UNA SERATA TRANQUILLA
Tornai a casa dal lavoro con il proposito di godermi una tranquilla serata in casa guardando la mia serie preferita in TV, con quel attore che mi piaceva tanto! Così per prima cosa, dopo essermi fatta una bella doccia, mi infilai il pigiama di flanella, mi misi le mie calde pantofole e mi sdraiai sulla poltrona reclinabile....
Non mi sarei mossa da lì nemmeno per tutto l’ oro del mondo, e mentre incominciava la serie, squillò il telefono.... No!!!! dissi dentro di me, non rispondo!! ma lui continuava a suonare imperterrito come se la persona che chiamava sapesse che ero in casa... Mal volentieri mi alzai e andai a rispondere, ma appena alzai la cornetta, sentì un sospiro dall’ altra parte, e una voce d’ uomo bassissima che mi diceva: “ Perché vuoi startene sola soletta quando potremmo spassarcela nel tuo lettuccio?” Non aveva nemmeno finito di dire quelle parole che io riattaccai immediatamente. Ma come faceva quello a sapere che ero sola in casa? Mi conosceva? Mi aveva seguito? E chi era??? Un brivido di paura mi passò per tutto il corpo, e istintivamente andai a chiudere bene le finestre e la porta con due giri di chiave, e misi anche la catena, ma... la paura non mi passava, ormai quell’ imbecille mi aveva rovinato la serata, non me la sentivo più di mettermi a guardare la TV, e decisi di andarmi a scaldare un bicchiere di latte in cucina quando suonò di nuovo il telefono...
Questa volta non risposi, ma il telefono squillò una ventina di volte, fino a che finalmente rimase in silenzio, un silenzio che prima era una cosa normale per me, ma che questa sera particolare mi dava l’ angoscia...
Era ancora molto presto, non me la sentivo di andare a dormire, non avevo voglia di fare niente, avrei voluto avere qualcuno di fiducia vicino a me che mi facesse compagnia, avrei voluto... e mi ricordai in quel momento di Giacomo, il bravo ragazzo che viveva nel piano di sopra al mio, era uno studente di medicina e aveva sempre i libri per mano, educato, gentile, sembrava uscito da una di quelle “ telenovelas” che guardavo in TV, bello e anche simpatico... ricordo che una volta mi aiutò a portare le borse della spesa perche l’ ascensore non funzionava, lo feci entrare e le offrì un caffè, ci sedemmo a parlare seduti sul divano e mi raccontò tante cose di lui, veniva da un piccolo paese, i suoi genitori facevano grandi sacrifici per mantenerlo all’ università qui a Roma, e lui non voleva deluderli. Mi accorsi che non fumava, e mi disse anche che conosceva poche ragazze, che era molto timido, insomma, un tipo che non mi dispiaceva affatto. In quell’ occasione ci eravamo scambiati i numeri di telefono, ma non ci eravamo mai chiamati, anche perche ci vedevamo spesso quando entravamo o uscivamo dal palazzo.
Mi venne voglia di chiamarlo, chissà se era in casa? Ma io ero in pigiama, cosa avrebbe pensato di me? No, no, scacciai subito quell’ idea e pensai che comunque potevamo fare due chiacchiere per telefono, che male c’ era? Così cercai il suo numero e lo chiamai. Quando mi disse “ Pronto” mi venne di nuovo quel brivido di paura che avevo sentito prima, quella voce bassa, quel tono... Mio Dio, possibile? Mi schiarì la gola, e con voce un po’ insicura lo salutai, “ Ciao! Sono Angela, come stai?” e lui, “ Angela? Ah si! Certo, Angela la mia vicina di sotto, bene, bene, e tu?” ...“ Scusami se ti disturbo, stavi studiando?” domandai io, “ Si, mi rispose, ma dimmi pure”. (No, pensai, non può essere stato lui, non sarebbe così serio e distaccato con me, anzi, si sentirebbe imbarazzato al sentirmi, e poi, mai e poi mai avrei dubitato di una persona la quale sempre si era comportato da gran gentiluomo)....e così, sentendoml più rassicurata dissi: “ Ero qui, annoiata, e pensai di parlare un po’ con te per telefono, ma se stai studiando, lo lasciamo per un altro giorno” “ Ma figurati!”, rispose, “ Anzi sai che faccio?, vengo giù e mi offri un caffè, va bene?” io rimasi per qualche secondo in silenzio, volendo dirgli che non era il caso, al chè lui “ Ci sei ancora?” “ Si, si, certo, vieni pure, ti aspetto”...
Corsi in camera, mi levai in fretta il pigiama e mi misi in tempo di record una tuta da ginnastica, appena in tempo per andare ad aprire la porta... Lui era lì, bello, alto, in maglietta e jeans, con un sorriso smagliante che incantava, ed io lo feci entrare, mettendo da parte tutti i miei timori, senza pensare più a niente. Ci sedemmo come quella volta, nel divano della sala, parlammo per un pò poi, mi alzai per andare a fare il caffè, e mentre ero in cucina lui mi venne vicino, mi prese per le spalle e mi baciò, ma non fu un bacio d’ amore, ma rabbioso, appassionato, mentre le sue mani cercavano di togliermi la roba che avevo addosso, io cercai di svincolarmi, ma lui divenne ancora più violento, mentre mi diceva con quella voce bassa che avevo sentito al telefono... “ Andiamo nel tuo lettuccio tesoro”, io cercavo disperatamente di scappare, ma lui mi trascinò con la forza e mi prese a schiaffi fino a farmi perdere i sensi.
Quando mi svegliai ero semi nuda, ancora sul letto, e vidi che c’ era un biglietto sopra il comò, c’ era scritto: “ Quando avrai voglia di me, chiamami, tesoro”.
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