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"Un giorno, la terra, stufa di ritrovarsi ogni mattina puntuale alla stessa ora, quel sole accecante ed invadente a salutarla, seccata gli domando di smettere: -Finiscila di illuminarti per me, ogni mattina- le urlò. Il sole le rispose, sorridendo: Azzurro pianeta sei tu che giri a velocità costante mentre io resto fermo, illuminare tale bellezza è un piacere ma ricorda che se splendo sempre, è solo per me stesso, perchè splendere è il mio scopo e la mia natura."
Nel buio, le loro mani si sfiorarono e c’ era silenzio, un silenzio profondo, improvvisamente gravoso, d’ impulso le allontanarono di scatto probabilmente all’ unisono poi un secondo scatto; di lui deciso e sicuro del punto in cui intercettare la mano di lei, come fosse un’ orbita che si é studiata bene, prese la sua mano e la strinse, le dita di lei incontrollate con il flusso dei pensieri frugarono tra le dita di lui un momento prima dell’ impulso in cui la sua mente diffidente di donna la invitasse a scappare via, irrigidendola; lui la trattenne a sé, era una presa gentile ma estremamente ferma, decisa, la presa di chi sa esattamente cosa sia richiesto e cosa sia opportuno offrire e anche quando è doveroso farlo. Lei dovette capire perché si abbandono.
Le loro mani erano sul petto di lui, il cuore scandiva regolarmente il tempo, sembro fermarsi un istante quando il mignolo di lei ne sfioro delicatamente la pelle soprastante ma tolto quel frangente continuò regolare a battere, le parole fluirono altrettanto distese:
"Ti voglio bene, é esasperante percepire continuamente questo dolore diffondersi ed accettare che esso debba essere distinto e ben separato nelle parti, tra noi, una croce personale da non condividere sulla base di ridicole convenzioni,"
le mani unite andarono insieme ad incassarsi con un certo peso sul petto di lei, le stava sfiorando il seno ed era percepibile un rumore ben distinto che sembrava provenire dal profondo e che sembrava amplificato da quella minuta cassa toracica, un suono asincrono, un cuore in procinto di tentare un evasione.
Lui come volesse provare a trattenerlo disse:
" Odio questo tuo dolore, se ci fosse un modo lo sradicherei dal tuo petto, anche con forza, se si potesse." piansero, mentre decisi si strinsero forte in un abbraccio, le mani si slegavano mentre venivano a legarsi i corpi, lui le chiese di stringerlo forte, con tutta la forza presente che le rimanesse," tentiamo", le disse, "idiotamente se fosse possibile costringere il dolore ad uscire fuori e sigillarlo lì, stringi forte, da volermi ammazzare, per me che sono forte sarà solo un abbraccio diverso ma non farà mai male."
Furono parole del tutto non necessarie, un’ espressione del ridicolo tratto eroico- romantico di lui, che lei conosceva bene e di cui sorrideva spesso, trovandolo decisamente fanciullesco, furono inutili perché si strinsero e si sarebbero stretti lo stesso e fu un abbraccio lungo, certamente intenso e forte ma non fu mai teso a voler far male, un abbraccio che continuo tra gli sbadigli all’ arrivo del sonno, andò oltre il sogno e giunse fino al risveglio.
Forse ci fu un bacio, sicuramente non ci furono altre parole d’ aggiungere né alcunché da dover cambiare tra loro.
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