Diventare vecchio è un traguardo che non tutti possono vantarsi di aver raggiunto, alcuni ci arrivano meglio, altri un po meno, ma comunque chi ci riesce porta un tesoro immenso sulle proprie spalle anche se tremendamente pesante.
Essere prima figli, poi genitori e poi se hai fortuna anche nonni, non è affatto semplice, non c’è una scuola né corsi via internet che ti aiutino, dovrai buttarti a capofitto nella sfida credendo di vincerla.
Io ho avuto la fortuna di non conoscere la guerra, e spero sinceramente di andarmene prima di doverla provare, anche se la violenza, l’ odio, il razzismo che vedo crescere ad una velocità supersonica intorno a me non promette affatto bene, ma la battaglia che ho iniziato quando sono venuto al mondo ben presto si è trasformata in una guerra, dove le vittorie e le sconfitte si sono alternate lasciandomi forse insoddisfatto.
Ecco forse è questa la condizione più negativa che accettiamo nella vita, non sapersi accontentare di ciò che abbiamo ricevuto.
Ripensi ai successi che hai raggiunto, convinto che sia tutto merito tuo, ed agli insuccessi subiti, addossandone, incondizionatamente, agli altri la colpa, ma non è così, siamo solo noi gli artefici del nostro destino.
Hai fatto tanti errori e ritieni che tanto sia bastato per essere invincibile, a fartene comprendere le ragioni, di esserti vaccinato e che non li ripeterai mai più, niente di più errato, addirittura sei convinto che potrai insegnare agli altri, ai tuoi figli, ai tuoi nipoti quali siano le armi per evitarli, e non consideri invece che sono proprio gli errori che ti hanno insegnato a vivere, che sono loro le tessere più importanti di quel puzzle pazzesco che continuamente cerchi di assemblare, che dopo averle piazzate, ti rendi conto che non erano il pezzo giusto al posto giusto, e sei costretto a ricomporre quel brano di una esistenza tanto bizzarra quanto inaspettata, e solo quando sentirai il sorriso affiorare sulle tue labbra capirai che quella parentesi puoi finalmente chiuderla.
Gli errori non possono essere evitati, lascia che gli altri li compiano e li affrontino così come hai fatto tu, cadendo, rimanendo deluso, arrabbiato, magari rialzandoti zoppicando, ma riprendendo comunque quel cammino irto e sempre in salita che è la vita.
Condivido molto quelli che dicono che la vita ci regala ciò che ci meritiamo, spesso non fai nulla per meritarti sofferenze e dolore, ma forse sarebbe più esatto dire non hai fatto nulla per evitartelo.
Studi, lavori, ti crei una famiglia, se sei fortunato hai dei figli, e credi che sia tutto ciò che avresti dovuto fare per meritarti il paradiso, dimenticando che tutte quelle cose se non le fai con onestà, con amore, con serietà, con abnegazione e sacrificio, se non darai il giusto valore a chi ti ha accompagnato non avrai la ricompensa un giorno, non troppo lontano, di rivedere in paradiso anche quelle persone accanto a te, ma ti dovrai comunque rassegnare a viverci da solo come probabilmente hai fatto sulla terra negli ultimi anni del tua vita.
Già, questa è forse la nota più dolente della vecchiaia, la solitudine.
Nella nostra società fino a cinquanta anni fa le persone anziane godevano di un rispetto atavico, erano considerate lo wikipedia più alla portata di tutti, un’ enciclopedia vivente dove attingere consigli, a volte anche sbagliati, ma comunque una immensa fonte dove immergere le proprie mani e raccogliere amore, oggi la velocità nel vivere, le nuove esigenze per raggiungere un maggiore benessere, una maggiore autonomia hanno portato le nuove generazioni a non considerare più come necessari quei valori, a volte addirittura a considerare i vecchi come ostacoli di una esistenza felice, un peso gravoso, e non di rado a rinchiuderli in strutture che di umano spesso hanno solo la ragione sociale.
Eppure nonostante queste realtà incomprensibili quando arrivi alla vecchiaia sei portato a rivedere tanti concetti che una volta ti facevano arrabbiare, a volte riesci persino ad essere ben disposto verso gli altri, quelli che ti considerano un rompi balle cronico, solo perché capisci che forse a volte hanno ragione loro, ti rendi conto che in fin dei conti sei stato molto più fortunato di tanti, perché almeno finché la salute te lo consente fai quello che ti pare, non hai più la rottura di svegliarti tutti i giorni al mattino presto, ad infilarti nell’ inferno del traffico quotidiano, l’ ipocrisia di sorridere agli altri sul lavoro anche se hai un cavolo per capello, se poi hai anche la fortuna di avere quanto ti basta per vivere con dignità, allora puoi dire di aver avuto un culo pazzesco.