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Storia di paese (Il muro) 7 episodio

Fantasy

Dopo un po’ giunsero ad un incrocio da dove si diramavano piccole viuzze, si guardarono intorno spaesate e per vedere se ci fosse qualcuno che poteva aiutarle a trovare la casa di Annuzza ma non c’ era anima viva, solo qualche cane randagio che cercava riparo. Le due donne erano sfinite, stanche ed infreddolite, Lucia si rivolse a Rosalia dicendole:” Stavu pinsannu chi po ì esseri dovremmo attruvari ‘ npuosto unni ruormiri e rumani annamu a casa ri Annuzza, ù ora si jè fattu tardu chi ni rici?” Rosalia pensò che la proposta di Lucia era saggia così rispose:” Criu chi ajati raggiuni ma unni u troviamo ‘ npuosto a quest’ ora?”

Si guardarono attorno e videro una donna che stava preparando sulla porta un braciere con il carbone, il vento alimentava la fiamma rendendola di un rosso acceso. Le si avvicinarono ma questa accorgendosi di loro si affrettò per rientrare in casa, non le piacevano i forestieri e per di più due donne sole che si aggiravano in paese a quell’ ora erano da considerare delle svergognate. Tuttavia Lucia fece in tempo per chiederle: ” Scusate a nuatri si vi importuniamo, ma nun semu ri ca e siccomu a corriera fici ritardo ù ora nun sapemu unni passari a notti, ci putiti aiutari?” Vituzza, questo era il suo nome, le guardò con diffidenza poi aggiunse:” Iu nun sacciu nenti, iti a la canonica di la cresi ari San Bernardo chi trovate a Don ‘ Ngiulinu.“ A quel punto Rosalia e Lucia si scambiarono uno sguardo eloquente erano troppo stremate anche per fare un solo passo in più e chiesero a Vituzza:” Pi faù ri nun ci lasciate mmenzu a la via, ecco pigliate sunnu i vostri…” E così dicendo Lucia tirò fuori dei soldi racchiusi in un fazzoletto, e li porse alla donna. Questa vedendo il denaro ci ripensò, le avrebbero proprio fatto comodo soprattutto adesso che era rimasta vedova e malata e rispose:” Va beni ma sulu pi ‘ na notti rumani vinni duviti iri…“ Poi aggiunse: ” Venitemi arrì eri.” La seguirono su per una vecchia scala di legno, arrivando in una soffitta umida e maleodorante, nella quale c’ era un letto con solo il materasso. Lucia si rivolse alla donna dicendo:” I sordi vi sunnu piaciuti ma almì enu dà tannillu di li coperte ca si mori ri friddu.” Vituzza senza parlare scese di sotto per poi ritornare con delle coperte e due tazze di latte bollente con dei taralli. Le due donne bevvero avidamente quel latte caldo che almeno le ristorò un po’. Dopo si accucciarono nel letto, sopra il quale c’ era un lucernario e si poteva intravedere il cielo che quella notte era particolarmente stellato, Rosalia lo fissò dicendo:” Quali stidda amara fu a mo da meritarmi tuttu chistu duluri, maronna bì edda ascolta a preghiera ri ‘ na matri, fa chi possa riabbracciare a figghia mo.” Così dicendo la stanchezza prese il sopravvento e cadde in un sonno pesante.

Sognò di trovarsi in un bosco, correva fra gli alberi scansando con le mani rami secchi e rovi dalle spine aguzze che le si conficcavano nella pelle facendola sanguinare, doveva sbrigarsi prima che fosse troppo tardi. Doveva arrivare sulla montagna prima che la portassero via per sempre… la sentiva piangere, un pianto lontano che faceva eco fra i pendii scoscesi e pieni di massi. Ancora un po’ si diceva e sarebbe giunta a destinazione, saliva con la forza che solo una mamma può avere, inciampava e poi si rialzava incurante delle ferite che si procurava… poi all’ improvviso il buio piombò oscurando tutto ma lei a stento proseguì seguendo il lamento… ecco finalmente la vedeva avvolta nella copertina che lei aveva fatto alla sua nascita, il cuore batteva impazzito per l’ emozione, c’ era quasi, la piccola Rosalia la guardava felice, sorridendo, lei si piegò per prenderla ma quando la mise fra le sue braccia, la bimba sparì per incanto lasciando solo la copertina vuota. La disperazione sfigurò il suo volto e iniziò ad urlare, urlare… Sentiva qualcuno che la scuoteva:” Rosalia… Rosalia svegliati è solo un brutto sogno.” Donna Lucia vedendo lo stato d’ angoscia in cui si trovava la ragazza si sentì stringere il cuore dal senso di colpa e in quel momento desiderò di sparire per sempre.

