Rilesse cosa aveva scritto:
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"Lui, era molto tempo che aspettava questo momento e da qualsiasi punto di vista rileggesse "era molto tempo che aspettavo questo momento" il tempo trascorso era veramente tanto, millequattrocento interminabili minuti, circa, da quando avevano pianificato questo appuntamento, oltre cento ore dal primo vero incontro, più di quattrocento giorni da quando le aveva scritto per la prima volta, trentasei anni circa è da quando cercava la sua ragazza ideale.
Lei, una giovane scrittrice graffiante, quando scriveva aveva uno stile preciso ed un’ essenza disarmante, vivendo provava ad avere una forma che potesse in qualche modo ancora aderire a questa sua potente immagine interiore faticando non poco a tenere insieme ogni parte del suo corpo. Per lei questo non era nemmeno un incontro, tanto distante si sentiva in quel particolare momento, da faticare a considerare una presenza il fatto che il suo corpo fosse stato lì in quell’ istante, l’ unico suo distratto interesse era "sapere di quella storia", aveva bisogno di capire perché lui l’ avesse mandata a lei, voleva sapere perché proprio un fiore ma soprattutto perché sentiva dolore; leggendola pungeva come fosse un coltello nel cuore, banale ed infantile veniva colpita da qualcosa adatta ai bambini, questo fastidio più della curiosità, latente in ogni donna probabilmente, sono i motivi che la portarono lì.
Lui salutò vistosamente imbarazzato, lei con uno sforzo finse di essere presente, si abbracciarono, cenarono ed ovviamente chiacchierando il tempo volò.
Lei, finita la cena, riposte le stoviglie portò due bicchieri di vino rosso e disse: Penso di poterla leggere ad alta voce se ti fa piacere ma dopo gradirei una spiegazione.
Lui con un solo cenno disse si e lei prese il foglio di quaderno piegato nella tasca lo aprì delicata e incominciò leggendo:
"Un bel giorno di sole un’ ape vagabonda e una formica ribelle si incontrarono nei pressi di un magnifico fiore, avevano vagato molto e certamente quel fiore era unico nel suo genere, i due eccentrici soggetti si ritrovarono lì, l’ ape che ronzava attorno rapita da tanta bellezza e dal pensiero di tuffarsi in un prelibato polline, la formica dal basso che scalava lo stelo verde bramosa di toccare tale splendore, di costatarne l’ esistenza saggiandone la consistenza, pragmatica come tutte le formiche. Si videro la prima volta su di un magnifico petalo lilla, l’ ape quando la vide scatto in alto e sibilò un avvertimento: Brrrutto inssssettaccio, non calpessstare questo magnifffico fffffiore, non vedi che cerrrrrtamente essssso appare unico nel suo genere? Non fare come fate voi formiche che divorate e dissstruggete tutto! La formica con il suo duro addestramento alle spalle austera gli rispose: Cara signora, una formica costruisce da quando nasce e finchè muore, voi con le vostre ali vi sentite superiori, nobili, dei fiori prendete solo le parti migliori, ma noi formiche con pari dignità raggiungiamo sempre i luoghi tanto desiderati da voi signori e la bellezza di questo fiore è lampante ai miei occhi quanto lo è per voi ed è per questo che mi trovo qui adesso, non per farne scempio, sarò il suo protettore.
Certo se avessero saputo del ragno nascosto tra il polline e delle fitte trame di ragnatela press’ appoco invisibile attorno non avrebbero indugiato tanto a chiacchierar tra loro, distraendosi in una sciocca conversazione sulle differenze di visione tra api e formiche.
L’ ape riscendendo sul fiore, sbadata come tutti i vagabondi tocco le reti e ne fu quasi immediatamente avvolta, per la formica fu un impulso, lo stesso impulso che fece di lei una formica ribelle, scatto per tagliare le reti che avvolgevano l’ ape, ma venne a sua volta avvolta dallo stesso malefico arteficio. Il paziente ragno era lì da tempo, aveva notato questo fiore unico, sapeva come tutti i ragni sanno che tale bellezza attira sempre prede gustose, ma come gli altri due sventurati era stato rapito da tanta bellezza ed adornando i suoi petali con la sua vitrea tela aveva deciso di porla a difesa del fiore temendo che tale magnificenza potesse andar persa. Accovacciato nel suo giaciglio aveva sentito i due sciocchi confrontarsi, paziente com’ era lui aveva ascoltato le loro storie e quando li vide sopraffatti nella tela sentì una strana sensazione, da una parte certamente c’ era la sua fame, visto che una tela protettiva non aveva fatto mambassa di insetti distratti e sciocchi che nemmeno sapevano distinguere tra una margherita e un ciclamino e che quindi lo avevano lasciato a digiuno, dall’ altro lato c’ era la sgradevole consapevolezza di stare andando a mangiare gli unici due disgraziati che come lui però avevano saputo riconoscere in quel fiore l’ unicità e la bellezza. Si era chiesto per tutto quel tempo come fosse possibile che tutti quegli insetti svolazzanti non avessero notato quanto fosse speciale quel fiore, si era convinto che era giusto mangiare esseri così poco consapevoli di cosa sia la bellezza, che era questa la differenza tra un ragno ed un insetto ed ora quando si appropinqua finalmente a cenare ecco che gli compaiono appesi due insetti rapiti come lui da quel fiore speciale.
