Nella casa dirimpetto a quella in cui abitavo ad Arzano, durante quei miei quindici anni arzanesi si alternarono parecchie famiglie. Per un lungo periodo di tempo vi abitò una coppia con quattro o cinque figli, grandicelli e piccoli. Il marito era un brav’uomo, ma forse con non tanta voglia di lavorare: si limitava a percorrere quegli scarsi cento metri della traversa, a porre una bancarella (" ‘o bancariello") all’angolo con la strada principale e ad esporvi i nastri magnetici (non so come se li procurasse) con le ultime, o penultime, novità musicali, soprattutto napoletane, sperando che qualche passante si fermasse per acquistarne qualcuno.
Era un periodo in cui quei nastri musicali "made in Naples" andavano molto di moda: uno dei cavalli di battaglia venduti da quel signore era una canzoncina che invitava a fare passi più lunghi della gamba ("Fa’ diebbete, fa’ diebbete, fa’ diebbete e nun pava’ ", perché tanto, poi, "in galera nun se va" ...) , ma ricordo ancor meglio la parodia (senza musica) dell’ingloriosa sconfitta subita dalla nazionale italiana di calcio di Edmondo Fabbri nel campionato del mondo del 1966 (contro la Corea del Nord, a causa di un goal del dentista Pak Doo Ik), parodia nella quale si faceva la cronaca delle azioni di gioco di quella squadra asiatica sostituendo gli esotici nomi dei giocatori coreani con altrettante vagamente rassomiglianti parolacce napoletane (era quello il primo anno in cui andai a studiare a Napoli, e al ritorno prendevo spesso il bus a piazza Carlo III, dove c’era un venditore che, per mesi, diffuse a tutto volume quel nastro; poi lo sostituì con uno che descriveva una famosa vicenda napoletana di allora, quella di un’amante abbandonata che, in un ultimo convegno amoroso, sadicamente punì per sempre, usando impropriamente il rasoio - " ‘o rasulo" - in una delicatissima parte intima maschile, il pover’uomo che voleva mettere fine alla relazione) .
La moglie di quel signore mio vicino di casa era una donna molto vivace, sui quaranta, quarantacinque anni, e si mormorava che avesse per amante un giovanotto con poco più della metà dei suoi anni (uno dei principali motivi che inducono a cornificare il coniuge è spesso questo: mentre, col tempo, il desiderio sessuale dell’uomo si affievolisce, e viene sostituito magari con il tifo sportivo o con quello politico, il desiderio della donna aumenta...)
Era frequente, comunque, negli anni Sessanta e Settanta, essere accompagnati, passeggiando per le strade dei paesi, da canzoncine mandate nell’etere a volume altissimo, provenienti da nastri o, più frequentemente, da tante radio nazionali e locali: più ci si addentrava nei centri storici, in vicoli e vicoletti, più si notava che soprattutto le massaie e le ragazzette avevano l’abitudine di passare il tempo alzando al massimo il volume dei loro, per quei tempi, modernissimi strumenti tecnologici...
Credo che tutto ciò sia finito da tempo anche ad Arzano, come è finito del tutto a Pomigliano, dove già allora l’abitudine era alquanto più moderata: dove abito io ci sono sempre soltanto dei minimi rumori ovattati, le radio non si ascoltano più, anche i CD sono passati di moda, i televisori sono raramente accesi, a bassissimo volume, e i computer quasi mai parlano... Un mio vecchio collega di scuola di Pomigliano, anche lui ex insegnante di francese, aveva espresso il desiderio di andare a vivere in Svizzera dopo il pensionamento: non sì è più spostato dalla nostra cittadina, perché ha evidentemente scoperto che è stata la Svizzera ad arrivare da noi...