Spalancò gli occhi pieni di terrore, il fiato soffocato dal pianto, poi vide il volto di Lucia che la guardava rattristato e capii che era stato solo un incubo ma la sensazione terribile che aveva provato, non l’ abbandonò per tutto il giorno. Nemmeno il tempo di svegliarsi che sentirono dei passi su per le scale e la voce di Vituzza che diceva: ” Vinni duviti iri, ù ora nun vogghiu chi i paesani vi vedano, nun vogghiu pettegolezzi.” Donna Lucia rispose risentita: ” Chi modi, cì erto chi siti ospitali pi chistu paì si, ‘ n momentu chi togliamo u disturbo.” Pochi minuti dopo erano già per la strada, il cielo era terso ma il freddo ancora più penetrante, le due donne si strinsero gli scialli addosso ma non erano sufficienti per trovare un po’ di calore.

S’ incamminarono verso la casa di Annuzza, mentre la gente che incontravano le guardavano con sospetto borbottando:” Ma cu sunnu chiste? Da unni venunu, devono è ssiri ri ‘ n paì si vicinu…” Lucia vedendo Rosalia intimorita le disse: ” Lassali parrari, nun ti fari scantari, vè ni chi domandiamo a Don ‘ Ngiulinu unni sta u rione Giardini.” Arrivarono davanti alla piccola chiesa di San Bernardo, per fortuna era aperta nonostante l’ ora, qui trovarono il sacrestano che si apprestava ad accendere i ceri, si fecero il segno della croce in segno di devozione davanti alla statua del santo e poi chiesero all’ uomo dov’ era il sacerdote… Binnardu così si chiamava gli rispose: ” E vuatri da unni spuntate, cu siti e chi volete da Don ‘ Ngiulinu?” Lucia spazientita rispose: ” Semu sulu dui donne peccatrici chi si vogghiunu confessare, volete sapiri à utru?”

Binnardu vista la risolutezza di Lucia disse: ” Calmatevi nun vi haju mica manciatu, haju soltanto chiesto, chistu jè compito mio.” Detto questo sparì nella sacrestia e poco dopo finalmente apparve il prete, il quale si avvicinò alle due donne dicendole: ” Accussi vi volete confessare, venite arrì eri a mia…” Lucia disse: ” Vegnu iu pi apprima.” Poi rivolgendosi a Rosalia le disse: ” Lassa fari a mia tu aspettami fù ora…”

Questa ubbidì e dopo pochissimo tempo uscì Lucia, Rosalia la guardò stupita dicendole: ” Aviti fattu prestu.” Questa sorrise: ” Tu nun sai rì cù osa sunnu capace iu, iu fici u dannu e iu u haju risolvere, annamu apprima chi fussi trù oppu tardu…”

“ Nzoccu volete diri, picchì trù oppu tardu” urlò Rosalia. Lucia continuò: ” Nun fari domande, spicciati!”