Il ragno si palesò rivolgendosi a loro: Buongiorno signori io sono il ragno ed ad una preda, generalmente, concedo poche premure ma vi ho sentito dare molte attenzioni a questo bel fiore e senza darvi ulteriori spiegazioni vi domando, chi siete signori, come arrivate qui nella mia rete?
L’ esigenza del ragno di condividere la loro affinità risulto essere superiore alla fame percepita.
La prima a parlare fù l’ ape: avevo una casssa ssssignore, un alveare e un loculo dove dorrrmire, ma un loculo signore è un luogo dove morire, vivere, per vivere ci vuole il mondo, l’ ebbrezzzzza la felicità, godere la bellezzzza finchè non ci si avvizzzzza; e parlando di bellezzza questo fiore ne è l’ essenzzza ed è fissssando il suo splendore che son finita alla tua lenzzza.
Il ragno in silenzio guardò il bozzo della formica che comincio a parlare dicendo:
Io sono formica, predone e lottatore, sono nato lavorando e rispetto sempre il duro lavoro, sono divenuto ribelle rifiutando di invadere un formicaio nemico, formiche rosse, colore diverso, stesso sudore, ora giro disperso e questo fiore è stato un faro che dal basso mi ha portato a risalire in alto per mirare lo splendore e senza scopo alcuno se non preservarne l’ essenza avevo deciso di finire i miei giorni in veste di suo protettore ma son finito preda tua.
Il ragno meditò in silenzio giusto qualche secondo, poi rimase fermo lasciando diffondere la tensione dell’ attesa, ne sentì il profumo come fosse una gustosa colazione calda e con fare destro e fine precisione recise la rete, liberando i suoi gustosi ostaggi e disse:
Questo è un fiore troppo bello e raro per essere ricordato come una trappola di morte, ci ho pensato molto e credo che la speranza in questo mondo sia legata alla possibilità che la bellezza non sia un inganno e che l’ essere in comunione non riguarda gli aspetti che assume chi trasporta i concetti, ma come essi si legano tra loro formandone uno soltanto, come adesso, in comunione abbiamo condiviso l’ amore per un fiore, abbiamo condiviso la sensazione di essere speciali riconoscendo tra un mare di distratti bigotti questo unico dono e come molto poco spesso accade, qui attorno, ai giorni d’ oggi, tutti noi non abbiamo pensato ad un effimero possesso ma volevamo soltanto proteggere tale bellezza ed è per questo che voi siete il mio unico banchetto, solo voi avete veduto come me la meraviglia ed è per questo cari signori che vi dispenso oggi di far provare voi il bacio dolce e caldo che prima dell’ oblio generalmente offro.
L’ ape e la formica erano liberi ma rimasero fermi per interminabili secondi, atterriti di paura e stupore, il ragno, il perfetto predatore e la bellezza della mimesi con un magnifico fiore, il ragno colse l’ occasione del silenzio per continuare a parlare:
Avrei un quesito da porvi; se si potesse diffondere tale bellezza voi cosa fareste, se anche dovesse costarvi la vita?
La formica disse, ho lasciato la casa solo per fare ciò che mi sembrava giusto, tale progetto rispetto e per esso morirei sorridendo.
Il ragno diede lui un seme e disse:
Prendi questo, l’ ho strappato dalle fauci di un millepiedi, di questo meraviglioso fiore esso è l’ ultimo seme, vai verso il fiume ma fai molta attenzione il cammino è lungo e pieno di insidie, superate tutte vedrai la radura e l’ acqua gentile che scorre, fermati a 1000 tuoi passi dal lembo e comincia a scavare, dovrebbe bastare il tempo che ti è concesso avere.
La formica che dei 3 ha la vita più breve, prese il seme, cammino a lungo superando ogni ostacolo con il seme ben saldo arrivo fino al fiume e a mille passi esatti da esso scavo fino ad essere esausto, si addormentò per sempre affianco al suo seme.
