Il suono della sveglia lo destò dal sonno, erano le sei ma stranamente non si sentiva stanco come accadeva spesso la mattina … aveva l’impressione d’aver dormito per millenni. Aprì le finestre, fuori era così buio che sembrava ancora notte, del sole non c’era nessuna traccia.
“E’ strana questa mattina, è come se il tempo passi molto lentamente” pensò Paolo. Anche il suo gatto Pallino lo guardò e fece uno strano miagolio, come se avesse capito le parole del ragazzo.
Quando Paolo uscì dal cancello per prendere la macchina che aveva lasciato fuori, visto che nel garage del piccolo condominio erano in corso dei lavori, ebbe un sussulto e si diede un pizzico per essere sicuro di non stare ancora dormendo.
Il quartiere nel quale abitava sembrava scomparso, non c’erano le strade, il bar e tutto quello che aveva sempre visto, ogni cosa era circondata da un’atmosfera eterea e irreale, anche l’orologio che aveva al polso si era fermato all’improvviso.
Si strofinò gli occhi e si fece strada tra una fitta nebbiolina, quando percepì di camminare su un terreno disconnesso posò lo sguardo a terra e la nebbiolina scomparve. Era circondato dalla campagna e davanti a se c’era un cancello bianco.
Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, sapeva dove si trovava ma non voleva crederci, attraversò il cancello e camminò poche centinaia si metri fino ad una casa che gli sembrava sempre più familiare.
Una voce dentro di lui continuava a parlare ma il ragazzo non l’ascoltava, almeno fino a quando non entrò in quel posto: era proprio la casa dei suoi nonni. “Impossibile, assurdo” continuava a ripetersi, eppure non si sbagliava, non poteva essere che quel luogo..
Chiuse piano la porta, così d’istinto, il camino era acceso e dalla cucina l’odore del pane appena fatto s’espandeva ovunque, ma non c’era nessuno o almeno gli sembrava. Tutto era pulito e ordinato, alle finestre c’erano dei bellissimi vasi di fiori bianchi, era come se quel luogo non fosse mai stato disabitato… eppure erano almeno dieci anni che non ci abitava nessuno e i suoi genitori pensavano addirittura di vendere quella casa.
Infatti pochi anni dopo la morte di suo nonno anche sua nonna li lasciò, lui era stato il compagno della sua vita e dalla sua perdita non era rimasto più nulla della donna forte che era sempre stata. Nonostante i suoi due figli le stettero accanto e più volte cercarono di convincerla ad andare ad abitare con uno di loro, lei non lasciò la sua casa e non volle togliere nulla che appartasse al marito… morì un giorno, al tramonto seduta sul dondolo che li aveva visti ogni sera l’uno accanto all’altra dall’inizio del loro matrimonio.
Paolo rapito da quella strana atmosfera aprì una porta e si ritrovò nella camera nella quale aveva dormito durante le vacanze trascorse ogni anno dai nonni, la stanza era pulita e le lenzuola sapevano si fresco, come se fossero state appena cambiate. Si infilò nel letto e senza neanche accorgersene s’addormentò.
“Su Pallino, lasciami dormire , è ancora presto” gridava il ragazzo coprendosi il volto con il cuscino
“No, non mi leccare… e va bene mi alzo!”
Paolo si tolse il cuscino e spalancò gli occhi dalla gioia, il suo meraviglioso e speciale gatto arancione che l’aveva accompagnato fin dall’infanzia era accoccolato accanto a lui e faceva le fusa. Aveva quasi paura d’accarezzarlo per paura che potesse scomparire ma la percezione del morbido pelo della bestiola a contatto con il suo braccio scacciò immediatamente ogni timore.
Quanto gli era mancato, quanto aveva continuato a cercarlo dopo la sua morte non riuscendo ad accettare il fatto che non l’avrebbe più rivisto… ed ora Pallino era lì, accanto a lui e lo guardava con quei grandi occhi verdi nei quali ci si poteva perdere. Alla fine rimasero entrambi al letto, fino a quando una voce non lo fece sobbalzare.
“Pelandrone alzati, è tardi… dobbiamo andare a pescare, vestiti e lascia stare Pallino”
Suo nonno era lì davanti e Paolo pregò di non svegliarsi da qualsiasi cosa stesse vivendo, scese dal letto e l’abbracciò così forte che le braccia cominciarono a fargli male poi pianse dalla gioia, le lacrime uscirono senza che il ragazzo se ne rendesse conto.
“Paolo che ti succede, stai male? Ora chiamo la nonna, mi fai preoccupare!”
