Mi raccomando, hai poco tempo. Ci siam fermati solo pochi istanti, ti aspetto qua.
Entrai in casa senza far rumore, non volevo svegliare nessuno, era presto. Il gatto mi vide, sembrava sorpreso, quasi incredulo, provai a fargli una carezza, ma scappò come un ladro.
Mi fermai nel piccolo andito e guardai in salotto... dio mio... quante volte mi sono appisolato sul quel divano... quelle notti in cui mi son seduto al buio a guardare fuor di finestra. Vedere le gocce di pioggia macchiare i vetri, contare i fiocchi di neve, mentre la tazza di caffè o cioccolata, mi scaldava le mani e lo stomaco.
Se chiudo gli occhi, sento ancora il profumo.
Son andato in cucina, sul lavello i piatti da lavare, hai mangiato pesce stasera, ti piace, hai fatto bene.
Ho salito le scale per vederti un’ultima volta pima di partire.
Ogni passo un ricordo.
Mi sono fermato sulla soglia, avevo paura di svegliarti, poi anche volendo, non avrei potuto.
Eccoti lì avvolta fra lenzuola e coperte, in quel letto che un tempo è stato il nostro " momento perfetto ". I nostri giochi, la mia zona protetta.
Durante i temporali quelli più violenti, le febbri alte di influenze invernali e per scacciare i mostri di un incubo troppo reale per essere solo un sogno, sgattaiolavo come un furetto e mi infilavo nel mezzo, con grande disappunto di papà.
Ricordo ancora le mani che mi stringevano forte, le mille ninne nanne cantate a bassa voce.
Mi piacerebbe dirti che lo vedo e che sta bene, ma non è così...
Qua le cose non sono come ci hanno sempre detto, anche quello che pensiamo possa essere, non è la verità.
Vorrei stringerti ancora una volta, ma non mi è permesso.
Ci son giorni che aspetti ch’ io ritorni, ma ahimè...cara mamma, non tornerò più.
E’ andata male, molto male... lo vedrai in tv e capirai.
Mi dispiace tanto, non è stata colpa mia, spero che Cecilia ti stia vicino.
Se può farti stare meglio, sappi che non ho sofferto, non ho avuto paura.
Avrei voluto tornare a casa, riabbracciarvi tutti...
Passo da mia sorella e vado, il tempo per me è quasi finito.
Fatevi forza ragazze mie...
Scesi le scale sapendo quanto tutto questo fosse dannatamente ingiusto.
Varcai la porta, quando i primi raggi di un sole molto pallido, si facevano spazio fra i nuvoli gonfi di pioggia.
" Mi dispiace davvero, credimi, ma dobbiamo andare, il viaggio è lungo. ".
Guardai verso tutto quello che stava per diventare lontano, sperando che tutto questo dolore trovasse pace, ma era solo un’altra illusione.