Gessopalena, 04 dicembre 1943.
Due camion militari, scortati da un’ autoblindo e due motociclette, compaiono sinistramente in mezzo alla bufera di neve.
I soldati tedeschi scendono dai camion e, sotto lo sguardo torvo di un ufficiale delle S. S., cominciano a scaricare pesanti casse di legno.
Un caporale ammucchia, sul piazzale antistante la «Fontana Monumentale», decine di conche di rame.
Paolo, nascosto dietro una finestra che si affaccia sulla piazza, assiste preoccupato alla scena.
La moglie, Antonietta, torce nervosamente, con le dita nodose, l’ estremità dello scialle grigio che indossa.
I soldati tedeschi invitano, con le armi, gli abitanti ad abbandonare la propria casa.
Le donne urlano la loro disperazione, maledicendo i militari.
I pochi bambini, che assistono alla pietosa scena, hanno gli occhi umidi. L’ ufficiale sbraita in un italiano stentato: «Avete quindici minuti per abbandonare le case! Dopodiché Kaputt!».
Eva, una donna vestita di nero lo maledice: «Te putesse menì nu cancre!»
I soldati tedeschi collocano, nonostante le proteste degli abitanti del paese, una conca di rame, zeppa di dinamite, nella cantina di una casa. Un giovane soldato si appresta ad accendere la miccia.
L’ ufficiale nazista si avvicina al muro e gli indica il punto preciso dove collocare l’ esplosivo.
Eva continua imperturbabile a maledire i soldati tedeschi: «Maledette a chela mamme che t’ ha date lu latte! Te putisce zufunà!».
Alcune persone assistono incredule all’ esplosione della casa che si accascia letteralmente su sé stessa.
Eva cerca di portare in salvo le masserizie; i due figli piangono disperatamente ad un angolo della stanza.
Due tedeschi tengono a bada, con le armi spianate, alcune persone che cercano con la forza di ritardare la distruzione delle case. Menina si avvicina al soldato che si accinge ad accendere la miccia e gli grida: «Aspetta, aspetta! nella casa c’è ancora Peppone!»
L’ ufficiale la guarda con gli occhi fuori dalle orbite.
«Vattene via! la bomba sta per esplodere! Vattene via!»
Menina si divincola dalle braccia del soldato tedesco e scompare dietro alle mura della casa.
Una violenta esplosione scuote l’ aria e la casa si accascia pesantemente, sollevando una grossa nube di fumo e di polvere.
«Chi è Peppone»? Suo marito?», rivolgendosi ad un giovane.
L’ adolescente lo guarda con disprezzo.
«È il suo maiale, si chiamava Peppone. Come suo marito che è morto durante la Prima Guerra Mondiale».
L’ ufficiale sputa per terra.
«Valli a capire questi italiani traditori. Sono capaci di sacrificare la loro vita per un maiale!».
Le persone, accorse per convincere i tedeschi a desistere dal loro proposito di distruggere le loro case, assistono alla scena con sgomento.
In un angolo della piazza, dietro ad un albero spezzato in due da un colpo di mortaio, Nicolantonio « il pazzo» suona l’ armonica.
Il suono dello strumento musicale paralizza per un attimo tutti i presenti.
«Sparare a quel pazzo!», ordina l’ ufficiale.
I soldati guardano divertiti lo scemo del villaggio.
Un soldato tedesco alza il fucile e, senza prendere la mira, spara in direzione di Nicolantonio « il pazzo».
La pallottola rimbalza rumorosamente contro un muro.
L’ uomo continua imperturbabile a suonare.
« Maggiore, è l’ unico uomo del villaggio che non è fuggito al nostro arrivo. Perché ucciderlo?»
Il Maggiore sfodera la sua pistola d’ ordinanza, si avvicina allo scemo del villaggio e gli appoggia l’ arma sulla nuca.
Nicolantonio « il pazzo» continua a suonare l’ armonica
«Non hai paura di morire?».
Nicolantonio « il pazzo» lo guarda con disinteresse, come se l’ arma fosse rivolta contro un’ altra persona.
Gli abitanti del villaggio assistono alla scena con il respiro sospeso. L’ ufficiale nazista ripone la pistola nella fodera, con un gesto di stizza. «Se non ti uccido è perché devi ringraziare Peppone, il maiale. Per oggi, ho già ammazzato un animale!».
Si rivolge al pubblico terrorizzato, come se stesse recitando al teatro.
L’ ufficiale tira un calcio ad un cumulo di neve ghiacciata.
«La vostra vita vale meno di quella di un maiale!».
Un soldato tedesco si avvicina a Nicolantonio « il pazzo» e gli tira un violento calcio sul sedere.
Lo scemo del villaggio cade in mezzo alla neve, continuando a suonare l’ armonica.
Gli altri soldati ridono rumorosamente.
In lontananza si sentono alcuni colpi della contraerea.