La nonna corse immediatamente, gli sentì la febbre poi lo prese sotto braccio e lo portò a fare colazione. “Non ha nulla, sarà stato un brutto sogno ma con le mie buonissime frittelle passerà tutto, non è vero?”
Paolo sorrise e le diede un bacio, anche Pallino si avvicinò e miagolò.
“Frittelle anche per te, sei contento piccolino? Disse guardando i nonni, poi prese in braccio il gatto e l’accarezzò dolcemente.
“Va bene… visto che le adora oggi facciamo uno strappo.” risposero con un tono allegro.
Il ragazzo non si domandò più se quello che gli stesse accadendo fosse sogno, realtà o una strana visione… in fin dei conti non gli interessava, era solo felice di essere li e non avrebbe voluto essere in nessun altro luogo.
Quanti giorni passarono non seppe dirlo, ma furono indimenticabili, il tempo che trascorse con loro fu speciale e fece molte cose che prima aveva trovato noiose, nell’errata convinzione che avrebbe avuto tutto il tempo per stare con i suoi nonni.
Paolo tornò a pesca con il nonno e ogni sera ascoltava le sue storie sulla sua giovinezza, la guerra, di come si era innamorato della nonna… e nonostante le conoscesse a memoria ne rimaneva rapito, lo guardava ammirato lavorare il ferro e l’aiutava quanto poteva.
Con la nonna invece andava a fare passeggiate nel bosco per raccogliere le erbe che le servivano a preparare le sue tisane, a volte cucinava con lei e facevano il dolce al cioccolato che piaceva tanto al nonno.
Li osservava spesso quando erano insieme, si rese conto di come il loro amore traspariva da ogni piccolo gesto, erano due anime gemelle che si erano incontrate in terra… solo allora capì veramente il dolore della nonna e la sua decisione di non lasciare la loro casa.
E poi poter giocare ancora con Pallino, coccolarlo, dormire con lui, sentirlo fare le fusa ad ogni sua carezza e guardare quegli occhi che lo scrutavano fin dentro l’anima… non aveva parole per descrivere la gioia che provava in quei momenti. Quella bestiola lo aveva amato come un fratello, il loro legame era stato ed era ancora speciale e unico.
Una sera Paolo si addormentò prestissimo, era così stanco che gli occhi si chiusero da soli, proprio come era accaduto la prima volta che era arrivato in quella casa, la mattina dopo si svegliò con il miagolio di Pallino e si rese conto di essere tornato, non sapeva da dove ma sentì i suoi nonni più vicini che mai.
Pallino gli si accoccolò vicino e il ragazzo l’accarezzò. “Si … voglio bene anche a te piccolino, ti ho dato il suo nome perché tu sei speciale come lui.” Il gatto cominciò a fare le fusa e si addormentò beato.
Non raccontò nulla a nessuno, neanche ai suoi genitori quando tornarono dal loro viaggio, nel suo cuore era stato tutto reale. Chiese loro però di non vendere la casa dei suoi nonni, i suoi genitori si stupirono di questa strana richiesta e non capirono, visto che fino ad allora non si era mai interessato a quel luogo, ma quando si resero conto che loro figlio era sincero accettarono volentieri.
Paolo tornò nella casa dei nonni, era rimasta come l’aveva vista nel suo sogno ma era impolverata e fredda, come se non fosse mai stata abitata… non poteva vederla così, gli faceva troppo male. Prima di andare via portò dei fiori dove avevano seppellito Pallino e andò al cimitero a trovarli, poi nei giorni successivi ripulì la casa da cima a fondo aiutato dai suoi genitori e finalmente tornò bella come la ricordava.
Durante le vacanze di Natale Paolo passo lì qualche giorno con Pallino, ogni sera accendeva il camino e il gatto si addormentava davanti al fuoco. In una di queste sere i due angioletti appesi alla finestra suonarono come mossi da un alito improvviso di vento che scomparve dopo un attimo e sfiorò la sua pelle, anche Pallino si svegliò, emise uno strano miagolio e si guardò intorno, poi tornò a dormire.
Il ragazzo si girò verso la finestra e sorrise, una lacrima leggera gli sfiorò la guancia ma era felice … i suoi nonni erano tornati nella loro casa, ogni cosa aveva ripreso vita.
Si chiese se anche il suo gatto arancione dormisse davanti al fuoco con Pallino, infatti quando era vivo si accoccolava proprio in quel posto, ogni sera d’inverno… ma nel suo cuore Paolo aveva già la risposta.