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♦ Marina Demelas |
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In una società in cui molto è quel che appare piuttosto di quel che si è, si rischia di sovrapporre la percezione che hanno gli altri di noi alla nostra reale identità. Che poi la nostra reale identità, in fondo, qual è? E’ quella che ci fa essere diplomatici in occasioni che lo richiedono e per essere consoni alla situazione magari ci costringe a dire anche cose che in fondo non pensiamo veramente, oppure, è quella sensazione piacevole di essere al posto giusto, nel momento giusto e con lo stato d’ animo giusto. Si, perché non sempre è facile unire questi tre aspetti, quante volte ci ripetiamo non saremmo voluti trovarci in una situazione e sarebbe bastato così poco, un minuto, un ritardo, una dimenticanza a non farci trovare in quel posto? Oppure quante volte ci sentiamo come pesci fuor d’ acqua in ambienti dove i più tra loro si conoscono e devi scavalcare il limite della tua timidezza, nonostante non hai più l’ età per poterti definire timido senza aggiungere a questo aggettivo anche quello di ridicolo? Inoltre, vi sarà capitato che il posto ed il momento siano giusti ma per tutti gli altri, non per noi, che in quell’ attimo abbiamo perso il sorriso per chissà quale preoccupazione, ansia o delusione? Ebbene ritornando alla prima domanda credo, purtroppo, che ognuno di noi per quanto non voglia ammetterlo neanche a sé stesso è costretto, in determinate circostanze, ad indossare una maschera, che funge da barriera tra noi e l’ altro quando si teme che rivelarsi completamente per ciò che veramente si è possa essere controproducente. Fintanto non arriva quel momento, quello specifico istante che ti fa avere un guizzo, un’ idea improvvisa e arrivi a respingere la finzione, non vuoi più stare al gioco gestito da altri e manifesti tutta te stessa, anche la parte più debole di te, quella che ti fa ancora piangere per un’ amicizia tradita, per una speranza delusa, per un sogno infranto con le lacrime vere, quelle che partono da dentro e che scendono salate anche senza che tu le abbia volute. Inutile far comprendere agli altri che tu non vorresti piangere in quel momento e che loro, le lacrime, prendono su di te il sopravvento spiazzandoti e lasciandoti ogni volta senza parole, a combattere con te stessa per non farle scendere quando non vorresti essere vista. Purtroppo la sensibilità non è un sentimento così diffuso, o perlomeno ognuno ha la propria di sensibilità, e nel mio caso, nonostante aggiunga esperienze al mio vissuto, con il trascorrere degli anni, ancora non riesco a comprendere un’ infinità di cose che mi sfuggono a causa della mia smisurata ingenuità. Sono alla continua ricerca di un equilibrio tra il mio sentire e ciò che mi viene rimandato dall’ esterno, cerco costantemente un senso agli eventi che mi accadono, anche se mi domando non sia il caso di cominciare a vivere più per me stessa e meno per quello che gli altri possono credere o pensare di me. Nonostante i miei alti e bassi, i miei dispiaceri e le mie gioie, il mio percorso tortuoso sento di avere molto da imparare, sono pronta a ricredermi, a mettermi in gioco, il mio, pur di continuare a credere ed a sperare in un domani migliore.
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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Spesso la vita non è che un teatro ambulante. (Antonio Terracciano)
d'accordissimo con Terracciano**** (Lorella Elle)
E' meglio essere a costo di soffrire!!!!!! (Lorella Elle)
La sento mia, riflessioni che condivido, in tutto! (rosanna gazzaniga)
Spesso siamo un mistero a noi stessi...grazie (rosanna gazzaniga)
per questa lettura così trasparente, come il (rosanna gazzaniga)
tuo cuore. Un abbraccio! (rosanna gazzaniga)
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