Il timore di Lucia non era infondato infatti aveva paura che qualcuno potesse avvisare Annuzza che la stavano cercando e quindi poteva nascondersi con la piccolina. La casa di questa non era lontana dalla chiesa, tanto è vero che dopo pochi minuti erano arrivate. Adesso dovevano trovare un modo per incontrare Annuzza senza insospettirla, Lucia disse a Rosalia di non farsi vedere che sarebbe andata lei per prima. Bussò alla porta più volte quando finalmente s’ affacciò una donna di mezza età, doveva essere Catena la mamma di Annuzza. Questa domandò guardinga: ” Cu siti? Cu cercate…?” Lucia rispose: ” Mi duviti scusare se vi disturbo a quest’ ora ma ero di passaggio e siccome mi hannu rittu chi Annuzza jè ca, a volevo salutare e sapiri comu sta a figghia. ” Catena rispose: ” Vanno informato mali ca nun ci sta Annuzza, idda sta a Catania.” Detto questo rientrò in casa, chiudendo di botto la finestra. Lucia riprese a bussare insistentemente alla porta fino a quando si riaffacciò Catena che le urlò contro: ” Po ì essiri siti sorda vi haju rittu chi ca nun c’è, andatevene si no vi pigghiu a pallettoni.” Richiuse la finestra, poi rivolgendosi ad Annuzza che terrorizzata stringeva a sé la piccola Rosalia: ” Conosco ri fama fimmina Lucia, nun penso chi hai paura ri me, tornerà ri sicuro, idda voli riprendersi a piciridda…” Annuzza sconvolta rispose: ” Mai… capisti mai… gliela darò, jè mia, sulu mo.” Catena capiva che la figlia era determinata a non cedere ma dall’ altra parte sapeva che una madre non si rassegna mai alla perdita di una figlia. Lucia trovò Rosalia che l’ aspettava impaziente e le disse: ” Catena nun me l’ ha faciuta mancu vì riri ma nuatri nun ci muoviamo ri ca apprima o poi dovrà nì esciri. Ascolta a mia cù osa facì emu, troviamo riparo ca vicinu, pi manera tale chi possiamo tè niri d’ occhio u purtuni, altre nisciti nun ci ni sunnu quinni pi fù orza ri cosi, ri ca deve passari macari si avi intenzione ri fuirisinni cu a piccolina.” Rosalia ascoltava le parole di Lucia ma la sua mente era altrove, infatti pensava che non aveva nessun desiderio di aspettare ancora, doveva trovare il modo di riprendersi la figlia subito. Donna Lucia si accorse che non l’ ascoltava e le chiese: ” Mi capisti?” Rosalia le rispose: ” Quantu haju aspettare ancù ora pi vuatri? Jè già passatu trù oppu tiempu. Ca ci vogghiunu i maniere forti.” Lucia spaventata per le intenzioni di Rosalia le disse:” Pi l’ anima r’ i morti cù osa rici? Vvoi chiamari i carabbineri? Si fai chiustu mi rovini…” Rosalia piena di rancore rispose: ” E chiddu chi vi meritati ma pi vostra furtuna nun sunnu comu vuatri.” Intanto Annuzza camminava avanti e indietro per la stanza tenendo stretta a sé la piccola, sembrava un leone in gabbia… Catena sempre più preoccupata per come si stavano mettendo le cose e nonostante volesse un gran bene a quella creatura cercò di far ragionare la figlia dicendole: ” Annuzza capisti chi aviti fattu ‘ n reato, mì enu mali chi tò patri jè luntanu. Si no sarrissi stata ‘ na tragedia cchiù ranni. Devi rari a nica a la so vera matri, nun po’ fuirisinni pi sempri.” Annuzza sembrava impazzita imprecava contro la sorte che le aveva tolto il diritto di diventare madre ma in cuor sapeva che Catena aveva ragione. Che vita sarebbe stata la sua? Sempre in fuga con la paura di vedere Rosalia apparire all’ improvviso. In lacrime disse alla madre: ” Fai chiddu ca fari…” Catena assentì, si mise un grande scialle nero sulla testa e uscì di casa, doveva ritrovare Donna Lucia, sicuramente non doveva essere andata lontano. Camminava spedita, domandando a chi incontrava se avessero visto una forestiera difatti lei non sapeva che c’ era anche Rosalia. Ma nessuno pareva averla vista, sembrava che l’ avesse inghiottita la terra. Quando aveva perso la speranza di poterla ritrovare vide due donne che uscivano da un negozio alimentare, riconobbe Lucia, si affrettò a raggiungerla, la chiamò: ” Fì mmina Lucia… fì mmina Lucia… fermatevi!” Lucia si voltò e sorpresa vedendo Catena disse: ” Rusalia, può è sseri chi u celu fici ‘ n miraculu.”

Anna Rossi 23/12/2020 07:54 2 654

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Un’altra donna entra in scena... Catena, la mamma di Annuzza. Anche lei comincia a rendersi conto della situazione pericolosa che si è venuta a creare con il rapimento della figlia di Rosalia. A quanto pare la triste storia sembrerebbe avvicinarsi verso la fine... Mai come in questo momento, la povera Rosalia, è vicina alla propria creatura... manca poco per poterla riabbracciare... almeno si spera.
Una trama sempre più avvincente...»
Giacomo Scimonelli

«Dolcissimo racconto con quel braciere alla porta, quanti ricordi mi hai riportato alla mente, per questo vorrei augurarti di cuore il più a tutta la famiglia Grazie di cuore Tonino»
Fadda Tonino

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