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San Silvestro VI

Biografie e Diari

Si alzò e allungò il braccio, da come era vestito, la mia tesi sembrava avvalorata.

Mimetica, un giubbotto scuro con un cappuccio celeste ed uno zainetto grigio/rosso.

"Porco zio, era altissimo"

Dovevo ancora quantificare la sua statura, aprì lo sportello davanti e salutò.

Questo mi lasciò perplessa, tutte le persone che ho portato in taxi, la maggior parte siede dietro.

Con un mezzo sorriso gli chiedo perché davanti e mi risponde in un modo che non mi aspettavo: " Non lo so, vuole che mi metta nel portabagagli? "

Vai, mi era toccato un brillante montato come la panna, però in parte mi piacque quella sottile ironia.

Giovane molto, educato, vestito un po’ trasandato, ma pulito. Profumato non in modo eccessivo, il mio sesto senso fallì.

La cosa divertente, i capelli che aveva, veramente bizzarri, come se un istrice gli si fosse addormentato sulla testa.

Si accomodò alla meno peggio, esordendo con: "Il giorno che faranno le macchine a misura mia, mi darò al satanismo".

In effetti era lunghissimo.

Mi dice dove portarlo ed indicativamente gli dico il prezzo della corsa, annuisce.

Partiamo e metto musica ovviamente, compagna felele dei viaggi e delle pause. Quando prendo i croceristi che sbarcano al porto di Livorno nel tempo di attesa mi ci immergo total body e whole mind nelle pagine di Pinterest e Instagram.

Ci starei ore.

C’è un ragazzo di Pisa, un certo Bio Hazard, un mio concittadino, che ogni tanto posta su Istagram le sue foto. Cani, tramonti, mare sotto libeccio. Frammenti di vita quotidiana. La sua passione, i fulmini. Ci sa fare, gli metto commenti di apprezzamento, ma non risponde quasi mai. O se la tira o non gli interessano i likes. Sarebbe il primo.

Dopo alcune note, mi dice: " ma questa è IChill music factory ".

Incredula... sopresa... inchiodo il taxi.

Si volta e mi guarda con un espressione che se ci ripenso mi metto a ridere.

"Ma come, conosci questa musica? " gli chiesi e lui: "Diamine è la mia preferita".

Mossa dalla curiosità, domandai cosa ci facesse un ragazzo così giovane per la strada quell’ ora.

Fece una specie di smorfia e disse: " Ragazzo lo ero venti anni fa, ma nulla, ero ad una festa cui non sarei dovuto andare. Una compagnia da evitare in futuro. Una serata come le altre, da archiviare quanto prima, fossi stato nella quiete di casa mia sarei stato meglio. Non sono un tossico e non mi prostituisco se alludeva a questo".

Bam, secchiata d’ acqua gelata... qui mi sentii una merda.

Era dannatamente intuitivo.

Il mio sesto senso perfettamente acuminato, mi stava abbandonando.

Venne un silenzio scomodo, non sapevo cosa dire, stranamente.

Poi senza apparente motivo mi disse una frase che non mi scorderò mai " tu puoi pensare quello che vuoi e non mi devi dare ragione nè spiegazioni, però non saltare a conclusioni affrettate, è stato un anno pesante, non vorrei concluderlo in questo modo ".

Badabum, bordata number two.

Spiazzata completamente, tanto è vero che a distanza di giorni se ci ripenso mi sento a disagio.

Venne naturale chiedere scusa, mi presentai goffamente anche balbettando.

"Io sono Matteo, ma mi chiamano Bio. Non son vegano, risparmiati il terzo dito “ sorrise.

La tensione era allentanta.

Imboccai la SS 45 mentre un po’ di nebbia si faceva avanti.

Nel fade del cambio canzone, mi sembrava di essere rimasta sola.

Mi voltai. Pensai si fosse addormentato, ma era desto, a meno di venti centrimentri, era lì, ma lontano, distante.

Non lo sentivo più ed anche questo fu veramente strano.

Arrivati a Collesalvetti, in via Rada, fermai il taxi.

Son 55 euro di corsa.

Prese il portafoglio.

Patente, foto di un cane ed un santino. Nessun legame etero.

Mano curata, enorme. Un anello d’ oro con forse una testa di lupo, era un single, fra simili ci si riconosce.

Cominciò a contare i soldi poi.. mi chiese nel modo più diretto ed allo stesso tempo disarmante: " Visto che mancano una manciata di secondi alla mezzanotte, ti andrebbe di passarli con me davanti a un bicchiere di Coca e una fetta di cheesecake ? ".

Bordata number three.

Lo squadrai per bene.

Aveva gli occhi velati, magari per stanchezza, occhi di chi ne ha viste tante, di chi ha sofferto, ma si è sempre rialzato.

Spinta da non so cosa, gli dissi " Sì" mi resi conto che non era una minaccia... almeno non stasera "


Matteo Bio Matteucci 22/01/2017 15:55 699

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Il primo racconto pubblicato:
 
Scatole & ricordi (09/09/2014)

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