L’ ape e il ragno attesero pazienti, passo del tempo e il ragno parlò: Il vento è più lento il sole più caldo, è giunto il momento signora, se la sente di svolgere la nostra missione?
L’ ape rispose: Sono un ape e sono una sssignora, la bellezza di tutto il mondo dovrebbe fare ornamento sicchè accetterei entusiasta tale occasione.
Non ci fù bisogno di alcuna spiegazione raccolse il polline che era dolce proprio come immaginava, il color dell’ ambra ricoprì il suo ventre e volò veloce verso il fiume paventando che le rimanesse poco tempo, riconobbe subito il fiore magnifico identico al suo, un po’ più piccolo e quasi sbocciato, era tanto stanca e quando si immerse nel bocciolo fondendo i due pollini felice e soddisfatta si riposò lì e non si alzo più. quello fù il suo giaciglio.
Dunque arrivò il ragno che giurò di vegliare su loro e sul fiore proteggendo i suoi petali con una tela magnifica assicurandosi che mai alcun parassita si avvicinasse al loro fantastico tesoro, il tempo passò il fiore appassì e il ragno rimase aspettando esplodessero i semi, li vide disperdersi lungo il terreno qualcuno nel fiume a diffondersi chi sa dove e lì felice ed esausto giace ancora anche se morto."
Ci fu il classico attimo di silenzio, non so dirvi esattamente quanto durò, fu un attimo di silenzio.
Poi, lei disse, decisa ma gentile, "è bella come sono i bambini, ma perché scegli un fiore?"
Lui, nella tempesta di parole roboanti nella testa, cercava, temeva di non trovare, immaginava il suo silenzio negli occhi fissi di lei su di lui, fu la domanda che lei gli pose a salvarlo: perché scegliere un fiore? Lui sapeva bene perché aveva fatto quella scelta, così, probabilmente smettendo di pensare per la prima volta in quella sera inizio a parlare.
La musica di sottofondo era l’ estate di Vivaldi.
"Ho scelto un fiore perché esso come te, nella sua essenza, rappresenta bene, oltre la genuina bellezza, la netta differenza esistente tra fragilità e debolezza:
La debolezza è essenzialmente una carenza di forza, indica una mancanza dovuta all’ impotenza, descrive un fallimento e non ti rappresenta. La fragilità, invece, è solo una caratteristica intrinseca ad un qualcosa che nonostante essa può essere caratterizzato da una natura molto forte e resistente.
Avrei potuto parlare del diamante che con un colpo finisce in frantumi ma che riesce a tagliare quasi ogni altro materiale esistente però un fiore era più calzante, esso conserva la stessa caratteristica fragilità del diamante e una simile persistenza nel tempo ma mentre il primo dei due, per quanto splendente, si limita, senza alcun barlume di vita, a riflettere freddamente una luce preesistente, il fiore, come la tua natura d’ altronde, nel persistere, appassendo e rifiorendo, dimostra la propria forza resistendo ed ha la capacità di diffondersi e come te anche in silenzio ed inerte difronte alle tempeste, rimane tangibilmente vivo e sa farsi percepire attraverso ogni suo senso:
Profumando, colorando, sfiorando e respirando, e poi, allargando il discorso alle piante, raccogliendo la luce solare per trasformarla in qualcosa di differente, come solo le piante riescono a fare.
La formica e l’ ape, battibeccano ma dicono la stessa identica cosa, sono due voci dello stesso personaggio sciocco e romantico, il ragno invece rappresenta ciò che si nasconde, ciò che in noi è presente e potente, che può distruggere ma che sa riconoscere anche e aggiungo per fortuna, ciò che è veramente importante proteggere e che quindi decide di servire la causa e diventare un sostenitore di qualcosa che sente molto più grande ed importante di lui e della propria esistenza e che dunque usa la propria forza per servire e proteggere la preziosa natura di tale essenza."
Oltre la musica, ricadde il silenzio, c’ era luce nella stanza, si guardavano fissi ed erano presenti troppe sensazioni differenti da poter essere descritte senza darvi confusione."
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Levò le dita dalla tastiera, aveva inventato una luce ma la stanza in realtà era buia ed era solo con il suo cane, oltretutto.
Disse ad alta voce "vorrei anche potervi dire come finisce questa storia ma sinceramente non sento di aver diritto a scrivere questa conclusione" Salvò ciò che aveva scritto, aggiunse un titolo forviante come era sua abitudine fare e chiuse tutto, in aggiunta scrisse soltanto "questo finale spetta a te scriverlo" e infine lo spedì a lei. Era il suo finale perfetto per questa storia probabilmente inventata.