Divertente ed un pò retrò, stile di un tempo che,
alla moda insegnò poi tanto
cercar fra scatoloni, ricordar forme e odori,.
ripescar emozioni e immagini un catalogo aperto,
fogli di veline di carta ingiallita color seppia,
con foto strappate, nitide visioni stampate a fuoco
e li sotto il naso un sorriso
muovi lo sguardo,
una gamma di modelli tutti in fila,
scarpe da cerimonia, da passeggio,
per lavoro, stivali, polacchini, ciabatte
per bambini e bambine,
.un vasto assortimento
dentro quella minuscola bottega, mancava l’ aria
non c’ era una finestra, tutto era invaso dall’ odor di vernice,
con due scalini ci entravi,
eran due rettangoli di stanze, la prima col bancone,
la seconda per la prova
stavi seduta su una sediolina di vimini e lo specchio a preghiera
vedevi solo i piedi le tue luccicanti e rumorose scarpe
si specchiavano li sotto il tuo naso,
eran di alta moda quelle che facevan rumore
nel camminar
lui il calzolaio, tutto il giorno, sempre impeccabile nel suo eterno vestito grigio
cravatta e capelli appiccicati con la brillantina
ti chiedeva gentilmente quando entravi
buoonnggiioornnno, chee, chee, nunumeero chee chee modellloo modellooo
e cercava cercava, fra le numerose scatole sistemate
tutte negli scaffali a parete,
appollaiato come un galletto sulla scaletta tremolante
quel famoso numero, col calzascarpe in mano
per paura che se lo portassero a casa
era un topo, sapeva muoversi dentro quel piccolo buco
ed io piccina lo guardavo ammirata,
vedevo le sue mani annerite
dal colore della vernice, usata perché,
le aggiustava pure le scarpe quelle rotte
quante belle scarpe aveva, bianche e di vernice nera
le bianche venivano pulite con la biacca,
era una crema bianca che macchiava tutto
e mamma le diceva sà le dobbiam comprar più grandi
il piede cresce, devono durar certo un paio d’ anni
il pensier di mamma era, ha la calza rotta oppur non l’ ha cambiata,
farà odore quando le toglierà la scarpa, che brutta figura
pensava mamma, prova e riprova, queste son piccole,
queste non mi piacciono queste costano troppo
iniziava a spazientirsi, era l’ unico suo punto debole
e non solo le iniziava il suo tic, aveva anche il vizio di balbettar
oh! mamma mia... AIUTACI TU...
non riusciva più a dir e far nulla
diventava una farfalla
blà... blà... blà… blà... era fatto così
prendere o lasciare e andar via
Un ricordo affettuoso
A Francesco Cassisi
Storie vere