I suoi genitori lo chiamarono Pasqua perché era nato proprio il giorno di Pasqua del 1929.
Pasqua trascorse la maggior parte della sua infanzia a Castelfranco, in Veneto, dove conobbe Melia, «la più bella ragazza del paese che sconvolse piacevolmente la sua vita adolescenziale».
Arrivò in provincia di Varese, all’età di vent’ anni e, con il passar del tempo, era diventata una celebrità locale soprattutto perché era riuscito, lavorando giorno e notte, a costruire un piccolo impero immobiliare.
Pasqua si vestiva sempre elegantemente, la sua passione per il ballo liscio lo influenzava molto: indossava sempre un completo grigio molto signorile, un cappello di paglia, un paio di scarpe luccicanti e, naturalmente, un immancabile papillon che dava un tocco di classe alla sua allure di dongiovanni attempato.
Lo chiamavano tutti bonariamente «Pasqua della Pace», perché era fondamentalmente una persona pacifica e buona. Riusciva sempre a risolvere le questioni anche più complicate pacificamente.
Quando era particolarmente depresso, al bar parlava con i suoi amici dei suoi due grandi amori: il Veneto, dove andava almeno una volta all’ anno, sempre rigorosamente d’estate, e Melia, la donna che amava alla follia, ma che a causa di un non meglio specificato contrattempo, dovette abbandonare a Castelfranco nel 1949.
Affermava che Melia sarebbe stata la donna ideale della sua vita e, fino a quando sarebbe rimasto in vita, l’avrebbe amata.
Fino all’ età di cinquant’ anni, Pasqua non sapeva neanche che cosa fossero le ferie, ma dopo un viaggio-premio vinto per caso ad una lotteria locale, cominciò a viaggiare per il mondo.
Conobbe gli U. S.A., le Filippine, la Tailandia, alcuni stati africani, la Francia, la Germania, la Spagna…
Durante l’inverno del 1970, Pasqua si recò a Castelfranco per un’ inspiegabile vacanza, dopodiché tornò in Lombardia, profondamente turbato.
Non disse mai a nessuno quale fosse stato il vero motivo del suo improvviso viaggio, perché di solito ci andava soltanto durante l’ estate.
Alcune malelingue misero in circolazione che era tornato in Veneto perché Malia si era separata dal marito, uomo geloso e violento.
Pasqua non si era mai sposato, ma ebbe molte relazioni complicate con donne molto belle.
Nel 1990, conobbe per caso a Milano una ricca imprenditrice italiana, di nome Mariagrazia, che viveva a Londra.
La donna lo invitò a Londra per una settimana, dove avrebbero passato insieme «giorni di fuoco».
Pasqua accettò volentieri l’ invito, prese l’ aereo all’ aeroporto di Malpensa, dove conobbe Gianluca, un grosso imprenditore di Varzi, che gli parlò per tutta la durata del volo di salumi, ed arrivò a Londra dove prese un taxi che lo accompagnò direttamente in albergo.
Pasqua non conosceva l’inglese, parlava un italiano fluente e, a sentire lui, anche il dialetto veneto.
Siccome l’ appuntamento con Mariagrazia era per il giorno dopo, Pasqua trascorse tutto il pomeriggio a dormire e, mentre si recava al ristorante per cenare, incontrò nella hall dell’ albergo Gianluca che gli propose di passare qualche ora in sua compagnia.
Andarono prima a cenare in un ristorante chic e, dopo aver bevuto innumerevoli bicchieri di whisky, si recarono alle tre del mattino in un noto night- club di lusso londinese.
Pasqua ha sempre affermato che nella sua vita non aveva mai pagato una donna, anche se «quando hai il portafoglio pieno e una bella macchina, hai la sensazione di toccare il cielo con il dito».
C’erano molte giovani donne sedute in compagnia di uomini anziani. Indossavano quasi tutte minigonne vertiginose e vestiti succinti. Gianluca scelse sbrigativamente una ventenne orientale, che indossava un paio di jeans strettissimi.
I due salirono nel piano superiore del night-club per approfondire la loro conoscenza e Pasqua rimase seduto ad un tavolo per aspettare che il salumiere lo riaccompagnasse in albergo.
Improvvisamente, una ragazza gli si avvicinò e gli chiese in italiano: «Mi offri qualcosa?»
Sembrava una studentessa universitaria.
Pasqua le chiese come mai parlasse l’ italiano e Viola gli confidò che era italiana e che faceva l’entraî neuse soltanto per pagarsi gli studi.
A dire il vero, Pasqua non sapeva neanche che la giovane donna intrattenesse i clienti, inducendoli alla consumazione di cibi raffinati e, soprattutto, di bevande costose.
Il cameriere si avvicinò e chiese che cosa doveva portare da bere.
Pasqua gli domandò, in un improbabile inglese, di portare una bottiglia di champagne.
Viola gli si avvicinò e cominciò a cambiare atteggiamento nei suoi confronti. La sua voce era diventata improvvisamente seducente. Pasqua, che non concepiva il fatto che una donna si prostituisse per denaro, cercava di cambiare discorso.
«Di che regione sei?»
«Sono veneta», gli rispose la ragazza, bevendo un sorso di champagne da un calice di cristallo.
Gli occhi di Pasqua si illuminarono a festa sentendo che la donna fosse veneta.
«Di che parte del Veneto sei?»
«Sono di Castelfranco», rispose la donna.
«Anch’ io, rispose Pasqua, come si chiamano i tuoi genitori?»
«Mia madre si chiama Malia. Ha quasi ottant’ anni e vive a Castelfranco. Mio padre è morto nel 1975».
Pasqua diventò pallido come un lenzuolo
«In che anno sei nata, Viola», le chiese Pasqua con un filo di voce.
«Il 30 agosto 1971»
Pasqua si sentì letteralmente mancare. La ragazza che era davanti a lui era presumibilmente sua figlia. Per fortuna che non aveva accettato l’invito della ragazza di accoppiarsi con lei in cambio di una lauta mancia.
Sulla dinamica dell’ accaduto, esistono due versioni: la prima è quella che vi ho raccontato e coincide al 99% con quella che Pasqua riportava ai suoi amici avvinazzati, ma quella che mi raccontò, qualche mese prima di morire all’ età di novant’ anni, è sconvolgente.
«Il mio destino è stato segnato da un avvenimento che ha letteralmente sconvolto la mia esistenza. Sei il primo al quale dico la verità perché voglio togliermi questo peso dal cuore. Quella notte del 1970, ho fatto l’ amore con Viola, mia figlia…
Aspetta qualche tempo, dopodiché potrai scrivere la mia disavventura. So che hai vinto un premio internazionale di racconti. Scelti tu il titolo del racconto, perché ho vissuto per quasi cinquant’ anni con questo dramma nell’ anima. Viola adesso è tornata a vivere a Castelfranco, si è sposata con un bravo ragazzo ed ha due figli ai quali lascerò anonimamente tutti i miei averi. Nella vita di tutti i giorni, la verità ha sempre due facce».
Forse, senza volerlo, Pasqua mi aveva suggerito anche il titolo del racconto…
Rimasi letteralmente allibito davanti alla sua confessione: «Pasqua della pace» aveva scelto proprio me per levarsi un peso dalla coscienza che lo avrebbe accompagnato inesorabilmente fino alla morte.