla fine si svuotò riempiendola del liquido caldo e vischioso.
I loro gemiti divennero grida di estasi. Piero ora sapeva… e non aveva più dubbi… lui amava una donna, quella donna.