Quel giorno per me, era un giorno qualsiasi, anzi no, un giorno da dimenticare, si, perché quando non si è più tanto giovani, i compleanni non dovrebbero esistere... Eppure, camminando sul marciapiede della strada più “ chic” della città, non potevo fare a meno di buttare l’ occhio sulle vetrine di negozi con indumenti elegantissimi, che a dire il vero, io non avrei saputo nemmeno dove usarli, non andavo da nessuna parte e lavoravo con l’ avvocato Medini, una persona scorbutica, con idee d’ altri tempi, lui vedeva ancora la donna con i capelli raccolti in un “ chignon”, una camicetta di maniche lunghe e una gonna che copriva assolutamente le ginocchia, roba di cento anni fa, ma a lui piaceva essere così, non era sposato, ne aveva nessuna foto sopra la scrivania, a volte pensavo fosse gay, comunque sia, era un tipo strano, ed io mi dedicavo strettamente al mio lavoro senza preoccuparmi d’ altro.
Mentre pensavo a queste cose, mi fermai davanti ad un negozio dove era esposto in vetrina un vestito nero, molto scollato con delle perline minute intorno alla scollatura e finiva in un tubino strettissimo sopra alle ginocchia, era favoloso, e vicino c’ erano una borsetta nera con perline e un paio di scarpe con tacchi a spillo da urlo! Una vocina che veniva dal mio interno, molto insistente, mi diceva: “ Cosa aspetti a comperarti tutto il completo? I soldi non ti mancano, e non devi rendere conto a nessuno!”.
La tentazione di entrare era enorme, e alla fine prevalse la voglia di cambiare qualcosa nella mia vita, e poi, diamine! era o non era il mio compleanno? Ma la cosa non finì qua, passando davanti a un salone di bellezza, entrai, e mi feci fare un taglio di capelli modernissimo!! Quando uscii mi sentivo una diva, e la prova era che molti uomini si giravano a guardarmi, e mi dicevano anche delle frasi carine....
Ormai erano le otto di sera, avevo fame, e la cosa più logica era che entrassi in un ristorante del centro: Un posto molto “ in”. Appena entrata, il cameriere si affrettò a indicarmi un tavolo un po’ appartato, e mentre mi faceva sedere, mi domandò se aspettassi qualcuno. Dissi di no, e lui mi portò il menù, e un vino rosè delizioso. Mentre cenavo, me ne accorsi che nel tavolino davanti al mio c’ era un uomo molto interessante, elegantissimo, che non mi toglieva gli occhi di dosso. Io non sapevo più dove guardare, lui se ne accorse e mi sorrise apertamente, alzandosi e avvicinandosi al mio tavolo mi domandò se si poteva sedere con me. Non feci in tempo a rispondergli, che lui si era già seduto versando il vino nel mio bicchiere, e nel suo. Parlammo di tante cose, mentre piano piano la bottiglia del vino si vuotò completamente, lui chiamò il cameriere e ne ordinò un’ altra, che in poco tempo fece la stessa fine....Io ero completamente “ brilla” e ridevo di gusto senza potermi fermare.
Lui allora si alzò, mi prese per la cintura e mi aiutò ad alzarmi, io mi attaccai a lui per non cadere per terra, e uscimmo dal ristorante che era quasi mezzanotte. Mi aiutò ad entrare nella lussuosa macchina, e mi portò in una villa che sembrava quella di uno sceicco, entrammo, salimmo le scale, entrammo in una camera da letto favolosa, io mi buttai sul letto, e....non ricordavo più niente...
La mattina seguente, lo vidi che entrava in camera con un vassoio in mano con una ricca colazione, io mi guardai intorno, le lenzuola erano in raso tutte ricamate, e le tende bianche di una stoffa trasparente bellissima ricamata come le lenzuola. Mi girava la testa, ero completamente intontita, cosa era successo la sera prima? Guardai l’ orologio e feci un grido! Le undici del mattino!!!! io dovevo essere dall’ avvocato alle otto precise per un lavoro urgente che mi aveva incaricato. Mi alzai senza fare colazione, mi andai a fare la doccia in fretta e in furia, e mi misi (chiamiamola così la mia divisa da lavoro! Poi sempre di corsa, presi le mie cose, salutai il mio gentile amico, che mi guardava divertito senza dire una parola, e corsi alla fermata del’ autobus verso lo studio dell’ avvocato.
Arrivai allo studio alle undici e trenta, e la faccia che aveva l’ avvocato Medini faceva paura, sulla sua scrivania c’ erano tutte le pratiche sparse in maniera disordinata; io mi misi immediatamente a lavorare, nemmeno mi alzai per andare a mangiare, e continuai a lavorare fino a tarda sera....ero sfinita... avrei preferito che l’ avvocato m’ avesse detto qualcosa, si fosse arrabbiato, ma quel silenzio assoluto mi dava sui nervi, era come se stessi camminando sopra ad un campo minato, aspettando di esplodere da un momento all’ altro.
Erano le dieci di sera, e io cadevo per terra dalla stanchezza e dalla fame. Lui mi si avvicinò, l’ uomo scorbutico, il tipo più strano che esisteva sulla faccia della terra, e con una voce dolcissima, che non avevo mai sentita prima, mi disse: “ Non ti sembra che hai lavorato abbastanza? È vero che sei arrivata molto tardi questa mattina, ma hai largamente ricuperato il tempo perduto, dai, mettiti una giacca, che ti porto a mangiare fuori, anzi, dove vuoi cenare?” Io non riuscivo a rispondere, in tanti anni che lavoravo al suo fianco, non mi ero mai accorta che aspettavo quella domanda con tutta me stessa. Mi alzai dalla scrivania, mi misi una giacca che avevo sempre nello studio in caso di necessità e gli risposi con voce emozionata: “ Portami in un posto che piaccia a te, ho una fame che sto per svenire!”