VOGLIO CREDERE IN TE (SECONDA PARTE)
Silvana e Manuele vivevano insieme con la loro bimba Sofia, ormai da due anni. Silvana continuava ad andare a lavorare come sempre, invece Manuele faceva lavoretti saltuari che duravano al massimo due- tre mesi. Lui diceva che lo sfruttavano solamente, e lui non era il tipo di sopportare questa situazione... S Silvana lo ascoltava in silenzio, in principio gli credeva, ma questa storia si ripeteva troppo spesso, possibile che tutti volessero sfruttarlo? Poi, tra un lavoro e l’altro passavano altri mesi, e il risultato era che stava sempre a spasso.
La bimba però lo adorava, quando lui era in casa lei era felicissima e rideva tutto il tempo. A dire la verità anche Manuele era molto affezionato a Sofia, il suo atteggiamento con lei era sincero, ed io non sapevo cosa fare: da un lato ero contenta per la mia bambina, dall’altro mi preoccupava, e non poco, che Manuele non prendesse sul serio nessun lavoro.
Il mio stipendio bastava appena per vivere, ma non ci potevamo permettere una piccola vacanza, un viaggio, poter andare a mangiare fuori al ristorante, una serata al teatro, insomma, la nostra era una vita strettamente legata al lavoro in ufficio, quello dentro casa, l’asilo di Sofia, la spesa al supermercato e basta. Manuele quando "cercava" lavoro, spariva delle giornate intere, almeno mi avesse aiutata nelle faccende di casa! e quando tornava era euforico, diverso... e piano piano mi resi conto che nel tempo che doveva impiegare per cercare un lavoro lui cercava solamente delle avventure, mi ero accorta di qualche segno di rossetto sulla camicia, e profumo di donna. La prova sicura era che quando andavamo a dormire lui mi dava un bacio frettoloso e si girava da l’altra parte...
In principio soffrivo e piangevo senza farmi vedere da lui, ma poi, sentivo solo rabbia e frustrazione. Come avevo fatto a cascarci di nuovo? Va bene la prima volta, ma ora non me lo potevo perdonare, che stupida che ero stata! Pensavo che mi meritavo quello che mi stava succedendo. L’unica che ci aveva guadagnato era stata Sofia. Però ora, una domanda martellante mi era entrata nel cervello e non mi lasciava un momento: Che diritto avevo io a togliere il padre a mia figlia? Cosa mi avrebbe detto un domani quando fosse cresciuta?
Passai notti insonni e piene di incubi senza essere capace di decidere della mia vita. Avrei avuto bisogno di qualcuno che mi volesse veramente bene e mi sapesse consigliare, ma anche se avevo tante amiche, pensavano solo a se stesse. In ufficio c’era un giovane, non bello in verità, ma tanto gentile e premuroso nei miei confronti, si chiamava Mario. Non mi aveva mai detto niente di specifico, ma me lo aveva fatto capire nelle piccole cose di ogni giorno e da come mi guardava... a volte pensavo se quell’uomo poteva essere la soluzione ai miei problemi, ero diventata una calcolatrice, lo riconosco, ma poi pensavo a Sofia, le avrei fatto del male allontanandola dal suo papà.
Un giorno, Manuele venne a casa dicendomi che aveva trovato finalmente lavoro, doveva fare delle commissioni per conto di una signora molto ricca e sola, ma che non aveva nessuno che la aiutasse, perchè le cameriere e dame di compagnia che aveva avuto l’avevano derubata dei suoi gioielli e danaro che sbadatamente lei lasciava in giro. Domandai allora a Manuele come avesse fatto a conoscerla, e che tipo di commissioni doveva fare, ma lui, dandomi una risposta molto vaga uscì di nuovo e non lo vidi fino a sera. Questa cosa non mi convinceva affatto, e un sabato che io non lavoravo, portai Sofia da una mia giovane vicina di casa, e facendo molta attenzione a non farmi scoprire da Manuele lo seguii con la macchina. Si fermò davanti a una bellissima villa, suonò fuori nel cancello che subito si aprì, entrò e si diresse al portone d’entrata della casa dove sulla soglia c’era altro che una vecchia signora! ma una splendida ragazza in vestaglia che lo baciò e lo fece entrare...
Ecco il lavoro che aveva trovato! brutto disgraziato! me ne tornai a casa e pensavo quale scusa o storia incredibile si sarebbe inventato, e sapevo già perfettamente cosa gli avrei risposto, Mi piangeva il cuore per Sofia, ma un padre così era meglio non averlo!
Ora, sono di nuovo libera! Mario finalmente ha avuto il coraggio di invitarmi a cena... io ci sono andata... ho fatto male?