Come può essere capitato a molti nell’arco della propria esistenza, qualche giorno fa sono stata in ospedale per effettuare un piccolo intervento. Quando mi è arrivata la chiamata per il ricovero ho provato due sensazioni contrastanti: la contentezza per la risoluzione di un problema che mi portavo avanti da molto tempo e l’ansia per una nuova situazione che avrei dovuto affrontare.
L’entrata nel reparto, l’attesa che rifacessero il letto , la sistemazione delle mie cose nell’armadio assegnatomi … tutte azioni fatte in punta di piedi, lentamente come se la mia mente avesse avuto bisogno di tempo per metabolizzare quell’insolita esperienza.
Dopo essermi cambiata , sono rimasta nel corridoio con mio marito e mio padre fino alla fine dell’orario delle visite della sera, anche per non disturbare una signora che si era operata e aveva bisogno di riposare.
Lo spaccato di vita in quel luogo è cominciato dopo aver saluto chi mi aveva accompagnato e aver sistemato ciò che mi sarebbe servito in quei giorni nel comodino accanto al letto ma soprattutto il giorno dopo, con l’arrivo della mia seconda compagna di stanza, subito dopo le dimissione della ragazza che c’era il pomeriggio del mio ricovero.
La prima cosa che ha fatto quella donna è stata presentarsi e sorridermi, distruggendo immediatamente la prima opinione che avevo avuto di lei, infatti mi era sembrata una persona che preferiva stare per conto proprio e dentro di mi domandavo come avrei potuto approcciarmi a lei senza sembrare invadente. Ed ecco la prima lezione: la prima impressione e spesso quella sbagliata, se non fossi andata oltre essa avrei fatto un grandissimo errore.
Quella mattina avrei dovuto operarmi ma le battute scambiate con quella donna, i mie genitori e mio marito, le parole con quella signora che si era operata il giorno prima sciolsero la tensione per la lunga attesa dell’intervento.
In quei giorni due persone fino ad allora sconosciute sono diventate a me familiari, in quel frangente il nostro cuore è stato investito da una miriade di sentimenti:la preoccupazione e l’attesa per l’esito dell’intervento, quando una di noi tre fu portata in sala operatoria, la felicità nel vedere ogni piccolo miglioramento, soprattutto quando alla signora che si era operata il giorno del mio arrivo hanno tolto tutti i tubi e ha potuto alzarsi e camminare. Ci siamo aiutate a vicenda,spesso senza chiedere nulla ma intuendo immediatamente ciò di cui l’altra aveva bisogno e quando mi hanno dimessa ero contenta ma un po’ dispiaciuta ne lasciarle,perché avrei voluto uscire con loro e terminare insieme quel breve cammino che ci ha fatto incontrare.
Tutto è andato bene e quello che ora ricordo non sono tanto i dolori e l’intontimento dopo l’anestesia quanto l’affetto delle persone che mi sono state accanto con gesti concreti,telefonate,messaggi … non mi sono mai sentita sola,nemmeno un istante.
E’ stata una sensazione meravigliosa sentire di essere nel pensiero di ognuna di loro e da parte di alcune persone che avevo conosciuto da poco proprio non me l’aspettavo.
Ogni esperienza , lascia qualcosa dentro di noi,insegnamenti e sentimenti che mai sarebbero stati nostri se non ci fossimo trovati in quella determinata situazione che forse prima non avremmo mai voluto vivere. Quello che mi è rimasto si può ridurre ad una sola ma grande parola: AMORE.
L’amore nella sua forma più bella, fatto di gesti che nascono dal cuore e non chiedono nulla in cambio, solo il sorriso e la serenità di chi si ha accanto. La gioia che ne deriva è immensa ed indescrivibile.