Anna si svegliò di colpo. Un calpestio di passi arrivò alla sua parte sempre vigile; le persone quando invecchiano hanno il sonno leggero. Anna aveva i capelli ricci e ormai sfumati di grigio. -Pellicano riccio-, la canzonava suo figlio.
È un uccello grande il pellicano, previdente, e secondo una leggenda generoso al punto di squarciarsi il petto per nutrire col proprio sangue i piccoli in carenza di cibo. Elegante solo in volo verso mete lontane. Considerata l’ età non più giovane in contrasto con l’ aspetto ancora affascinante, il suo carattere e l’ amore incondizionato verso suo figlio, era un nomignolo perfetto.
Udì sorpresa e con un guizzo di paura, rinchiudersi la porta di casa, e il familiare e festoso mugolare di benvenuto della sua cagnolina. Si alzò senza fare rumore, afferrò una coperta, e senza infilare le ciabatte – tanto aveva i calzettoni di lana- scese le scale. Dal lucernario la luna rischiarava la scala e il salotto. C’ era una grande ombra in piedi, davanti al divano con accanto la cagnolina intenta ad annusarla. La piccola coda sferzava l’ aria, rumorosa come lo sbattere di un tovagliolo quando lo si libera dalle briciole…
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Qualche ora prima, Anna aveva passeggiato solitaria nel sentiero dietro la casa, ai margini del bosco. Il cielo era grigio. Il freddo pungente e le piccole punture degli aghi del nevischio la rendevano dolorosamente viva. Le bacche della rosa canina stavano cambiando colore; il colore del freddo, rosso scuro che virava al marrone. Lo stesso delle prime macchie della vecchiaia sulla pelle.
Era la vigilia di Natale, -una ricorrenza travisata- pensò rassegnata. Natale, la nascita di un bambino, puro amore incarnato… o forse è una leggenda? Poi si ricordò quando da piccola attendeva i doni: l’ attesa gioiosa, la pace e il gioco. Ecco per i bambini è solo quello il significato. Invece gli adulti pragmatici, ormai non sentono più l’ atmosfera di pace; forse solo i genitori riescono a percepirla ancora, come riflesso della gioia, della aspettativa dei piccoli… Ma pochi si fermano a riflettere sul profondo significato del Natale: qualcuno nato per insegnare i segreti della pacifica convivenza fra uomini, ucciso da chi non voleva cambiare. Qualcuno contestato ancora oggi. Però anche ammettendo che tutto sia solo una leggenda, il bisogno di non crederci soli, di sapere che qualcosa ci attende oltre il ciclo della vita, della sua perenne rinascita, è molto forte!
Si, certo, la natura la vediamo rinascere puntuale ad ogni primavera, ma noi? A parte il tramandarsi infinito di padre in figlio, dove finiscono i nostri pensieri, le emozioni? Dove? Perché nel mondo prevalgono ingiustizia e cattiveria, e perché nessuno è capace di riflettere sugli insegnamenti di quel piccolo fagottino che attirò amore anche da adulto? … Gesù, un nome che a pronunciarlo sembra un sospiro…
Allora Anna, per la prima volta nella sua vita, chiese qualcosa. Non a Babbo Natale perché non esiste, è una leggenda, né all’ immagine dal potere assoluto in sembianze maschili, Dio… bensì alla divinità femminile, perché più vicina a lei. Rivolse una preghiera alla Madre degli uomini, all’ essenza spirituale capace di partorire nuova vita, la Madonna… -Ti prego Madre divina, convinci Dio a cambiare questo mondo pieno di atrocità e di infamia, tu sai come fare, noi donne terrestri abbiamo perso la capacità di influire sui nostri uomini… non ci ascoltano più, forse nemmeno ci vedono come una parte necessaria. Credono di bastare a se stessi, anche per replicarsi…
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Anna inquieta, accese la luce e dopo il primo attimo di spavento, si sfregò gli occhi. Un uomo barbuto perfettamente a suo agio, nella sua casa e in piena notte, le sorrideva porgendole una busta. Indossava la divisa classica da Babbo Natale, completa di berretto e fiocco:
-Per te, disse, in questa lettera c’è la risposta alle tue domande-
-Aspetta, disse Anna, non andare via, lasciami leggere.- Poi mentre apriva: -come hai fatto ad entrare, io avevo chiuso. E adesso sono sconcertata. Tu sembri Babbo Natale: allora esisti, ma è mai possibile? –
E premette le unghie dentro al palmo chiuso, sentendo sorpresa il giusto dolore. Allora non era un sogno!
In un carattere grande e in rosso, sul foglio, c’ era scritto: DOVETE REIMPARARE A SOGNARE.
-E come si fa? Disse Anna, senza alzare il capo, rivolta a se stessa. E poi la vita è realtà.-
-Ti sbagli – disse Babbo Natale – è l’ errore che fanno tutti gli uomini. Voi siete il duplicato, anzi ormai la brutta copia, del Creatore. E come credi sia nato il mondo? Da un pensiero, dalla sua emozione, dall’ alchimia di queste energie, che unendosi hanno creato la materia. Come credi sia possibile che ci sia così tanta cattiveria e poca bontà tra voi uomini?
Perché la scelta che molti di voi fanno, è di pensare a cose frivole, che appagano il vostro incredibile orgoglio, la vostra sete di perfezione, e la voglia di dominare gli altri. Voi soffrite ancora da adulti, la mancanza dell’ amore che non riuscite più a dare ai vostri figli, e la volete compensare con le cose. E volete di più, volete diventare guide frivole per tutti gli altri. I vostri sogni sono solo FATTI DI POTERE E DOMINIO. Non pensate più all’ amore, agli altri, ma solo al vostro piccolo egoistico piacere. Avete smesso di sognare in positivo: troppi di voi hanno pensieri malvagi o di odio. Non avete capito che il pensiero è un’ onda che si aggrega a quelle simili: il bene da una parte e il male dall’ altra, in continuo equilibrio. Per fortuna che il bene ha la parte maggiore nell’ etere, altrimenti il mondo finirebbe.
Non avete ancora compreso che per sconfiggere il male – non eliminarlo, perché serve anch’ esso- dovete ritornare a sognare, ad occhi aperti, e volere cose positive, sognare sentimenti positivi. Il sogno è l’ inizio della creazione, tutto quello che sognate, buono o cattivo, alla fine si concretizza…è una legge divina, la legge di Dio…-
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Sentì improvvisamente freddo Anna, e sollevando gli occhi vide la sua cagnolina che la leccava. Si ritrovò sdraiata ai piedi del divano. La sveglia segnava le tre: piena notte… ricordò le parole di Babbo Natale; ma allora, realizzò, era tutto un sogno! Forse anche quello che stava ricordando era senza senso. Si avviò verso la cucina per scaldarsi un poco di latte. Si sa che concilia il sonno. Si aggrappò a un mobile: aveva messo il piede su qualcosa che l’ aveva fatta scivolare… lo raccolse, un foglio piegato, dentro un’ unica frase: DOVETE REIMPARARE A SOGNARE…