Non avevo voglia nemmeno di uscire a gettare la spazzatura, figurarsi a mettermi un paio di scarpe e calcare i marcipiedi di Livorno evitando merde di cane, chewing gum ed altre schifezze.
Ero in power save, emotivamente distrutta, fisicamente alla deriva.
Avevo gambe pelose come un ragno ed il mio “ parco giochi” era praticamente un immenso cespuglio selvaggio. Poco male, tanto per ora nessun uomo ci avrebbe messo mano. Sarei dovuta passare dall’ estetista o darci un colpo di forbice, ma rimandavo. Loggai Facebook per vedere del Monte Serra, se il fuoco era spento o se c’ erano stati altri focolai.
Che tragedia, maremma maiala, quest’ anno fra il ponte Morandi e l’ incendio è stata veramente un’ ecatombe, che schifo di momento.
Nella casella di posta elettronica trovai un messaggio da parte di uno dei tanti P. R in cerca di fama e gloria, per l’ inaugurazione di un nuovo locale in Venezia “ La Isla Verde” .
"Quasi quasi ci faccio un salto" pensai.
Passare l’ ennesimo sabato sera chiusa fra le quattro mura domestiche a girare a vuoto come un vite spanata, rifinire a piangere e massacrami lo stomaco sul divano, rimuginare su quello che poteva essere e non è stato, sulle tante seghe mentali che mi ero fatta e che mi facevo; considerato che non ero poi stanca, decisi di andare a vedere questo ennesimo pub.
Mi sistemai i capelli, alla meno peggio e mi vestii abbastanza casual, evitai tacchi e minigonne. In quei posti lì, meglio andarci con un coltrone per scongiurare ogni possibile affamato, appena vedono due gambe scoperte ed una gonna partono all’ attacco e sbavano come dei boxer.
“ Esisteranno uomini maturi che non ti trattino come un semplice buco da riempire? ”
Andai in scooter, non faceva freddo. Lo parcheggiai lontano, un paio di passi non hanno fatto male a nessuno.
Arrivata quasi davanti, si stagliava un’ insegna di mille colori, lampeggianti, accencanti, fluorescenti. Epilessia portami via.
C’ era una quantità di persone da far impallidire la notte degli Oscar.
Fortuna c’ era il buttafuori, un motivo in più per stare tranquilla.
Mi feci largo tra la folla, qualche spinta di là, una decina di pestoni, qualche toccata di sedere, as usual.
Alcuni visibilmente su di giri, mi guardono come se avessi una cintura di c4 in vita.
“ Se per un maglione, un pantalone largo e un giacchetto di pelle, provocavo questo effetto, chissà fossi venuta in tiro."
Certo eh, mettere un locale al pianterreno di uno stabile con sopra gli appartamenti....bella cazzata sì.”
Arrivai al bancone e chiesi un cocktail analcolico.
Il barman faceva battute di spirito, cercava un contattom, ma rimasi impassibile come una Guardia Reale, non ero assolumente in vena.
Il posto era abbastanza carino, luci non troppe violente, specchi, divanetti. Stili diversi, accozzaglie del menga, oggi usano lo shabby chic come fosse deodorante.
Mi cadde l’ occhio sui cuscini a quadri... oddio cristo, un pugno in un occhio avrebbe fatto meno male.
Fosse stato meno affollato e con la musica sparata a meno 1000 decibel sarebbe stato meglio. Poveri timpani.
Socializzare non era programmato, troppo caos.
Cercai un angolo appartato per consumare il mio drink in santa pace ed evitare di finire nelle mire di qualche maschio sovra eccitato.
Mi feci spazio fra la folla, qualcuno mi toccò nuovamente il sedere.
Tornai verso l’ uscita, quando mi ritrovai vicino al buttafuori.
Fine I parte